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Karl Markovics • Regista

“Un film dovrebbe provocare molte cose, tranne la noia”

di 

- Cineuropa ha intervistato l’austriaco Karl Markovics, attore convertitosi in regista che si è aggiudicato il Premio Cineuropa a Sarajevo con il suo secondo film, Superworld

Karl Markovics  • Regista

Gabi è una donna molto ordinaria, una moglie e una madre di mezza età che vive nei quartieri residenziali e che un giorno comincia a vedersi coinvolta in una spirale psicologica... o in un incontro con Dio? Quando il mondo di Gabi si scontra con quello che crede sia quello di Dio, entra in crisi. Come adattare la sua nuova visione celestiale alla vita reale? Come distinguere ciò che è reale da ciò che può non esserlo? Come decidere che cosa è importante alla fine di tutto? Questa è la premessa di Superworld [+leggi anche:
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, secondo film dell’austriaco Karl Markovics, attore diventato regista che ci introduce in un ambiente molto normale, proprio per proiettarlo – e lo spettatore con esso – in una dimensione divina.

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Nelle sue opere da regista, Markovics si avvicina a questa dimensione cinematografica: una dimensione simile al mondo che conosciamo, ma condita in modo molto leggero con elementi dell'universo delle favole e della fantasia. L'attore, diventato noto al pubblico per la sua partecipazione alla serie televisiva Il commissario Rex, ha interpretato ruoli in film come Il falsario [+leggi anche:
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 e, recentemente, Grand Budapest Hotel [+leggi anche:
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. Ma è stato il suo primo film da regista, Breathing [+leggi anche:
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, a dargli prestigio nel cinema europeo: dopo la presentazione alla Quinzaine des réalisateurs di Cannes, ha ottenuto sei riconoscimenti ai Premi del Cinema Austriaco, una nomination al Discovery Award dei Premi del Cinema Europeo e ha trionfato al Festival di Sarajevo, portandosi a casa il Cuore di Sarajevo. E’ in questa stessa manifestazione che ha proiettato Superworld quest’anno – dopo averlo presentato nella sezione Forum della Berlinale – dove ha ricevuto il Premio Cineuropa. Lo abbiamo intervistato per parlare del suo ultimo lavoro.  

Cineuropa: Superworld è un dramma condito di surrealismo, commedia, fantasia e anche un pizzico di thriller psicologico. E’ questo un avvicinamento volontario al genere o piuttosto un tentativo di sfuggire ad esso?
Karl Markovics: Mi piace giocare con i generi. Flirtare con essi significa letteralmente tutto per me. Quello che non mi piace è seguire un solo cammino; mi piace la via di mezzo. Ho bisogno di lunghe distanze per fare le scelte che devo fare. Quando mi piace qualcosa (come qui, Hitchcock, o il colore giallo, o un ragno), allora lo voglio nel mio film. Così è.

Il film mostra una visione interessante della vita nelle aree residenziali, e nella società in generale: dalla religione ai poteri militari. E’ più una critica o un ritratto?
Non saprei dirti che cosa sia esattamente, posso solo dirti quello che non è. Ad esempio, non è critico. Ma può provocare un atteggiamento simile, o anche un altro parere o empatia, o persino una forma di turbamento psicologico. Un film dovrebbe provocare molte cose, tranne la noia. 

All'inizio la donna porta il peso del film, ma alla fine è l'uomo che lo fa. Anche il ruolo dei generi nella società è un tema che intendeva trattare?
Il rapporto di coppia nel mio film è praticamente il rapporto che avevano i miei genitori. La storia che ne ho tratto è un miscuglio di biografia e fiaba. Di fatto, questo è lo stile di tutte le storie che ho sviluppato.

Che cosa l’ha portata a scegliere attori tanto possenti (Ulrike Beimpold e Rainer Wöss) per il suo film?
Ero alla ricerca di attori di "grande stazza" perché avevo bisogno di un contrappeso all'idea di Dio, che non è altro che spirito. Per fortuna, con la mia direttrice casting (Nicole Schmied) abbiamo trovato attori straordinari e puri, determinati a fidarsi di me come se fosse tutto reale.

C’è un cinema grandioso e sontuoso in Superworld. Quali sono state le sue influenze creative durante la creazione della pellicola?
Amo la natura, l'ambiente, i dettagli sporchi, la luce, le piccole cose, gli animali piccoli, i colori, le superfici vecchie... Ho un’immagine netta delle scene prima di scrivere le mie sceneggiature. Tutte le mie storie cominciano da un'immagine, non da un’idea. La mia Bibbia dice: "In principio fu la luce".

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(Tradotto dall'inglese)

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