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Manuela Cacciamani • Produttrice

“La tecnologia al servizio della tradizione”

di 

- Cacciamani ci parla della sua nuova produzione con Onemore Pictures, il thriller In fondo al bosco di Stefano Lodovichi, realizzata con Sky Cinema e nelle sale il 19 novembre con Notorious

Manuela Cacciamani  • Produttrice

Il primo film che ha prodotto, Fairytale, è stato venduto in tutto il mondo. La sua seconda produzione per il cinema, Neverlake, è tra i top 15 più venduti su Netflix Usa. Non stupisce quindi che Sky Italia, al momento di produrre il suo primo film per il grande schermo, abbia pensato di collaborare proprio con lei. Manuela Cacciamani, classe 1976, ha studiato alla NY Film Academy e ha fondato nel 2006 la Onemore Pictures, oltre a essere dal 2009 amministratore delegato della Direct2Brain, società di VFX e post-produzione. Il risultato della sua collaborazione con Sky Cinema è In fondo al bosco [+leggi anche:
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intervista: Manuela Cacciamani
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, opera seconda del 32enne Stefano Lodovichi (regista di Aquadro [+leggi anche:
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- leggi la recensione), girata in Trentino e con protagonisti Filippo Nigro e Camilla Filippi. Il film, tra thriller, fantasy e horror, racconta la misteriosa scomparsa di un bambino – nel bosco, durante la tradizionale festa mascherata dei Krampus – e il suo altrettanto misterioso ritorno cinque anni dopo. In 110 sale dal 19 novembre con Notorious Pictures.

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Cineuropa: Come è nata la sua collaborazione con Sky?
Manuela Cacciamani:
Da una telefonata di Sky Italia. Mi volevano conoscere perché avevano visto il mio secondo film prodotto, Neverlake di Riccardo Paoletti, al mercato di Cannes, ed erano rimasti colpiti dalla qualità e dal genere, per essere una produzione interamente italiana (con Rai Cinema, in quel caso). Ho una formazione digitale, punto a prodotti con una parte visiva molto forte, internazionale. Inizialmente mi avevano proposto il remake di una serie francese (Les Revenants) ma poi il progetto è saltato. In quella sede avevo già proposto Stefano, ed era piaciuto. Ci è stata offerta quest’altra occasione, forse più importante: un film per le sale. Così una delusione si è trasformata in una grande opportunità. Con Stefano abbiamo quindi pensato a cosa potevamo proporre di visionario che fosse compatibile con il budget limitato.

Eppure non sembra un film low cost.
E’ costato poco. E’ stato girato tutto in Trentino per quattro settimane, con sole due ore di straordinari, grazie a una troupe fantastica di giovanissimi entusiasti (età media 28-30 anni, ndr). Due fattori rendono il production value di questo film più alto di quello che è. Il primo è sfruttare ciò che i personaggi e la natura possono offrire, i Krampus e il Trentino, già di per sé ricchi in termini d’immagine. L’altro è il connubio con questa mia realtà che produce effetti visivi digitali che ci ha consentito di realizzare il film con le più alte tecnologie a disposizione sul mercato. 

Quanto c’è di ricostruzione digitale in In fondo al bosco?
Meno di quello che pensavamo perché la natura ci ha aiutato (pensavo di rinforzare la neve, ad esempio, ma non c’è stato bisogno se non in rarissimi casi). Il pozzo e la parte della caduta sono stati fatti in digitale, la correzione colore è stata fatta con macchine potentissime. Abbiamo girato con la Alexa, in 2K, sul set eravamo organizzati in modo tale che scaricavamo il materiale sul momento e lo controllavamo subito, per anticipare qualsiasi problematica. Anche questo ha influito sul budget. Sul set era presente il montatore che già pensava al montaggio mano a mano che lavoravamo, così si sono abbattuti i tempi: questa strategia produttiva ci ha permesso di mantenere lo standard di un film di budget alto.

Quali sono le linee guida della Onemore Pictures?
La regola delle tre T: trama, tradizione, tecnologia. Nessun prodotto può funzionare se non si parte da una buona idea. La tradizione di genere italiana poi è molto forte e ci insegna che il genere può funzionare. Non abbiamo bisogno di scimmiottare quello che fanno gli altri perché ce l’abbiamo nel DNA, dobbiamo crederci un po’ di più e prendere coscienza che la tecnologia è al servizio di questa tradizione, va conosciuta e sfruttata. Non si può produrre un film nel 2015 senza conoscere le nuove tecnologie. A volte non metti in sceneggiatura cose che pensi siano troppo costose, e invece una soluzione si trova. E’ una cosa che va risolta dal punto di vista culturale. 

Con Lodovichi state già lavorando a un altro progetto insieme?
Sì, il titolo in inglese è Pip Fisher and The Secret of Otzi, sulla mummia più famosa al mondo, la Mummia del Similaun, rimasta conservata per 5300 anni sotto un ghiacciaio e ritrovata casualmente da alcuni turisti nel 1991. Oggi è ospitata al museo di Bolzano. Racconteremo una storia di fantasia, molto tenera, in cui questa mummia si risveglia davanti a un bambino e insieme si imbarcano in un’avventura. Sarà un film per famiglie, ricco di colpi di scena. Il progetto è in sviluppo con Rai Cinema e BLS, il progetto sarà girato in inglese ed entrerà in produzione a gennaio 2016. 

Che distribuzione avrà In fondo al bosco?
Stiamo ancora discutendo a chi affidare le vendite estere. E’ successo tutto molto in fretta, abbiamo finito la post-produzione a fine agosto. I due film precedenti erano in inglese e questo li aveva aiutati a essere venduti in poche ore. In questo caso, vedremo se la lingua italiana sarà un limite o meno. Comunque i Krampus sono molto famosi in Germania, Svizzera, Austria, Slovenia… Intanto puntiamo al mercato di Berlino. 

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