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Bruno Zambardino • Docente Economia ed Organizzazione dei Media e dello Spettacolo

Mercato più che mai dinamico grazie ai nuovi device (II)

di 

- Cineuropa incontra Bruno Zambardino, docente di Economia ed Organizzazione dei Media e dello Spettacolo all’Università La Sapienza di Roma

Bruno Zambardino  • Docente Economia ed Organizzazione dei Media e dello Spettacolo

La rivoluzione transmediale in atto porta a una fruizione dell’audiovisivo che sta ridefinendo i modelli di consumo. Ne abbiamo parlato con Bruno Zambardino, che da dieci anni insegna Economia ed Organizzazione dei Media e dello Spettacolo all’Università La Sapienza di Roma e ha pubblicato qualche mese fa il libro Dal possesso all’accesso - L’industria audiovisiva ai tempi dello streaming. 

Cineuropa: In questo momento si discute dello sbarco di Netflix. Quali sono i principali player nel mercato europeo della produzione e distribuzione di contenuti audiovisivi e per cosa si stanno battendo?Bruno Zambardino: Gli OTT, attivi in tutte le fasi della filiera audiovisiva, dalla produzione alla distribuzione, obbligano gli operatori tradizionali a un riposizionamento, in particolare operatori di telecomunicazioni e broadcaster, i quali, vedendosi minare le posizioni acquisite in anni di dominio del mercato, sono costretti a rimodellare i propri modelli di business – in special modo dal punto di vista dell’offerta pay – in un’ottica multimediale e flessibile.

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In particolare, è Netflix a fare scuola. L’espansione di Netflix in Europa sta impensierendo non pochi broadcaster che, anticipandone le mosse, stanno correndo ai ripari. Sono nate, quindi, offerte del tipo NowTV di Bskyb nel Regno Unito (lanciata a marzo 2014 anche nostro Paese con il nome Sky Online), o il servizio OTT Infinity di Mediaset in Italia. Si tratta di offerte che hanno il loro punto di forza nell’estrema flessibilità, nei bassi costi e nell’assenza di vincoli contrattuali.

A livello europeo, l’Osservatorio europeo dell’audiovisivo ha quantificato in circa 2.500 i servizi on-demand attivi, la maggior parte dei quali di catch-up tv, oltre 500 dedicati ai soli film e meno di 100 al TVod, per un fatturato complessivo che nel 2012 si aggirava sul miliardo di euro grazie soprattutto alla vivacità e al dinamismo di Regno Unito, Francia e Germania.

La Gran Bretagna può contare su un forte segmento subscription, con 4.4 milioni di abbonati a Netflix e 1.2 milioni ad Amazon Prime. Il principale operatore satellitare, Sky, ha dato vita al proprio servizio “stand alone” Now TV già nel 2012. Quest’area però ha visto anche il boom dell’offerta connessa convergente, con British Telecom e Sky impegnate in una crescente competizione sui diritti di contenuti chiave come lo sport. Oltre che triple e quad play, i ben radicati servizi di IPTV britannici offrono anche una varietà di contenuti on-demand. Nonostante stia conoscendo ora un momento di crisi, l’apertura precoce di piattaforme transactional come Blinkbox ha sicuramente contribuito alla costruzione della leadership europea nel settore dell’on-demand. Così come quella di set-top box “senza etichetta” come FilmFlex, capaci di combinare l’offerta digital di più soggetti, come HMV, Virgin Media e la compagnia telefonica mobile EE.

La Francia, dal canto suo, ha visto debuttare la versione online del primo operatore di pay tv, CanalPlay, con grande anticipo, già nel 2011. In Germania il mercato dell’on-demand, prima dell’arrivo di Netflix aveva già conosciuto un primo sviluppo guidato dai colossi mediatici locali, in particolare da ProSiebeSat.1 e dal suo servizio SVOD Maxdome. Anche Vivendi è presente nel Paese con la piattaforma Watchever.

La Spagna è un mercato OTT stimato di 56 milioni di euro, presidiato da servizi ormai pluriennali come appunto Wuaki TV, controllata dal colosso giapponese Rakuten, o come lo spin-off on-demand della Canal+ spagnola, Yomvi.

In Italia, a parte la stessa Netflix, nel ramo ad abbonamento la sfida principale sarà coi servizi stand alone operati dagli incumbent della pay-tv, Mediaset e Sky, attivi rispettivamente da fine 2013 e dalla prima metà del 2014, con costi e condizioni di accesso competitive rispetto a quelle offerte dal colosso californiano. Infinity di Mediaset è ora in promozione a meno di 5 euro al mese (la metà rispetto al prezzo di lancio) o addirittura gratis per i clienti Premium e per i nuovi abbonati ai servizi di telefonia e Internet di Vodafone e Tiscali.

Sky Online ha semplificato la composizione della propria offerta proponendo un prezzo unico, pari a circa 10 euro, per tutti i suoi pacchetti cinema, tv e per i singoli eventi sportivi di maggior richiamo. Da non scordare poi la piattaforma Timvision (ex Cubovision), una tra le primissime offerte SVOD del nostro Paese, che Telecom Italia continua a proporre a latere delle nuove partnership con Netflix e con le pay-tv.

Per i broadcaster che si sono aperti all’online si tratta di una sfida non senza rischi: dovranno competere in un mercato che supera i confini nazionali, allo scopo di conquistare una nuova fetta di mercato digitale, senza, allo stesso tempo, perdere terreno rispetto agli abbonati ai pacchetti pay, che potrebbero essere attratti da offerte più economiche e meno impegnative del ramo online.

Leggi la terza parte dell'intervista qui.

Si ringrazia TAKE - BLS

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