email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

SAN SEBASTIAN 2018 Zabaltegi-Tabakalera

Xacio Baño • Regista

"Non volevo fare quello che avevo fatto nei corti, sarebbe stato come frodare me stesso"

di 

- SAN SEBASTIÁN 2018: Il regista galiziano Xacio Baño, una delle voci più reputate nel mondo dei cortometraggi in Spagna, svela i segreti del suo primo lungo, Trote

Xacio Baño • Regista
(© Lorenzo Pascasio)

Il nome di Xacio Baño è risuonato con forza nel circuito dei festival di cortometraggi negli ultimi anni. Abbiamo approfittato del suo passaggio nella sezione Zabaltegi-Tabakalera del 66° Festival di San Sebastián per parlare con lui di Trote [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Xacio Baño
scheda film
]
, suo primo lungometraggio, un lavoro stimolante in cui esplora nuovi registri formali e tematici.

Cineuropa: Debutta nel lungometraggio con un film in galiziano, con una forma narrativa poco convenzionale. Come si porta avanti un progetto del genere?
Xacio Baño: Con la fiducia, credo che il buon lavoro fatto in precedenza nei cortometraggi abbia aiutato le persone a notarmi. Per esempio, nel caso di Frida Films, sono stati loro a interessarsi a me. Mi hanno chiesto cosa avevo scritto, ho raccontato loro del progetto e gli è piaciuto. Inoltre, questo è un piccolo film, da fare in fretta senza molti fondi, e si è piazzato primo sulla linea di partenza.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Nel film, la sua macchina da presa sta sempre sopra gli attori: come ha condizionato il suo modo di lavorare con loro?
La prima cosa che dovevo fare era generare la fiducia necessaria. Questo ha a che vedere con l'aprirsi come regista, come persona, spiegando le ragioni e il perché di questo film. Dir loro: io sono questo, forse non è qualcosa a cui siete abituati ma procederemo in questo modo. Si sono fidati e tutto ha funzionato. Al momento di girare ho deciso di eliminare gli sguardi, il pathos, che ci dà la connessione emotiva diretta. Tagliare molte volte il naso, la testa, lasciare solo i corpi. Volevo guardare il movimento del corpo, il ritmo delle pelli e le ossa quando si muovono.

Il film parla di una famiglia che sta passando un periodo molto duro, ma evita di farci vedere i momenti più drammatici. Perché ha deciso di lasciare quegli spazi vuoti?
Perché penso che tutto ciò possa distrarre il discorso dal film. Abbiamo deciso di omettere in sceneggiatura alcuni aspetti del dramma, iniziando con un film già in cammino, incentrato sui personaggi piuttosto che sull'azione, togliere tutto ciò che è potenzialmente drammatico dal primo piano e mantenerlo nella parte animale dei personaggi, quando si connettono con l'istinto. Con quelle lacune volevo che lo spettatore intenzionato a entrare nel gioco che gli proponevamo stesse all'erta.

La carriera internazionale del film finora è notevole; come la considera?
Sono molto contento del film, sono molto felice che mi abbiano lasciato giocare. Molte volte davanti a un'opera prima la cosa più logica è rassicurare, fare ciò che sai, io sapevo che non era questa la mia strada. Non volevo fare ciò che avevo fatto nei corti, sarebbe stato come frodare me stesso. Ora che il film viaggia a Locarno, a San Sebastián... è un modo per riaffermare che devi scommettere sul tuo mondo, non puoi aver paura di mostrarlo.

Riguardo ai progetti per il futuro, a che cosa sta lavorando ora?
Per prima cosa sto lavorando a un cortometraggio su alcune lettere della Guerra Civile. Un mio bisnonno andò in guerra per un mese a diciassette anni e morì sul fronte, a Teruel. In quel periodo inviò sei lettere che fanno parte della sua eredità. È un'indagine sul mio soggetto preferito, che è la memoria. Presto andrò a Teruel per vedere dove è morto, perché tutto è molto diffuso. C'è anche l'intenzione di mettere in contrasto la realtà con l'immagine dell'eroe che è stata creata nella mia famiglia. C'è qualcosa di fiabesco nella storia che mi attrae molto, come viene creata la leggenda.

Poi sto lavorando anche a un lungometraggio di finzione, Ana y el futuro, che si connette con l’emozione. È un film più ambizioso economicamente. Parla di una donna che ritorna nella città dove è cresciuta dopo otto anni per affrontare il suo passato e i suoi errori. Il tema principale è il perdono e il diritto di sbagliare. Ora stiamo cercando i finanziamenti e chiudendo la sceneggiatura. Dopo Trote vorrei fare un film che cerchi una connessione più diretta con lo spettatore, che sia un po’ più gentile con lui.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dallo spagnolo)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy