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Jan Kallista • Produttore

“La gente è stanca dell’eccesso di spettacolarità”

di 

- Jan Kallista, della casa di produzione ceca Film Kolektiv, rivela a Cineuropa i dettagli del suo ultimo progetto, Restore Point

Jan Kallista  • Produttore

Cineuropa ha incontrato il produttore Jan Kallista, della compagnia ceca Film Kolektiv, per parlare del suo ultimo progetto, Restore Point, che sarà il primo lungometraggio di Robert Hloz. Restore Point è un film di genere, una tipologia poco rappresentata nel panorama ceco. 

Cineuropa: In che fase si trova il vostro progetto Restore Point?
Jan Kallista: Appena un mese fa abbiamo ricevuto la sovvenzione allo sviluppo da parte del Czech Film Fund e del MEDIA; al momento, ci stiamo organizzando per trovare una location, stiamo preparando le sessioni dei casting, e stiamo apportando gli ultimi ritocchi alla sceneggiatura. Gli incontri con gli autori dovrebbero proseguire fino a settembre. Dal momento che l’opera è, si può dire, un film di fantascienza, stiamo lavorando su aspetti di arte concettuale per arrivare a stabilire come dovrebbe apparire il mondo del film, gli effetti speciali, la sua architettura. Vogliamo essere pronti in anticipo su questi aspetti. Il nostro team ha già visitato il mercato di Hong Kong e il nostro progetto è stato scelto tra altri 500, e questo lo consideriamo un successo. Ora, siamo stati selezionati per Frontières, il mercato canadese.

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Dal momento che il Canada fa oramai parte di Eurimages e dal momento che il film è pensato come film di genere, mi piacerebbe trovare una coproduzione in questo paese, ad esempio sarebbe fantastico fare lì la post-produzione, visto che in Canada hanno un buon sistema di supporto alla post-produzione. Potremmo girare parte del film nell’Europa centrale, nella Repubblica ceca, in Slovacchia, Slovenia o Polonia. Ovviamente, se volesse unirsi un altro partner europeo, come ad esempio la Germania o la Svizzera, non non ci sarebbe alcun vincolo alla alle location. Potremmo benissimo girare qui e fare la post-produzione in Canada.

Avete in programma anche delle registrazioni in studio?
La maggior parte verranno fatte in presa diretta, visto che la location sarà modificata solo leggermente in fase di post-produzione. Il nostro progetto non sarà come Il quinto elemento. La storia è ambientata in un prossimo futuro, quindi non ci saranno grandi effetti speciali. Se troviamo un coproduttore adatto, o se Barrandov Studios sposa il progetto, magari potremmo pensare ad una “recovery” in studio; comunque, considerando il nostro budget, cercheremo di registrare il più possibile in presa diretta. Nella storia, non ci sono scene particolarmente lunghe da giustificare, dal punto di vista economico, un apposito allestimento. La storia non ha un’ambientazione troppo specifica, possiamo adattarla a diversi ambienti e la sceneggiatura funziona bene qualunque posto si scelga. 

Qual è la tabella di marcia del suo progetto?
Vorrei concludere lo sviluppo in estate e contemporaneamente lavorare ai finanziamenti. In autunno, farò delle richieste di sovvenzione alla produzione e cercherò dei minimi sostegni anche tra i paesi coproduttori, come la Repubblica ceca, la Slovacchia e forse la Polonia. Per il prossimo anno, dovremmo aver concluso questa fase e, verso la metà dell’anno, cominciare la pre-produzione. Se tutto procede senza grossi intoppi, dovremmo entrare nella fase di produzione e iniziare le riprese l’autunno prossimo. E poi ci saranno almeno sei mesi di post-produzione. Devo dire, comunque, che finora abbiamo avuto riscontri positivi e abbiamo già un paio di richieste da parte di compagnie europee, quindi il feedback è buono. 

Da cosa pensa siano scaturite queste critiche positive?
È il momento giusto per fare questo tipo di film di genere, che noi concepiamo come semplice e umile, ma che piace al pubblico.  La gente è stanca dell’eccesso di spettacolarità.

Restore Point è un film speculativo?
Può essere considerato un film speculativo o un film di genere, ma non vogliamo definirlo un film di fantascienza. Miriamo a qualcosa come I figli degli uomini con delle sfumature scandinave, seppur non ambientato in un mondo distopico. Vogliamo che il mondo del nostro film sia il più realistico possibile, che dia un’idea di come il mondo potrebbe apparire tra trent’anni. Vogliamo mantenere dei toni freddi, ma non sarà qualcosa come Minority Report, perché gran parte della storia si svolge fuori città, è un crime-thriller. Le tecnologie verranno dal futuro, ma non abbiamo intenzione di spettacolarizzarle; la tecnologia mobile sarà molto più avanzata e le auto elettriche.

Molti progetti in Europa si stanno rivolgendo al racconto transmediatico. È anche il caso di Restore Point?
Non crediamo che il modello multimediale tradizionale sia adatto al nostro progetto, anzi, penso che potremmo svilupparne una narrazione a episodi. Le premesse della storia consentono un adattamento sia al fumetto sia al videogame, ma questi sono progetti a parte e richiedono finanziamenti supplementari, e invece in questo momento ci stiamo concentrando sul finanziamento della produzione e del film stesso.

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(Tradotto dall'inglese)

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