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CANNES 2018 Mercato

Paolo Del Brocco • AD, Rai Cinema

“Il successo di un film all’estero sta nella visibilità che riesce a conquistare”

di 

- Parla l’ad di Rai Cinema, Paolo Del Brocco, che ha sette film selezionati al Festival di Cannes: “Il cinema italiano è ricco di talenti e molto rispettato”

Paolo Del Brocco • AD, Rai Cinema

Sono numerosi quest’anno i film coprodotti da Rai Cinema che sono stati selezionati al Festival di Cannes. Dogman [+leggi anche:
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di Gianni Zanasi nella Quinzaine des Réalisateurs, accompagnati dal cortometraggio di Marco Bellocchio La lotta, mentre in Cinéfondation c’è Così in Terra di Pier Lorenzo Pisano. “Dogman, Lazzaro felice, Euforia. Tre film molto diversi, ognuno con uno stile assolutamente personale e definito - dice Paolo Del Brocco, ad di Rai Cinema - di tre autori che sono molto cari al Festival di Cannes”.

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Cineuropa: Roberto Cicutto, presidente di Istituto Luce Cinecittà, ha detto che la parità di genere (sessuale) e la pari dignità dei generi della presenza italiana a Cannes sono “naturali”, non frutto di decisioni prese a tavolino.
Paolo Del Brocco:
E’ vero. A Cannes in questi anni abbiamo avuto tante presenze importanti, però è bello e gratificante questa ricca presenza femminile. Da tre o quattro anni abbiamo cambiato linea editoriale. Prima c’erano due generi, il film più popolare e quello d’autore, classico. Ultimamente cerchiamo di indirizzare gli autori verso storie che incontrino maggiormente i diversi gusti differenti del pubblico, e incoraggiamo giovani autori a fare un cinema nuovo, che mescoli i generi, più documentario, e devo dire che grazie a tanti produttori illuminati abbiamo individuato un bel po’ di nuovi autori. Un nome per tutti, Jonas Carpignano, scelto per rappresentare l'Italia agli Oscar. Stiamo cogliendo i frutti di una politica produttiva diversa, perché come servizio pubblico ci attribuiamo una “responsabilità” superiore a quella degli altri player italiani sul mercato. I risultati positivi si sono visti all’assegnazione dei David di Donatello, i premi italiani più prestigiosi: diciannove statuette e la presenza di Rai Cinema nella produzione di tutti i film entrati in cinquina per la categoria Miglior film e in quella del Miglior produttore. Ci riempie di orgoglio una presenza così diversificata al festival di Cannes così come i forti riscontri ai festival in tutto il modo che stiamo registrando da qualche anno. La cosa che dà maggiori soddisfazioni è l’accoglienza positiva di quello che chiamiamo “cinema del reale”. Negli ultimi tre anni abbiamo prodotto 130 lungometraggi documentari, sostenendo autori come Roberto Minervini o Pietro Marcello.

E a Cannes è stato selezionato il documentario La strada dei Samouni di Stefano Savona, che si avvale delle animazioni di Simone Massi, l'autore della sigla della Mostra di Venezia per cinque edizioni.
E’ un esperimento molto forte, molto bello. Questo cinema ti dà un ritorno di verità e realtà che il film di finzione non può dare fino a quel punto.

Non a tutte queste opere è però assicurata la distribuzione, che continua a essere piuttosto difficoltosa.
Noi distribuiamo da 20 a 25 film italiani di fiction all’anno con 01 Distribution, a fronte di 70/80 titoli sostenuti finanziariamente. Non potremmo fare di più. Ma per i documentari c’è una politica commerciale completamente diversa. Ci sono dei distributori che sono specializzati in quel genere e utilizzano circuiti differenti. Noi rischieremmo di non essere quelli più adatti a farlo. Lo stesso vale per certi film di finzione. Quest’anno io ho un po’ forzato la mano rispetto al passato, penso ad esempio a Figlia mia [+leggi anche:
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intervista: Laura Bispuri
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di Laura Bispuri, selezionato in concorso alla Berlinale 2018 e uscito in sala a fine febbraio. Ma mentre la nostra missione è quella di alimentare l’industria e farla crescere, rivelare talenti, creare nuovi posti di lavoro, 01 Distribution è il ramo commerciale. La grande maggioranza dei film che distribuisce sono di qualità - Bellocchio, Martone - ma si porta in sala anche qualche commedia popolare e qualche titolo americano, i cui incassi possono essere reinvestiti. L’importante è portare il prodotto verso il suo pubblico, che sia grande o piccolo. Per i documentari ho anche dei dati sempre più positivi per quel che riguarda la programmazione televisiva sulle reti della Rai.

Rai Com propone al Marché di Cannes alcuni titoli da voi sostenuti, come Ammore e malavita [+leggi anche:
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, Gatta Cenerentola [+leggi anche:
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, Dogman.
Lazzaro felice e Troppa grazia sono venduti da The Match Factory. True Colours ha in listino Euforia. Qual è l’appeal internazionale di questi film?
Il discorso di un “cinema per tutti i gusti” vale anche per i mercati esteri. Per me il successo di un film di qualità all’estero è dato dalla visibilità che riesce a conquistare. Garrone ad esempio è molto amato, ha da anni sempre gli stessi coproduttori europei e distributori anche se non tutti i suoi film hanno avuto grande successo commerciale: si tratta di credere nel talento di un autore, sostenerlo e farlo circolare. Non possiamo aspettarci che il cinema italiano faccia grandi incassi ai box office dei territori esteri. E’ un problema che riguarda tutto il cinema europeo, con l’eccezione di qualche raro titolo francese. Non parlo di Nanni Moretti o Paolo Sorrentino, intendo i giovani talenti, come i fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, la cui opera prima La terra dell’abbastanza [+leggi anche:
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intervista: Damiano e Fabio D’Innocenzo
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è stata inserita nel listino di Match Factory. Film che aspirano certamente ad una distribuzione internazionale seppure limitata e ad una visibilità nei circuiti dei festival. Il cinema italiano è ricco di talenti e molto rispettato, soprattutto da chi sta dentro al sistema dell’industria europea.

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