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Jonathan Cenzual • Regista

“Abbiamo posti incredibili in Spagna che non conosciamo”

di 

- Esce in Gran Bretagna, un mese prima che in Spagna, El pastor, terzo film dello spagnolo Jonathan Cenzual, girato nella campagna di Salamanca e di grande senso critico

Jonathan Cenzual • Regista
(© Lorenzo Pascasio)

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è il terzo lungometraggio di Jonathan Cenzual Burley, figlio di una inglese e di uno spagnolo, ambientato in un paesino di Salamanca. Cuoco prima di reinventarsi come regista, Cenzual lancia prima in Gran Bretagna (il 2 giugno, con Matchbox Films), poi in Spagna (il 7 luglio, anche come produttore) questa vibrante pellicola, con protagonista un personaggio perseguitato, come quelli dei romanzi di Miguel Delibes.

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Cineuropa: Che cosa l’affascina tanto della campagna salmantina, scenario dei suoi film? 
Jonathan Cenzual:
 Mi piace perché è il nulla, una bellezza molto particolare. Ci sono zone charras, come la sierra, coi suoi olivi, ma a me quello che piace di più è La Armuña, con i suoi cieli: quando non hai nulla all’orizzonte, è tutto cielo. Con i suoi colori cangianti: verde, poi marrone e poi rosso. La luce è molto versatile, a seconda dell’ora, passando da bucolica a opprimente e claustrofobica. Questa vastità può farti sentire come in un abbraccio o del tutto solo: succede solo lì e nella Patagonia Argentina. Abbiamo posti incredibili in Spagna che non conosciamo. E non essendoci nulla, è come un palcoscenico teatrale: tutta l'azione è lì e non si può sfuggire, come accade al personaggio principale di El pastor, che non si può nascondere da nessuna parte.

Il film viene definito un western rurale…
Ho usato questa terminologia quando ho fatto la campagna di crowdfunding, ma quando giravo non pensavo di fare un western: è più facile ottenere l’appoggio di un produttore se gli dici come sarà il risultato. Il genere è venuto dopo il film.

Come si vede nel suo film, il denaro è diventato il grande mostro del nostro tempo.
Il denaro è potere: è la legge del più forte. Ora la forza viene dal denaro, è la fonte di tutto il potere. Il pastore è forte in un modo molto arcaico, mentre i suoi nemici credono di avere il potere del denaro, per questo pensano di poterlo calpestare. Il film è una critica all’abuso di potere. Il protagonista viene considerato un ritardato mentale perché non vuole oggetti: ma ha una libertà che non gode quasi nessuno perché non sente la necessità di avere le cose. La gente pensa di aver bisogno di quello che dice la pubblicità, invece questo pastore sta un gradino sopra: ha raggiunto un livello di felicità che vorrebbe il 90% degli esseri umani, perché la maggior parte delle persone non è felice con quello che ha. Va bene, lavorare ti servirà per ottenere qualcos’altro, ma il problema nasce quando questo desiderio ti porta a calpestare senza scupoli gli altri.

Tutto si può comprare, secondo molti...
Sì, ma questo pastore non funziona allo stesso modo, e qui arriva lo scontro, perché i suoi nemici pensano di poterlo comprare con il denaro e poiché a lui non interessa l’assegno che gli offrono, rompe i loro schemi. Non capiscono come qualcuno non voglia i soldi e cercano il modo per raggiungere il loro scopo: abusare di lui, prima disprezzandolo, e poi perseguitandolo, semplicemente perché lui non segue la corrente. L'avidità alla fine li porta a ignorare qualsiasi concetto morale.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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