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IFFR 2019 Limelight

Clara van Gool • Regista di The Beast in the Jungle

“Puoi esprimere più passione con una mossa di danza che con un dialogo”

di 

- Abbiamo parlato con la regista olandese Clara van Gool del suo film proiettato all'IFFR, The Beast in the Jungle, adattato da una novella di Henry James

Clara van Gool  • Regista di The Beast in the Jungle
(© Jennifer Drabbe)

In occasione dell’International Film Festival Rotterdam, abbiamo incontrato la regista olandese Clara van Gool per parlare della sua coproduzione olandese-lussemburghese, The Beast in the Jungle [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Clara van Gool
scheda film
]
, ispirato a un romanzo del 1903 di Harry James e proiettato nella sezione Limelight.

Cineuropa: Come è nata l’idea per questo progetto? Perché ha scelto proprio questo romanzo di Harry James e perché ha deciso di adattarlo comprendendo così tanti periodi di storia?
Clara van Gool: Quando ho letto il libro, ho subito immaginato potesse facilmente diventare un film di danza, come la mia pellicola precedente. Il romanzo si basa su ciò che non puoi esprimere a parole e l’ho letto come un duetto che gira sempre intorno allo stesso argomento. Nel libro non si capisce bene cosa sia la Bestia e per me, se si vuole capire cosa sta succedendo, bisogna vederlo come una coreografia, non in termini di movimento bensì una coreografia di parole. Aldilà di queste ultime, ho visto un labirinto di emozioni e ho pensato che questa tipologia di immagini si sarebbe potuta tradurre molto bene in un film. 

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Ritiene che la danza sia una forma di comunicazione migliore rispetto alle parole?
Sì, è migliore, ma non da un punto di vista morale: sono felice che possiamo contare anche sulle parole! Penso che la danza sia più diretta e universale e che sia più versatile nell’esprimere certe cose rispetto alle parole. Puoi esprimere più passione con una mossa di danza che con un dialogo. 

Ha scritto ogni parte del film?
Ci è voluto molto tempo per realizzare il film come lo volevo io ed è stato complicato spiegare alle persone, per iscritto, quale fosse la mia visione del film. Nel copione, avevo già annotato dove volevo che ci fosse solo la recitazione e dove invece volevo le scene di danza, sebbene non avessi esplicitato quali mosse precisamente. Prima di girare, abbiamo lavorato per tre settimane con gli attori e un coreografo per definire tutte le scene. Durante le riprese, abbiamo girato prima di tutto le scene con i dialoghi, poi quelle senza, con la musica, così in cabina di montaggio ho potuto scegliere se usare la voce fuoricampo o il testo. 

Nel film afferma che la relazione tra John Marcher e May Bartram è impossibile, indipendentemente del periodo. La Bestia è sempre pronta ad attaccare?
Sì! Quando ho letto il libro per la prima volta, ho pensato che fosse una tematica molto attuale. Questo tipo di relazione era molto contemporanea e atipica, in cui si decide di rimanere amici e di non avere nessuna relazione amorosa, che in realtà è qualcosa facilmente immaginabile ai giorni nostri. Ma volevo approfondire quale sarebbe stato il significato della Bestia, perché se si scrive un romanzo nel 1903, si potrebbe pensare alla Bestia come la Prima guerra mondiale. Se però ci si ritrova circondati dalla guerra, qual è la Bestia? Negli anni ‘60, la Bestia era la rivoluzione sessuale, ma oggi? Che cosa succede oggi, in un mondo così globalizzato e pieno di così tanta ansia? Si tratta di un’altra tipologia di Bestia e la parte bella della storia è che, alla fine, è qualcosa di così piccolo e personale, qualcosa che John Marcher deve scoprire da solo. Gli mancava qualcosa di importante nella vita e questa consapevolezza è la Bestia. 

È possibile interpretare il significato della Bestia in modi differenti, leggendo il libro sembra che la prima parte faccia pensare alla latente omosessualità del protagonista, eppure sembra che non sia esattamente così secondo lei. Quanto è stato complicato adattare un libro con una così vasta selezione di interpretazioni?
La parte più complicata è stata scrivere il copione, specialmente quando la storia diventa molto introspettiva, così come anche nel film. Nel libro, non si conosce nulla dei personaggi: sono così profondi ma al tempo stesso leggeri, come i ballerini. Non si conosce né la loro età né il loro passato, e ciò è alquanto elaborato da spiegare. Non importa se John Marcher sia omosessuale: è molto ovvio e potrebbe persino essere paragonato a Harry James che non ha mai avuto una relazione sessuale. Il mio film sarebbe risultato probabilmente così se avessi usato attori tradizionali, ma ero interessata a un’interpretazione della storia più poetica.

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(Tradotto dall'inglese da Carlotta Cutrale)

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