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Giuria • Festival di Cannes 2017

"Un senso di umiltà davanti al grande schermo"

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- CANNES 2017: Il presidente della giuria della competizione cannense e i suoi giurati hanno parlato con la stampa di come vedono il loro ruolo e soprattutto della questione Netflix

Giuria • Festival di Cannes 2017
(s-d) Maren Ade, Park Chan-wook, Gabriel Yared, Paolo Sorrentino, Pedro Almodóvar, Will Smith, Jessica Chastain, Fan Bingbing e Agnès Jaoui (© E. Piermont/FDC)

Se il fermento mediatico, questo pomeriggio sulla Croisette, per la conferenza stampa della giuria della competizione del 70° Festival di Cannes era quello di sempre, il contenuto dell’evento è stato relativamente diverso dal solito. Perché il presidente Pedro Almodóvar e i suoi giurati Maren Ade, Jessica Chastain, Fan Bingbing, Agnès Jaoui, Paolo Sorrentino, Park Chan-wook, Will Smith e Gabriel Yared hanno sì dato qualche indizio su come concepiscono il proprio ruolo, ma è soprattutto la questione Netflix ad aver dominato gli scambi. Ricordiamo che la selezione in concorso di due titoli (Okja e The Meyerowitz Stories) finanziati dalla piattaforma americana ha suscitato molte polemiche in Francia, portando di recente a una modifica del regolamento del Festival per l’anno prossimo (i film che aspirano a un posto in competizione dovranno avere un distributore in sala che ne garantisca l’uscita in Francia).

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Come vede il suo ruolo di presidente di giuria?
Pedro Almodóvar: Frequento il Festival di Cannes dal 1982 e ci ero venuto la prima volta da spettatore. L’ho sempre vissuto come una festa e una celebrazione del cinema d’autore, che è il genere in cui mi sento a mio agio sia come regista che come semplice spettatore. Oggi con questa giuria eclettica, auguro a noi di provare la stessa emozione degli spettatori di Viridiana, di La Dolce Vita o di Apocalypse Now, film che hanno vinto la Palma d’oro, e di avere la fortuna di vivere lo stesso miracolo. La cosa più importante ora sono i film. Questa giuria conta personalità molto diverse, quindi il nostro sguardo dipenderà dalla diversità a più livelli, indipendentemente dal genere, maschile o femminile, dei cineasti.

Qual è la sua posizione rispetto al dibattito su Netflix, che ha finanziato due film in lizza per la Palma d'oro?
P. A.: Essere visibile in 190 paesi è ottimo, ma in sala e sul grande schermo! Le piattaforme digitali sono un nuovo modo per accedere alle opere, e la cosa in sé è arricchente e positiva. Ma queste nuove forme non devono sostituire quelle esistenti e non devono in alcun caso alterare le abitudini degli spettatori. L’unica soluzione è che la piattaforma di cui parliamo accetti le regole in vigore e che sono rispettate dalle altre piattaforme, in particolare le regole finanziarie e fiscali. Non posso concepire che la Palma d’oro vada a un film che non si potrà vedere sul grande schermo. Questo non vuol dire che non sia favorevole alle nuove tecnologie. Ma i giovani non hanno coscienza della capacità ipnotica contro la quale ho sempre lottato. Perché quando si vede un film per la prima volta, la dimensione dello schermo ha un ruolo importante. E ci si sente umili davanti allo schermo.

Da notare che l’attore americano Will Smith (onnipresente durante la conferenza stampa mentre Maren Ade e Paolo Sorrentino, fra gli altri, sono rimasti in silenzio) è intervenuto nel dibattito sottolineando che i suoi figli vanno al cinema e guardano anche Netflix che permette loro di aprirsi a un altro tipo di film. Anche la francese Agnès Jaoui ha dato il suo parere sulla questione: "Il mondo è in movimento, non ci si può opporre alla tecnologia, ma le piattaforme devono avere diritti e doveri, specialmente fiscali". Ha anche suggerito, però, che la Francia rifletta sulla sua attuale cronologia dei media.

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(Tradotto dal francese)

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