email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Paolo Del Brocco • Amministratore delegato RAI Cinema

di 

- I giovani autori italiani oggi sono capaci di attrarre dei partner francesi di alto profilo e avere visibilit' internazionale

Paolo Del Brocco • Amministratore delegato RAI Cinema

(Questo articolo è stato pubblicato in Le Film Français - Inserto Italia 2016)

La collaborazione di RAI Cinema con la Francia sta dando grandi risultati. Non solo Fuocoammare [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Gianfranco Rosi
scheda film
]
che vince a Berlino, ma Louisiana [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Roberto Minervini
scheda film
]
di Roberto Minervini, Alaska [+leggi anche:
recensione
trailer
scheda film
]
di Claudio Cupellini, prossimamente La Strada dei Samouni di Stefano Savona.
Fuocoammare a Berlino ha avuto un'affermazione senza precedenti: ha messo d'accordo la critica, il pubblico, la giuria. Segno che il miglior cinema italiano oggi sa essere assolutamente internazionale. E lo è sin dalle fasi produttive, in quanto capace di attrarre dei partner francesi di alto profilo, riconosciuti a livello mondiale come dei leader nel settore del cinema  di qualità. Mi riferisco sia a Serge Lalou, produttore, sia a Daniela Elstner che con la sua Doc & Film distribuisce il film internazionalmente, accompagnandolo con molta cura. Le vendite sono state numerose. Fuocoammare, partito da una piccola isola nel cuore del Mediterraneo, avrà una visibilità eccezionale.
Anche Louisiana è il frutto di una coproduzione con la Francia, nello specifico con Agat, e si trova nel medesimo listino internazionale di Fuocoammare, dove è presente anche La strada dei Samouni di Stefano Savona. Queste affinità non sono casuali: Doc&Film è il partner ideale per la diffusione di questo tipo di cinema. E se Minervini da anni vive stabilmente negli Stati Uniti, Stefano Savona ormai vive e lavora a Parigi. In un mondo globale, si può essere italiani ovunque e il cinema, grazie anche alle nuove tecnologie, è il terreno più adatto per queste dislocazioni che alla fine ribadiscono un'idea molto semplice: un film, quando è davvero un grande film, riunisce attorno a sé operatori e spettatori appassionati che hanno come unica cittadinanza il Regno del Buon Cinema.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Un rapporto che parte dai maestri del cinema italiano ma comprende sempre piu i givani autori.
Il rapporto con l'industria del cinema francese è molto forte. Fa piacere che le coproduzioni riguardino non solo le opere di autori consacrati, ormai abituati alla Croisette, come Nanni Moretti o Marco Bellocchio, ma anche per registi meno noti al pubblico francese come Roberto Andò, e moltissimi esordienti. Numeri alla mano, le opere prime e seconde sono poco meno della metà delle coproduzioni attualmente in essere.

E’ vero che c’è una notevole capacità di scouting da parte della Francia. Sempre di piu il miglior cinema italiano viene scelto dai coproduttori francesi.
Va riconosciuto ai nostri "cugini" d'oltralpe, che il cinema l'hanno inventato e che non si sono fatti spaventare da nulla per difenderlo, una curiosità mai sazia nei confronti del nuovo, del futuro, di ciò che non abbiamo ancora visto. Rispetto a noi, sono molto sintonizzati sulla contemporaneità di ciò che accade nel mondo del cinema perché storicamente non hanno perso mai, nemmeno con la supremazia mediatica della televisione, il legame originario con il cinema e con il pubblico che ama il cinema. Questo allenamento cinefilo (anche la cinefilia è una "invenzione" francese!) ha permesso loro di conservare e coltivare una capacità naturale, quasi immediata di individuare l'eccellenza. E se a questa capacità si aggiunge la forza dell'azione, ecco spiegata la prontezza quasi profetica di scommettere con maggiore prontezza sui giovani, sul cinema più sperimentale, su quello che verrà. Devo dire tuttavia che negli ultimi anni abbiamo cominciato anche a noi a recuperare il terreno perduto: l'attenzione al cosiddetto cinema del reale lo conferma, accanto a una produzione più classica e legata strettamente alla fiction. Siamo diventati più curiosi e pur se disponiamo di risorse limitate non rinunciamo ad investire in quello che crediamo sia il cinema dell'oggi e di domani, affiancando i nostri produttori indipendenti che in passato hanno trovato più attenzione e considerazione in Francia che in Italia. Ma i tempi stanno cambiando. E penso che l'ampiezza dell'attuale partnership tra Italia e Francia vada rintracciata proprio in questa attitudine comune: la capacità di vedere il nuovo che sorge all'orizzonte e la volontà di farlo vedere a tutti gli spettatori possibili.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy