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CANNES 2019 Quinzaine des Réalisateurs

Erwan Le Duc • Regista di Perdrix

"Quando racconti una storia, devi trasmettere dei sentimenti"

di 

- CANNES 2019: Erwan Le Duc ci parla del suo primo lungometraggio, Perdrix, presentato alla 51ma Quinzaine des Réalisateurs

Erwan Le Duc • Regista di Perdrix

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intervista: Erwan Le Duc
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, il suo primo lungometraggio, al Festival de Cannes alla Quinzaine des Réalisateurs, e noi di Cineuropa lo abbiamo incontrato per capire come ha costruito la storia, con protagonisti Swann Arlaud, Maud Wyler, Fanny Ardant, Nicolas Maury, che si presenta semplice e ricca allo stesso tempo.

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Cineuropa: Perdrix è pieno di dettagli geniali e di personaggi stravaganti, ma affronta temi fondamentali come l’esistenza, l’amore…
Erwan Le Duc: Era la scommessa iniziale. Con una trama il più semplice possibile, volevo parlare dell’amore (un ragazzo che incontra una ragazza), e allo stesso tempo far vedere come un incontro determinante può sconvolgere tutto quello che ruota intorno; per far questo ho costruito due mondi attorno ai due personaggi, includendo la famiglia, il lavoro, e aggiungendo via via altri gruppi, ognuno con le sue caratteristiche, ma tutti con gli stessi dubbi.

L’umorismo del film è legato a questo ed è inseparabile dalla dimensione tragica: i personaggi si pongono domande complesse, alle quali a volte rispondono in modo divertente e a volte no. È un film sull’incontro, quindi penso che questa combinazione sia coerente: le persone si incontrano, emergono le prime differenze e di conseguenza è possibile mettere insieme il nobile e il triviale per creare una commedia tragica, in cui tutto può cambiare da una scena all’altra, tutto è lecito ma non privo di senso. Questi particolari sono resi possibili dal testo scritto ma anche grazie all’interpretazione degli attori. Volevo che il film restasse autentico; non doveva diventare un semplice esercizio di stile.

In questo villaggio nei Vosgi, i personaggi, che decidono inaspettatamente di mettersi in discussione, sono all’inizio un po’ dubbiosi: Juliette (Maud Wyler) sulla sua volontà d’indipendenza, il capitano Perdrix (Swann Arlaud) sul suo senso di responsabilità, Thérèse (Fanny Ardant) sull’idea del grande amore...
E’ vero, ma i personaggi vivono anche in equilibrio, certo un equilibrio non sempre semplice o che guardi al futuro, ma che esiste. La famiglia Pedrix per esempio è formata da diversi individui, ognuno con un suo mondo tutto particolare, ma vivono tutti insieme e abbastanza bene; secondo me la famiglia Pedrix non è una famiglia anormale. Dato che i problemi non sono risolti, quello che succede dopo l’arrivo di Juliette e tutto lo sconvolgimento che questo crea, accelera il modo con cui ogni personaggio si confronta con se stesso.

Nel film rappresenta molti cliché, capovolgendoli.
Il fatto di avere dei gruppi di personaggi ben riconoscibili fin dall’inizio (tra l’altro sono in divisa: i poliziotti, i nudisti, le persone che rappresentano le battaglie storiche...), e con dei mondi molto forti e autonomi, mi ha permesso di produrre dei cambiamenti di direzione, di giocare con questi codici e di usarli in modo diverso.

C’è da un lato “colui che si costituisce”, che dice la verità solo quando dichiara il falso, e dall’altro i nudisti rivoluzionari che si vogliono disfare di tutto ciò che è superfluo. L’idea principale, seguendo la direzione presa dai personaggi principali, è quella di far riflettere, a costo di riadattare i codici di genere.

Nel caso dei poliziotti, per esempio, non siamo come in un film poliziesco in cui gli sbirri infrangono la legge. E’ esattamente il contrario: siamo in una sfera molto più intima, in cui per esempio, la scena della riunione di servizio ricorda una seduta di psicoanalisi collettiva.

Utilizza molto la musica.
Sono sempre stato appassionato di messa in scena: tutto quello che permette di raccontare una storia senza utilizzare il dialogo, come l’immagine, l’inquadratura… Quando si racconta una storia si deve riuscire a trasmettere le emozioni e l’uso della musica aiuta molto. La musica deve essere adatta a ogni sequenza e, nonostante l’uso di adattamenti musicali di generi diversi, da Gérard Manset e Niagara a Vivaldi e Grieg... nel film ne risulta una certa coerenza generale.

La scelta d’impiegare la musica faceva parte di un progetto avventuroso e della volontà di proporre con la musica lirica la grandezza, l’immensità, quindi una musica che prende molto spazio.

Tutte queste musiche sono fedeli alla colonna sonora di Julie Roué, compositrice della musica che accompagna il film.

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(Tradotto dal francese da Laura Pacini)

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