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BIOGRAFILM 2019

Mads Brügger • Regista di Cold Case Hammarskjöld

“Adoro i misteri che rifiutano di essere demistificati”

di 

- Abbiamo parlato con il giornalista e filmmaker danese Mads Brügger del suo doc premiato al Sundance, Cold Case Hammarskjöld, e ora in concorso al Biografilm di Bologna

Mads Brügger • Regista di Cold Case Hammarskjöld
(© Roberto Baglivo)

Il giornalista e filmmaker danese Mads Brügger indaga sul misterioso incidente aereo in cui nel 1961 perse la vita il segretario dell’ONU Dag Hammerskjöld in Cold Case Hammarskjöld [+leggi anche:
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intervista: Mads Brügger
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, un film-inchiesta premiato per la miglior regia al Sundance e attualmente in concorso al Biografilm di Bologna (7-17 giugno), dove abbiamo incontrato il regista.

Cineuropa: Come si è interessato alla storia di Hammarskjöld e come è entrato in scena l’investigatore privato Göran Björkdahl?
Mads Brügger:
E’ cominciato tutto per caso, nel 2011, quando lessi un articolo su Göran che era alla ricerca degli ultimi testimoni locali dell’incidente. Lo invitai a incontrarci in Danimarca, anche per capire se fosse un mitomane che crede alle teorie di cospirazione più assurde, e invece ho trovato una persona molto logica, razionale, che guarda le cose con lo giusto scetticismo, lo svedese più svedese che ci sia. C’era questa misteriosa lastra di metallo ritrovata da suo padre e c’erano le testimonianze della popolazione locale, così ho pensato ci fosse una storia dietro. Quando andai all’Istituto cinematografico svedese a illustrare il progetto, la persona con cui parlai era quasi commossa, perché trovava singolare che un uomo danese volesse fare un film su Hammarskjöld, che in Svezia è chiamato “il signore della pace”: così mi hanno dato i soldi per fare il film. All’inizio pensavo che fosse un progetto semplice e che si sarebbe concluso presto, invece è diventata un’impresa titanica con molti dubbi, domande e momenti di disperazione.

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La storia rimane essenzialmente senza un finale. Quando e perché ha deciso di terminare le riprese e chiudere il film?
Dopo sette anni di indagini dovevamo mettere un punto, i finanziamenti stavano saltando. Ci sono voluti tanti anni per dimostrare che un’organizzazione come SAIMR (Istituto Sudafricano di Ricerca Marittima) era davvero esistita nella forma mostrata nel film, è stata una notizia che ha dato la svolta. Se avessimo voluto fare il passo successivo, ci sarebbero voluti ulteriori finanziamenti e l’accesso a entità governative, in particolare per verificare il presunto programma di vaccinazione di massa di cui parla il testimone chiave Alexander Jones. Adoro i misteri che rifiutano di essere demistificati, parte di me vorrebbe continuare a indagare. Di fatto, continuo ad acquisire dati ancora oggi: di recente ho appreso che Keith Maxwell (sedicente commodoro di SAIMR, ndr) aveva una figlia, che si è laureata in giornalismo a Capetown e che era convinta che suo padre facesse il medico.

Lei, come regista-giornalista-investigatore, entra completamente nella storia che racconta. Qual è l’importanza di partecipare fisicamente a un film del genere?
All’inizio non pensavo di partecipare al film, l’unico protagonista doveva essere Göran, ma lui è estremamente introverso, quindi ho capito che dovevo esserci io nel film per fargli da contrappunto. Poi mi sono reso conto che se non ci fosse stata una guida, un film di questo genere, dove lavori su montagna di dati in tutte direzioni, sarebbe diventato troppo pieno di voci e narrazioni. Così ho pensato anche di ricorrere alle due segretarie, che sono diventate un avatar del pubblico: quando spiegavo loro le scene, chiedevo di fare domande, se ne avevano. Il loro ruolo è stato importante, mi hanno aiutato a trovare il linguaggio giusto per spiegare la vicenda a chi ne era completamente all’oscuro. Le loro domande erano assolutamente brillanti e pertinenti, mi sono state di grande aiuto per orientarmi in fase di montaggio.

Quali conseguenze ci sono state finora dopo l’uscita del film? Riguardo alla morte di Hammarskjöld, che sviluppi ci sono stati?
Intanto abbiamo facilitato l’incontro tra i rappresentanti dell’ONU che seguono l’inchiesta e Alexander Jones, che nel frattempo ha lasciato il Sudafrica. L’incontro è avvenuto a Stoccolma qualche settimana fa. Jones ha raccontato quello che sapeva di SAIMR e Hammarskjöld. Questo porterà a un nuovo rapporto che sarà probabilmente pubblicato questa estate, e pare che le Nazioni Unite siano propense ad accreditare la tesi che Hammarskjöld sia stato ucciso per cospirazione. Il problema è che gli attori principali della vicenda, la Gran Bretagna e il Sudafrica, sono riluttanti a rivelare i documenti in loro possesso riguardo alla morte di Hammarskjöld. Ancora non è spiegato come questi documenti siano spariti dagli archivi del Sudafrica, dove erano depositati. Prima ancora di chiederci chi è stato, dovrebbero venir fuori quelle carte. Il mio timore è che non si giungerà mai a una conclusione definitiva.

E riguardo all’inquietante programma di vaccinazioni emerso durante le indagini?
Nel film è presente la documentazione oggettiva che la SAIMR avesse in progetto di eseguire un possibile olocausto tra le popolazioni nere, abbiamo due testimonianze. Ma non sappiamo perché e da chi fosse finanziato un progetto di questo tipo. Per saperlo ci vorrebbe uno sforzo più in alto, a livello governativo. Intanto, parlarne rivela un crimine che non può essere tenuto nascosto.

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