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TORONTO 2018 Discovery

Rosanne Pel • Regista

“Volevo fare un film più vicino all'autenticità della vita"

di 

- TORONTO 2018: Abbiamo incontrato la cineasta olandese Rosanne Pel per discutere del grave tema dell’abuso sessuale che affronta nel suo primo lungometraggio, Light as Feathers

Rosanne Pel  • Regista

La cineasta olandese Rosanne Pel porta il suo lungometraggio di debutto, Light as Feathers [+leggi anche:
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, alla sezione Discovery del Festival di Toronto. Il film esamina una forma di abuso sessuale tra gli adolescenti basata sulla manipolazione dal punto di vista del perpetratore e, ispirato dai lavori di Arendt, si concentra sull’importanza del perdono. Con Pel, abbiamo la possibilità di immergerci a fondo in ogni aspetto del film.

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Cineuropa: Quali erano le sue intenzioni quando ha deciso di trattare un soggetto così controverso?
Rosanne Pel: Siamo chiari: la violenza sessuale non è mai giustificata. La mia intenzione dall’inizio era comprendere le condizioni che fanno innescare l’abuso, la manipolazione e la violenza. Ho iniziato a scrivere questo dramma dalla prospettiva della vittima, ma ho scoperto che non era adatto alla mia storia. Diversi film mostrano l’abuso e la violenza sessuale dalla prospettiva della vittima, ed è comprensibile perché empatizziamo con essa. Spesso però, trattano di donne che si scontrano con eccessiva violenza, che ci conducono a una storia di vendetta. La vendetta stessa è vista come uno spettacolo sensazionale. Non aiuta vittimizzare le donne e far sì che riguadagnino il potere attraverso la vendetta. Inoltre, questi film sono diretti da uomini, e penso che ci sia più bisogno di una prospettiva femminile a riguardo.

Quando rappresentiamo l’abuso sessuale come un atto esagerato che si scatena dal nulla, stiamo rappresentando una situazione rara. Non dà la possibilità allo spettatore di comprendere cosa sia successo da un punto di vista realistico. Sfortunatamente, l’abuso sessuale non è un’eccezione; infatti è un fenomeno molto comune e narrandolo dalla prospettiva del  perpetratore, sono stata capace di mostrare la complessità del fatto e come la violenza sessuale accade nella vita quotidiana. Ho anche utilizzato dello humor – è stato necessario ma non sminuisce la gravità della violenza. Senza di essa, come potremmo comprendere la tragedia?

Lei ci offre anche degli strumenti per perdonare il perpetratore. Il perdono è un atto realistico, o suona come una delle teorie di Hannah Arendt?
Non approvo il comportamento pericoloso del ragazzo in Light as Feathers. E’ responsabile del suo comportamento ma, un perpetratore può essere anche una vittima. Riguardo al perdono, dovremmo vederlo in relazione a una situazione specifica. Nel film, vediamo una reazione a catena basata su eventi che accadono durante diversi anni, e danno luogo a una storia ripetitiva e violenta. Quando la trasgressione trova uno sfogo, è irreversibile. In ogni azione c’è il potenziale per una reazione a catena, e in Light as Feathers, la catena potrebbe rompersi. Se la storia fosse stata reale, tutti i protagonisti coinvolti sarebbero stati costretti a vivere uno di fianco all’altro. E’ una piccola comunità, e senza nessuna interferenza, potrebbero verificarsi altre trasgressioni.

La violenza dovrebbe essere punita e corretta. In situazioni specifiche, alle persone andrebbe offerta la possibilità di ricominciare. E’ il pubblico che decide di perdonare o no. Non so se la teoria di Hannah Arendt sia realistica, ma dovremmo considerarla come un’alternativa ed esaminare le condizioni che portano a determinati atti.

A parte Arendt, ha altre influenze?
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intervista: Michael Haneke
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di Michael Haneke ha detto: “I bambini sono come un campo arato: se lo calpesti, rimane un’impronta profonda”. Penso che abbia centrato il punto. Anche se è solo una frase, ha influenzato la mia prospettiva. Se si maltratta un bambino, questo bambino creerà un meccanismo di resistenza. Il bambino in Light as Feathers non può sopportare la resistenza che prova per sua madre, e questo si ripercuote sulla vicina.

Com’è stato lavorare con attori non professionisti adolescenti?
Mi sono divertita molto con loro, significano molto per me. Ho sentito un enorme rispetto e responsabilità, considerata la loro giovane età, specialmente vedendoli crescere e considerato il mio contributo a cambiare le loro vite durante un periodo così cruciale. Per questo motivo, ho voluto che la mia influenza fosse positiva e per questo sono stata cauta nell’introdurre il soggetto.

Perché è stato necessario dare questa sensazione di documentario romanzato?
Le riprese sono durate più di tre anni. E’ stato importante perché abbiamo mostrato come gli eventi nella vita del bambino, lo abbiano fatto diventare il ragazzo che vediamo alla fine. L’unico modo per capire il suo comportamento era rappresentare una parte autentica della sua vita. Volevo mostrare, punto per punto, le motivazioni dietro le sue azioni durante diversi periodi. Per me, la violenza cinematografica stilizzata è insipida. Ho voluto fare un film vicino all’autenticità della vita.

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(Tradotto dall'inglese da Elisa Flammia)

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