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Nils Gaup • Regista

“La musica è essenziale: per me è l’anima del film”

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- Cineuropa ha incontrato il regista norvegese Nils Gaup, il cui ottavo lungometraggio The Last King esce nelle sale

Nils Gaup  • Regista

È in un giorno di grande freddo, in un bar di Grünerløkka, quartiere che si trova nel cuore di Oslo, che il regista norvegese Nils Gaup, sami originario di Kautokeino, ha accettato d’incontrare Cineuropa. È dunque in un’atmosfera urbana con la nostalgia della natura, che lui dice essere magica, della sua natale contea di Finnmark che ci parla di The Last King [+leggi anche:
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, il suo ottavo lungometraggio dal budget di circa cinque milioni di euro, prodotto da Paradox Film.

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Cineuropa: Chi c’è all’origine di questo film storico?
Nils Gaup: Il produttore Finn Gjerdrum è stato il primo che ha avuto l’idea. Abita a Lillehammer e dunque conosce bene la Birkebeinerrennet, una corsa di sci di fondo di 54 km tra Rena e Lillehammer che, tutti gli anni dal 1932, commemora la leggenda dei Birkebeiner di cui parla il mio film. Ho accettato subito la sua proposta, poiché, come la maggior parte dei norvegesi, sono affezionato a questa storia resa immortale da un quadro famoso dipinto nel 1869 da Knud Bergslien.

Lei parla di leggenda...
Sì, perché si tratta di una saga, quindi di una storia con personaggi eroicizzati, sublimati e non una semplice narrazione, un resoconto fedele, anche se i fatti sono autentici e si svolgono nel 1204 durante una guerra civile che dilagava da una trentina d’anni. Mi sono ispirato per farne un film d’azione, una sorta di western delle nevi con dei vichingi sciatori impegnati in un’affannosa corsa-inseguimento, con più di cinquecento figuranti e un centinaio di cavalli islandesi. La trama è semplice in fondo: i cattivi Bagler vogliono uccidere un bambino, un principe ereditario considerato una potenziale minaccia, mentre i buoni Birkebeiner vogliono metterlo al sicuro e farlo diventare un bambino-salvatore, un futuro re. Si può scorgere un’allusione alla Bibbia e a un neonato più che famoso.

Birkebeiner... cosa significa questo nome?
Questo nome, o meglio soprannome, viene dalla corteccia delle betulle che i poveri Birkebeiner, si mettevano attorno le gambe per proteggersi dalle intemperie. Per interpretare i più famosi tra di loro, Torstein Skjevla e Skjervald Skrukka, ho scelto due attori norvegesi molto celebri: Kristofer Hivju che ha recitato in Game of Thrones e Jakob Oftebro, conosciuto soprattutto grazie a Kon-Tiki [+leggi anche:
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. I Bagler hanno a capo l’attore danese Nikolaj Lie Kaas. È il piccolo Jonathan, nove mesi all’inizio delle riprese, che ha il ruolo di Håkon. Questo bambino, scelto tra centinaia, ha sopportato con un incredibile buon umore il trasporto nelle sacche, la motoslitta, le intemperie, gli imprevisti delle riprese e, da vero incantatore, si è fatto coccolare da tutta l’équipe. Bisogna anche dire che abbiamo seguito il suo ritmo di vita il più possibile.

La musica è importante in The Last King?
È essenziale: per me rappresenta l’anima del film. È come una tela di fondo, allo stesso tempo presente e invisibile, discreta e profondamente sentita. Ho lavorato molto con il compositore Gaute Storaas. Innanzitutto abbiamo parlato delle emozioni e dei sentimenti che la trama e i dialoghi scritti da Ravn Lanesskog facevano scaturire in noi. Poi abbiamo elaborato una bozza musicale con estratti presi da differenti opere prima che Gaute si mettesse a comporre. In seguito, al fine che lo spettatore, esperto o non, percepisca subito che la musica appartiene a un’altra cultura e un’altra era, abbiamo scelto strumenti norvegesi del tredicesimo secolo, come la ghironda e il bukkehorn, una specie di corno. Il tema musicale principale è quello che accompagna il bambino, un tema modulato, naturalmente, in funzione degli avvenimenti. In più, la voce della cantante Helene Bøksle contribuisce, con il suo timbro così particolare, a conferire al film identità e autenticità. La musica è stata registrata in Slovacchia con la Bratislava String Orchestra.

Perché avete realizzato questo film?
Se ho scelto di mettere in scena un racconto epico con numerose peripezie è perché mi auguro di sorprendere e appassionare sia i giovanissimi, gli impazienti che si annoiano facilmente, pronti a cambiare canale davanti al loro schermo, sia coloro che sono interessati alla storia e amano trovarsi su un terreno comune, in un universo che credono familiare.

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(Tradotto dal francese)

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