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VENEZIA 2019 Orizzonti

Peter Mackie Burns • Regista di Rialto

“Quest’uomo prova una sofferenza tanto grande da smarrire la sua identità”

di 

- VENEZIA 2019: Peter Mackie Burns ha parlato con Cineuropa del suo film selezionato in Orizzonti Rialto, che non ha nulla a che fare con il ponte di Venezia

Peter Mackie Burns  • Regista di Rialto

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, il nuovo film di Peter Mackie Burns, è stato presentato nella sezione Orizzonti della Biennale di Venezia. Il protagonista, interpretato da Tom Vaughan-Lawlor, è un 46enne di Dublino che perde il controllo della propria esistenza in seguito alla morte del padre. La pellicola è un adattamento dell’opera teatrale Trade di Mark O'Halloran.

Cineuropa: Il suo film è un adattamento dell’opera teatrale Trade di Mark O’Halloran; che cosa l’ha colpita di quel lavoro?
Peter Mackie Burns: Non l’ho mai vista.

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Allora come ha avuto l’idea di questo progetto?
Avevo già collaborato con il mio produttore, Tristan Goligher, di The Bureau Films, per il mio primo film, Daphne [+leggi anche:
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. Mi ha chiesto se avessi mai sentito parlare di questo scrittore, di Mark O’Holloran, e la risposta è stata affermativa, perché sono un fan del regista Lenny Abrahamson e di Mark, che ha scritto Adam and Paul e Garage [+leggi anche:
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. Sono due grandi pellicole. Quando ho sentito che proprio Mark stava scrivendo la sceneggiatura sono stato preso dall’entusiasmo. L’ho letta e l’ho trovata davvero gradevole. Dopodiché l’ho incontrato.

Che cosa l’ha convinta così tanto della sceneggiatura? Si tratta di questa storia di sofferenza, della storia di un uomo che si è smarrito?
Penso che mi abbiano convinto tutti questi aspetti. Adoro Chekhov e, so che potrà suonare un po’ pretenzioso, ma Carver e Chekhov sono probabilmente i miei scrittori preferiti perché nelle loro storie i protagonisti di grandi eventi sono delle persone comuni. Ecco, l’esistenza di quest’uomo sta andando completamente in pezzi nel giro di soli cinque giorni.

Suo padre muore, il suo matrimonio fallisce e lui tortura il figlio da un punto di vista psicologico.
Distrugge il figlio. L’aspetto interessante della sceneggiatura per me è che tratta il tema dell’identità. Quest’uomo prova una sofferenza tanto grande da smarrire la sua. Diventa come su padre, come quella persona che l’ha bullizzato per anni. Assume il ruolo di patriarca della famiglia, forse involontariamente.

Crede che accada l’inevitabile?
Spero di no. È un uomo ormai alla frutta, che incontra un giovane ragazzo e se ne infatua. Non è omosessuale. Ciò che ho trovato davvero interessante è che la storia non ci parla di un uomo che fa coming out, o che potrebbe addirittura scoprire di essere omosessuale in futuro. Ho pensato di non aver mai visto un film del genere, in cui due uomini riescono a trovare uno spazio utile per dialogare.

È anche interessante notare che entrambi, pur intrattenendo una relazione di carattere sessuale, sono anche sposati.
Aggiungerei che entrambi sono padri. Il giovane Jay è un personaggio di vecchio stampo, bisessuale fino in fondo. In questo spazio sono entrambi genitori ed entrambi sono padri e figli, sono vittima e carnefice. Ho pensato che tutto questo fosse davvero accattivante. Colm invece, il personaggio centrale, non sa più chi sia.

Anche in Daphne uno dei personaggi principali non riesce più a mantenere le redini della sua vita, ma si respira un’atmosfera più rilassata. Perché questa volta invece non ha enfatizzato la parte ironica della storia?
Credo che ci sia dell’ironia nel film, ma è un’ironia tipicamente celtica. Ci sono giochi di parole, c’è dell’umorismo nero e, chi ha familiarità con la cultura celtica, lo riconoscerà.

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(Tradotto dall'inglese da Emanuele Tranchetti)

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