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VENEZIA 2019 Sconfini

Elisa Amoruso • Regista di Chiara Ferragni – Unposted

"Mi interessava moltissimo analizzare la rivoluzione tecnologica, economica e culturale portata dai social"

di 

- VENEZIA 2019: Abbiamo conversato con Elisa Amoruso, regista del chiacchierato documentario Chiara Ferragni – Unposted, proiettato a Venezia nella sezione Sconfini

Elisa Amoruso  • Regista di Chiara Ferragni – Unposted

Cineuropa ha posto alcune domande ad Elisa Amoruso, regista di Chiara Ferragni – Unposted [+leggi anche:
trailer
intervista: Elisa Amoruso
scheda film
]
, proiettato a Venezia nella sezione Sconfini, in particolare sulla natura del progetto e sui suoi obiettivi.

Cineuropa: Come nasce il film?
Elisa Amoruso: Sono stata chiamata da Francesco Melzi D'Eril della Memo Film. Mi conosceva per i miei documentari precedenti, i quali erano spesso ritratti di donne. Così, mi ha preso in considerazione come possibile regista. Abbiamo organizzato poi un incontro con Chiara Ferragni a Milano: è andato molto bene e ci siamo trovate a lavorare insieme.

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Per quanto tempo ha seguito la Ferragni? Come ha strutturato il lavoro?
Come ogni documentario, la costruzione drammaturgica non può prescindere dalla vita del protagonista. Abbiamo scelto con Chiara e Fabio Maria Damato [il suo manager] quali fossero gli eventi più importanti della sua vita. Abbiamo iniziato con le nozze a Noto il 1º settembre e poi seguito le sue attività per quasi un anno, soprattutto quelle professionali. Mi interessava molto raccontare il suo lavoro: le persone in genere credono che Chiara faccia solo delle foto e guadagni milioni di euro. Non è assolutamente così! La sua vita è molto impegnativa: viaggia continuamente, è l'amministratrice delegata di due aziende, è una businesswoman a tutti gli effetti! Questo aspetto meno raccontato sui social mi appassionava ed è stato preponderante nel film.

Com'è cambiata la sua percezione della figura dell'influencer dall'inizio alla fine della lavorazione?
All'inizio, sapevo molto poco della vita degli influencer. Sono appassionata di cinema, arte, letteratura e meno di moda. Ho scoperto questa figura a poco a poco, in itinere. Mi interessava moltissimo analizzare la rivoluzione tecnologica, economica e culturale portata dai social. È un grande cambiamento della comunicazione di massa che mi affascina molto: abbiamo quindi intervistato scrittori, giornalisti, sociologi, professori universitari che ci hanno illuminato sulla natura di questa rivoluzione. Qualcuno ha giustamente detto che “gli influencer sono sempre esistiti”, anche se con la rivoluzione digitale questa figura si è istituzionalizzata. Non so se sia cambiata la mia percezione dall'inizio del film ad oggi. Posso dire però che ormai questa figura va diffondendosi in tantissimi campi ed è un mestiere a tutti gli effetti. Chiara ha superato questo ruolo, non è più solo influencer ma gestisce anche due aziende come imprenditrice digitale.

Quali criticità ha riscontrato nel corso della lavorazione?
Il primo punto di criticità riguarda l'instaurare un rapporto di fiducia tra il soggetto che si racconta ed il regista. Con Chiara, devo dire che c'è stata una connessione molto forte fin dall'inizio. Sulla base di questa fiducia, si è molto lasciata andare – le ho chiesto qualunque cosa nel corso delle interviste, veramente – non si è mai tirata indietro. Non ho riscontrato le criticità che ho avuto con altre persone più lontane dal mio mondo: ad esempio, è stato più difficile trovare un terreno comune con una pescatrice di Marina di Carrara che non con Chiara. A parte ciò, abbiamo avuto problemi a girare a New York: ha piovuto troppo. E, infine, abbiamo accumulato tantissimo girato, oltre 100 ore: è stato difficile condensare tutto negli 85 minuti finali.

A chi è indirizzato principalmente il film? Che reazioni si aspetta dal pubblico?
Ovviamente partiamo dal pubblico dei follower di Chiara, 17 milioni di persone. La mia volontà è tuttavia quella di allargare il cerchio, anche per sfatare alcuni pregiudizi che ci sono su di lei. Questa è una battaglia personale che porto avanti: avere dei pregiudizi è sempre sbagliato. Ogni volta che ho avuto occasione di raccontare storie che ruotavano intorno a pregiudizi diffusi, per me è stata sempre una grande sfida. In questo senso il film è in linea con i miei lavori precedenti. In genere, mi piace raccontare storie di successo al femminile dove, nonostante le difficoltà, vengono raggiunti obiettivi importanti.

Nuovi progetti in cantiere?
Sì, iniziamo il 20 settembre le riprese di un film di finzione, prodotto dalla Bibi Film. Al momento si intitola Maledetta primavera: spero riusciremo a mantenere sia il titolo, sia la canzone omonima. È un romanzo di formazione: la protagonista ha 13 anni e i suoi genitori sono interpretati da Micaela Ramazzotti e Giampaolo Morelli.

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