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Felix Van Groeningen • Regista di Beautiful Boy

"Girare Beautiful Boy negli Stati Uniti è stata un’esperienza molto forte per me"

di 

- Incontro con il regista fiammingo Felix Van Groeningen in occasione dell’uscita in Belgio del suo nuovo lungometraggio, Beautiful Boy, suo primo film americano girato negli Stati Uniti

Felix Van Groeningen  • Regista di Beautiful Boy

Incontro con il regista fiammingo Felix Van Groeningen (The Misfortunates [+leggi anche:
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) in occasione dell’uscita in Belgio con The Searchers del suo nuovo lungometraggio, Beautiful Boy, suo primo film americano girato negli Stati Uniti con Plan B (la società fondata da Brad Pitt) e Amazon Studios, e che gli è valso l’Hollywood Breakthrough Director Award ai recenti Hollywood Film Awards.

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Cineuropa: Come è cominciata per lei l’avventura americana?
Felix Van Groeningen
: Ero a Los Angeles per promuovere il mio film Alabama Monroe che era in corsa per l’Oscar, un'opportunità per i registi stranieri di incontrare l’industria. Incontrai lì i rappresentanti della società Plan B, la struttura creata da Brad Pitt, che mi parlarono di un progetto che era importante per loro, l'adattamento di due libri, due memorie di un padre e suo figlio, David e Nic Sheff, e della loro lotta contro la tossicodipendenza del figlio. Leggere questi due libri mi ha aperto gli occhi su un sacco di cose, ho provato molto amore per questa famiglia e ho deciso che ero la persona giusta per fare questo film. C'è voluto parecchio tempo, ma sono molto contento del film.

Adattare non uno, bensì due libri, è stata una sfida?
Lavorare sull'adattamento di un singolo libro è già una sfida, bisogna potare molto, quindi ovviamente, quando se ne hanno due, la cosa diventa drastica. Tuttavia, il viaggio del padre era molto chiaro sin dall'inizio. Era lui che era al centro della storia, e il fatto di accedere allo stesso tempo alla tragedia di Nic dall'interno permetteva di arricchire notevolmente l'esperienza. Volevo che lo spettatore avesse empatia per il personaggio di Nic, e quindi mostrarlo in momenti cruciali, non solo quando si droga, ma anche quando sta meglio, o quando ricade, per capire meglio l'ingranaggio in cui si trova. E capire meglio l'angoscia del padre.

La musica ha sempre avuto molta importanza nei suoi film, con colonne sonore molto forti. Qui lavora esclusivamente con canzoni già esistenti.
La musica è sempre stata molto importante nella vita di Nick e David Sheff, condividevano i loro gusti, i loro entusiasmi, quindi ho voluto condividere anch’io la loro musica con lo spettatore. Nel montaggio, il mio montatore, Nico Leunen, mi ha davvero incoraggiato a considerare questi brani intradiegetici come una colonna sonora originale, e a lavorare in questo senso. E poi bisogna dire che se in Belgio bisogna avere sempre in mente la questione del budget, qui all’improvviso il campo delle possibilità si è aperto completamente! Abbiamo potuto anche usare le canzoni per intero, senza preoccuparci del budget, cosa che ci ha dato una vera libertà artistica.

Il suo cast, Steve Carell e Timothée Chalamet, fa anch’esso parte del lusso dell’avventura americana?
Sì, certo. Steve Carell è un genio. Può fare di tutto, è un comico incredibile, ma ha anche una forza drammatica profonda. Il genio di Timothée Chalamet sta nel non aver paura di nulla, e ovviamente  ha un talento pazzesco.

Come ha vissuto questa esperienza americana?
È stata un'esperienza molto forte per me. Ho vissuto quasi un anno e mezzo negli Stati Uniti, e anche se non ho affatto intenzione di stabilirmi lì, questo progetto mi ha dato sensazioni molto forti. Oggi ho diversi progetti in cantiere, ma non so ancora dove andrò. Sono diventato padre per la prima volta, da poco, e penso di dovermi rilassare un po’ prima di decidere la direzione che prenderanno i prossimi due o tre anni della mia vita.

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(Tradotto dal francese)

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