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Paolo Virzì • Regista

"Qui a La Maddalena, con il Premio Solinas, è nata una nuova generazione del cinema italiano"

di 

- Abbiamo parlato con Paolo Virzì, protagonista di un incontro con il pubblico a cui è seguita la proiezione del backstage di Notti magiche, al Festival delle Storie del Premio Solinas

Paolo Virzì • Regista
(© Biosa Federica / Premio Solinas)

Al Festival delle Storie del Premio Solinas, tenutosi nell’incantevole isola La Maddalena in Sardegna, si sono incontrati in tre giorni oltre 120 produttori, sceneggiatori, registi e distributori cinematografici. La seconda giornata del Festival delle Storie ha visto il regista Paolo Virzì protagonista di un divertente incontro con il pubblico a cui è seguita la proiezione del backstage di Notti magiche [+leggi anche:
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scheda film
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, l’ultimo film dell’autore livornese che avrà la prima mondiale alla Festa del Cinema di Roma. Cineuropa lo ha intervistato in esclusiva.

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Cineuropa: Il tuo prossimo film è strettamente legato al Premio Solinas…
Paolo Virzì: Per gli aspiranti cineasti della mia generazione il Premio Solinas è stata l’occasione più importante per avvicinarsi al grande cinema italiano. La giuria del Premio radunava le anime più nobili del nostro cinema e c’era questo clima conviviale e informale in cui si potevano mescolare i ragazzi che arrivavano dalle provincie più remote con i grandi del cinema italiano. In quegli anni 90 a La Maddalena è nata una vera “nuova generazione” del cinema italiano perché sono passati quasi tutti da qui. Sono stati notati, apprezzati, incoraggiati. Quindi io vorrei fare un endorsement di cuore al Premio Solinas, che è stata ed è ancora una delle realtà più nobili, più vive e più libere del nostro cinema. Peraltro, con una forza economica, perché alla fine degli anni 80 i giovani che vincevano il premio e venivano menzionati tornavano a casa con assegni consistenti, e questo significava che ce la potevi fare. Io non ho mai partecipato come concorrente, ma sono stato nella giuria, e che giurie erano! C’erano Age e Scarpelli, Suso Cecchi D’Amico, Benvenuti, De Bernardi, Cristaldi, Ugo Pirro, Gillo Pontecorvo, insomma era il sancta sanctorum dei mostri sacri del cinema italiano. Per i giovani che si trovavano al cospetto di questi grandi sceneggiatori, era una specie di parnaso, occasione di incontro, di scambio e anche di conflitto e di dialettica! E' stata una stagione memorabile e sono contento di essere qui a celebrarla e in effetti il mio nuovo film ha a che fare proprio con quella cosa.

E’ come se tu fossi voluto partire dal nucleo centrale del cinema, cioè la scrittura?
Sì, perché è stato importante non solo per me. Per noi che abbiamo concepito questo film, e cioè Francesca Archibugi, Francesco Piccolo ed io - Archibugi è stata la prima vincitrice del Premio Solinas con un copione intitolato Sottacqua - l’idea centrale è stata che il cinema nasceva prima del set. Non era quella cosa che si faceva solo adoperando lo strumento della macchina da presa, ma era farsi delle domande su che cosa raccontare e su come raccontare.

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