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Izer Aliu • Regista

"Quanto valgono i nostri principi quando la realtà smentisce crudelmente le nostre convinzioni?"

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- Cineuropa ha incontrato il regista norvegese Izer Aliu, il cui primo lungometraggio, Hunting Flies è uscito in Norvegia dopo la presentazione in anteprima mondiale a Toronto

Izer Aliu • Regista

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intervista: Izer Aliu
scheda film
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di Izer Aliu, film prodotto da Storyline Pictures e distribuito nelle sale norvegese da Europa Film il 21 aprile, ha partecipato a diversi festival, a Toronto, Göteborg e Tromsø, tra i tanti. Si tratta del primo lungometraggio di questo regista norvegese di origini albanesi, il cui cortometraggio, The Good Life – Over There ha ottenuto nel 2014 il premio come miglior film al Festival di Grimstad, una piccola città del sud della Norvegia dove Henrik Ibsen, all’epoca tirocinante in farmacia, trascorse parte della sua giovinezza. In Hunting Flies, Izer Aliu ci invita a un tirocinio ben diverso in compagnia di un insegnante idealista, Ghani, e dei suoi studenti. Desideroso di instaurare la pace nella sua classe, Ghani si impegna nel coraggioso ruolo di negoziatore con il fine di superare accese tensioni. Queste ultime sono il riflesso di incessanti dispute in paese di cui i bambini sono testimoni e allo stesso tempo complici. Il maestro di scuola diventa maestro di gioco, un gioco serio.

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Cineuropa: Anche lei è stato un insegnante, mi sembra.
Izer Aliu: Sono abituato ai bambini. In particolare, ho iniziato alcuni giovani alle tecniche del cinema durante delle sessioni nella regione di Lillehammer dove frequentavo la Scuola Superiore del Cinema. È stato nell’ambito di Filmbussen, il bus del cinema, che si sposta di scuola in scuola per proporre attività creative. Prima studiavo relazioni internazionali e filosofia.

E dopo?
Al termine dei miei studi ero impaziente di creare, di fare un film e mi sono lanciato in un’attività estiva che è diventata un progetto di lungo respiro. Tutto è cominciato ad aprile 2013. All’inizio andava tutto relativamente veloce. Le riprese propriamente dette sono durate 24 giorni durante le vacanze estive del 2013, in una zona rurale nei pressi di Skopje, in Macedonia, con una piccola troupe di cinque persone, tra cui il capo operatore Nils Eilif Bremdal.

Come sono andate le riprese?
Certi giorni il lavoro era intenso, altre volte l’atmosfera era un po’ più rilassata, nonostante il caldo torrido. Poiché non c’era un aiuto regista a richiamarci all’ordine, abbiamo potuto adattarci alle circostanze e percepire un senso di relativa libertà.

Lei è anche lo sceneggiatore del film.
Ho lavorato con una sola sinossi di undici pagine che mi è servita più da piano generale, una sorta di promemoria. La storia nel suo complesso si è creata giorno per giorno nel corso della scrittura. Desideravo veramente lavorare senza il tradizionale copione, senza la solida sceneggiatura dove tutto è scritto in anticipo, rassicurante per i potenziali investitori. Questa scelta artistica non mi ha semplificato le cose nell’ottenimento del finanziamento. Ma ci tenevo alla mia idea e il budget per il film è quindi abbastanza ridotto.

I suoi attori sono professionisti?
Burhan Amiti,che interpreta Ghani, è il solo attore professionista. Gli altri sono amici, intimi della mia famiglia. Avevo bisogno di dieci bambini, se ne sono presentati undici alle selezioni, quindi nessun problema. Ho fatto fatica invece a trovare delle attrici femminili a causa delle difficoltà culturali. Devo ammettere che ho incontrato riluttanza e scetticismo. Ma mia moglie ha accettato di recitare nel mio film.

Il suo film è in gran parte un “a porte chiuse” in una classe. Si tratta di una commedia drammatica? Di una favola satirica?
Si tratta innanzitutto di un film a carattere politico. Le analogie con il mondo dove noi viviamo non sono casuali. Hunting Flies mi permette di evocare, in un ambito scolastico, la nascita, la prosperità e il crollo di una dittatura. La perdita dei principi è l’elemento fondamentale del mio film. Quanto valgono i nostri principi quando le cose della vita si impongono in maniera spietata, quando la realtà smentisce crudelmente le nostre convinzioni? È difficile rimanere fedeli a se stessi quando il sistema ci obbliga a cambiare. Volevo anche mettere l’accento sull’eredità che ci lasciano i nostri genitori, non solo i comportamenti, le abitudini, ma anche le credenze. Abbiamo troppa tendenza, credo, a sacrificare la logica in favore del rispetto della tradizione.

Ha progetti in corso?
Lavoro al mio prossimo film 12 Dares, per il quale mi sono lasciato inspirare dalle dodici fatiche di Ercole. È una coproduzione svedese-norvegese. Ho delle ambizioni internazionali per i miei film perché sono convinto che il cinema è un linguaggio universale. Avere radici locali, una base regionale è magnifico, a condizione che la visione globale sia anch’essa presente, affinché ciascuno possa sentirsi toccato, in grado di capire meglio ciò che significa essere un umano.

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(Tradotto dal francese)

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