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Erlingur Thoroddsen • Regista

"Rift parla di una recente separazione, un periodo di forte cambiamento affettivo"

di 

- Il regista islandese Erlingur Thoroddsen parla di Rift, il suo secondo lungometraggio, che uscirà il 27 ottobre nelle sale islandesi

Erlingur Thoroddsen • Regista

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, il secondo lungometraggio del regista islandese Erlingur Thoroddsen,è stato proiettato in Svezia in chiusura del 40° Festival Internazionale di Göteborg  all'inizio di febbraio e al nuovissimo festival norvegese Oslo Pix nel giugno scorso. Il film, distribuito da Sena Film, uscirà nelle sale in Islanda il 27 ottobre. Questa data così vicina al giorno di Halloween è del tutto causale. In ogni caso, si tratta di una coincidenza fortunata, in quanto questa festività ricca di elementi oscuri e magia si addice perfettamente all'atmosfera del film.

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Cineuropa: Il titolo islandese di Rift è Rökkur. Che cosa significa?
Erlingur Thoroddsen: Significa tramonto, quel momento incerto che separa il giorno dalla notte. Per questo film, volevo la luce speciale che caratterizza il tramonto per dare forza all'atmosfera di mistero della storia. Una storia che si svolge nel periodo natalizio, che è, contemporaneamente, il periodo più tetro e più gioioso dell'anno. Nel film, Rift è anche il nome dello chalet isolato dove i personaggi, Gunnar e Einar, interpretati da Björn Stefánsson e Sigurður Þór Óskarsson, trovano rifugio. Rift parla di un periodo di separazione, un momento cruciale d'instabilità affettiva spesso caratterizzato da sentimenti ed emozioni contraddittori. L'ambiguità dell'intreccio va di pari passo con la tensione provocata dall'instabilità. Tengo a sottolineare che, seppur per un tempo minore, ci sono anche altri personaggi nel film.

Come si potrebbe definire Rift?
Si tratta di un film con alcuni elementi di mistero e alcuni presi in prestito dal genere horror, potrei definirlo come una sorta di thriller psicologico. È anche un film d'amore tra due adulti, due uomini, ma non si tratta del classico film sull'omosessualità.

Ci sono elementi autobiografici?
Sì, io stesso stavo vivendo una difficile separazione. Questo film, di cui ho scritto la sceneggiatura, è stato anche un po' terapeutico per me. Alcune battute le avrei potute dire io stesso nella vita reale. Del resto, tutti noi possiamo ritrovarci a vivere momenti dolorosi. Si tratta di una storia che viene dal cuore, ma realizzata con ritegno e pudore. Non è melodrammatica.

La trama si svolge seguendo un ordine cronologico?
Potrebbe sembrare un racconto lineare, ma presto, spero, diventa molto coinvolgente e porta lo spettatore a porsi degli interrogativi, ai quali non voglio dare risposta. Mi limito solo a dare qualche indizio. Mi piacerebbe che lo spettatore fosse costantemente vigile e attivo e che, a posteriori, provi a rimettere insieme i pezzi del puzzle. Uno dei miei maestri di cinema mi ha fatto comprendere l'importanza che hanno i dettagli nello svolgersi di una storia e per capire i personaggi. In Rift, i colori e gli abiti, e non gli oggetti, sono quegli elementi che possono fornire indizi rivelatori.

Le riprese si sono svolte in Islanda, giusto?
Esattamente, nella parte occidentale, nella penisola di Snæfellsnes. Si tratta di un paesaggio particolare con geyser e roccie vulcaniche dove il caldo e il freddo si mescolano, proprio come avviene in un rapporto che sta per rompersi e per dissolversi. Abbiamo avuto bisogno di una lunga e meticolosa fase di preparazione per effettuare le riprese: quindici giorni distribuiti su tre settimane con una troupe composta da dieci persone. È fantastico poter lavorare con degli attori scrupolosi con i quali si è in perfetta sintonia su come sfruttare al meglio ogni scena. Abbiamo lavorato velocemente, ma senza fretta.

Il suo primo lungometraggio, Child Eater [+leggi anche:
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, è stato girato con degli attori americani.
Questa volta gli attori sono islandesi. Invece, il direttore della fotografia è sempre lo stesso, l'americano John Wakayama Carey, così come il compositore islandese Einar Sv. Tryggvason. È stata la quarta volta che Einar e io abbiamo lavorato insieme. Siamo sulla stessa lunghezza d'onda e la colonna sonora è stata fatta a seguito di discussioni molto proficue.

In Rift, c'è spazio per l'amore?
Non molto. Ci sono elementi incongruenti, delle interazioni strane che possono risultare divertenti. Ma è un film serio e drammatico. Un film creato con un budget ridotto e che ha rappresentato per me una grande sfida. Ho fatto vedere qualche spezzone ad alcuni amici per vedere cosa ne pensavano del ritmo e della credibilità, ma mi sento in tutto e per tutto l'artefice di questo film. Qualche settimana fa, al Festival Oslo Pix, mi trovavo in sala in mezzo al pubblico e mi sono accorto che reagiva proprio come avrei voluto che facesse. Questo non può che rendermi contento.

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(Tradotto dal francese da Michael Traman)

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