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Ron Dyens • Produttore

"Avere i soldi non basta perché un film sia finito”

di 

- Incontro con Ron Dyens, direttore della Sacrebleu Productions, a Cartoon Movie con tre progetti

Ron Dyens  • Produttore

Creata nel 1999, Sacrebleu Productions ha prodotto finora più di novanta corti, facendo incetta di premi a Cannes, con la Palma d’Oro nel 2010 per Chienne d’Histoire, Berlino, Venezia e al Sundance. Il primo lungometraggio della società parigina, intitolato Tout en haut du Monde [+leggi anche:
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, si è aggiudicato il premio del pubblico al Festival di Annecy nel 2015. Cineuropa ha intervistato Ron Dyens, che dirige la struttura, a qualche giorno dall’inizio dalla manifestazione Cartoon Movie, in programma dall’8 al 10 marzo 2017, per la quale sono stati selezionati tre progetti prodotti e coprodotti dalla Sacrebleu.

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Cineuropa: Attualmente è al lavoro con Rémy Chayé su Calamity Jane, Une enfance de Martha Jane Canary (Calamity, a childwood of Martha Jane Cannary).
Ron Dyens
: Dato che ci siamo trovati bene con Tout en haut du Monde e mi piace molto l’universo estremamente particolare di Rémy, abbiamo deciso di lavorare di nuovo insieme, sempre sulla stessa tematica: le giovani figure femminili ritratte nel loro passaggio all’età adulta. In Calamity Jane, si tratta del momento in cui decide di non indossare più le gonne, bensì i pantaloni, per poter aiutare le persone del convoglio, essendo morto sua madre. È il lato femminista dell’Ovest americano e sarà anche un film d’avventura destinato ai bambini e alle famiglie. Presenteremo a Cartoon Movie un video pilota. Come già per Tout en haut du Monde, Maybe Movies co-produce, ma questa volta con il medesimo impegno di Sacrebleu. Ci piacerebbe cominciare la fase di realizzazione nel 2018.

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) e della sua società Aparte Film?
Apprezzo molto il suo universo e la sua personalità. In origine, Damian non viene dall’animazione e non ha quindi quello sguardo talvolta un po’ industriale che si è costretti ad assumere a causa dell’alto costo dell’animazione. Amo il suo modo diverso di usare il campo di possibilità creative offerto dall’animazione rispetto al cinema in presa reale. Questa forma di libertà che esprime è molto difficile da trovare oggi all’interno del lungometraggio d’animazione, a meno di non aver diretto numerosi film di successo; in generale, il terreno di gioco della creatività è più caratteristico del cortometraggio. A Cartoon, mostreremo un pilota di The Fantastic Voyage of Marona e la sceneggiatura è pronta.

È stato selezionato anche con il progetto My Sunny Maad della ceca Michaela Pavlátová?
Nel 2012, abbiamo vinto ad Annecy il premio Cristallo per la categoria corti con il suo Tram, coprodotto con Negativ Film. Qualche anno più tardi, ci hanno presentato il progetto My Sunny Maad, adattamento del libro di una giornalista ceco che si è sposata con un afgano e si è trasferita in Afghanistan. Anche per questo progetto verrà proiettato un video pilota a Cartoon e la sceneggiatura tecnica è finita.

Qual è il suo punto di vista sul sistema dei finanziamenti al cinema d’animazione in Francia?
Il cinema d’animazione francese gode di una buona reputazione all’estero, ma i poteri pubblici dovrebbero focalizzarsi sullo sviluppo, in quanto i costi sono molto elevati, molto di più che per i progetti di film in presa reale.

L’altro asse di riflessione riguarda la promozione, perché l’animazione francese oggi patisce un po’ una nomea di film per un pubblico infantile. Adolescenti e adulti vanno di rado a vedere film d’animazione francesi, salvo che per accompagnare i bambini. Il cinema d’animazione americano, al contrario, riesce ormai da tempo a fare la differenza sulla nozione di “doppio linguaggio”. E questa immagine dell’animazione francese ha anche conseguenze sulla distribuzione, con un’assenza di proiezioni serali che impedisce ai potenziali spettatori adulti di andare a vedere i film in settimana dopo la giornata di lavoro.

Inoltre, in Francia abbiamo una qualità che può anche creare problemi: riceviamo molti finanziamenti perché nel cinema francese ci sono molti soldi a disposizione. Di conseguenza, anche se non è facile finanziare un film o trovare degli autori originali e bisogna lottare per riuscirci, molti sono i film che beneficiano in grado diverso dei fondi. E, talvolta, abbiamo tendenza ad essere un po’ troppo flemmatici, che si tratti di produttori, sceneggiatori o registi. Dovremmo a volte dirci, come fanno gli americani, che se si hanno a disposizione i soldi non significa che il film sia finito. Bisogna anche produrre il film e distribuirlo in maniera originale.

Cosa ne pensa di un certo cinema d’animazione europeo che riesce a imitare quasi perfettamente lo stile dei blockbuster americani?
Il fatto che questi lavori assomiglino sempre di più ai film americani è un vero peccato! Succede non solo per colpa delle produzioni, ma anche delle scelte dei partner, e mi riferisco in particolare alle televisioni e al loro bisogno di format standardizzati. So di correre dei rischi con film come quelli di Anca Damian e di Michaela Pavlátová, perché rappresentano un discorso diverso. Questi film non dovrebbero essere sostenuti soltanto dal CNC, ma anche dalla televisione, in modo da offrire ai telespettatori linguaggi differenti.

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(Tradotto dal francese)

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