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IL CAIRO 2019

Andrei Gruzsniczki • Regista di Zavera

"In un certo senso, tutti i miei film parlano di fiducia"

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- Cineuropa ha incontrato il regista rumeno Andrei Gruzsniczki per parlare del suo terzo film, Zavera, presentato in anteprima mondiale nel Concorso internazionale del 41° Cairo Film Festival

Andrei Gruzsniczki  • Regista di Zavera

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, proiettato in anteprima mondiale nel Concorso internazionale del 41° Cairo Film Festival, è quello che si potrebbe definire un tipico psicodramma familiare rumeno. La vicenda ruota attorno a Stefan, il quale assiste alla morte del suo migliore amico e socio in affari, Nick, durante un viaggio in bicicletta. Presto, egli scopre che Nick, in realtà, non era il bravo manager e marito che faceva credere di essere, e così Stefan inizia anche a dubitare delle intenzioni di tutte le altre persone che crede di conoscere bene. Ne abbiamo parlato con il regista del film, Andrei Gruzsniczki.

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. Perché è servito così tanto tempo per realizzare Zavera? È un film abbastanza modesto, con un solo attore protagonista.
Andrei Gruzsniczki: In origine, la storia avrebbe dovuto includere otto personaggi principali, e si sarebbe dovuta svolgere nell’arco di un’unica giornata. La vicenda avrebbe dovuto avere luogo in una villa grandiosa, con la servitù e tutto il resto. Aveva unità temporale, di luogo e d’azione.

Come una tragedia greca?
O come Festen - Festa in Famiglia di Thomas Vinterberg. Non sono riuscito a raccogliere abbastanza denaro per quel progetto, così mi sono concentrato su un unico personaggio e sul suo amico defunto. Tuttavia, mi sono fissato sul numero otto: nel film mostro, in parti separate, otto giorni della vita di Stefan dopo la morte di Nick. La sequenza d’apertura, con i due amici che corrono in bicicletta, è semplicemente un preambolo. Stefan deve trovare un modo per convivere con la morte del suo amico e per risolvere i problemi nei quali ha trascinato la loro società, e per questo inizia una nuova vita. Alla fine, si ritroverà a condurre la sua vecchia vita, solo in maniera un po’ diversa. Stefan ha 50 anni, età nella quale – secondo Carl Gustav Jung – la vita di un uomo raggiunge l’apice, per poi proseguire in discesa. Per questo deve scegliere la prossima mossa da fare.

Dopo aver scoperto la vita segreta di Nick, Stefan perde fiducia nell’amico, e inizia a chiedersi se può fidarsi della sua famiglia e dei suoi amici. Questo tema è importante per lei?
In un certo senso, tutti i miei film parlano di fiducia: il mio primo film, The Other Irina, parlava della fiducia tra uomo e donna, mentre il secondo parlava della fiducia durante l’era comunista. In Zavera, questo concetto si orienta molto verso la ricerca della verità ultima, che non può essere scoperta, poiché non esiste.  

Stefan ha molta carne al fuoco.
Stefan è combattuto tra l’aiutare i suoi figli e sostenere sua madre che sta invecchiando. Il tutto è doppiamente difficile, visti anche i suoi problemi interiori. I primi cinque giorni dopo la morte di Nick rappresentano i cinque stadi del dolore, che vengono rappresentati attraverso costumi di colori e forme differenti; inoltre, in ogni parte è presente una scena che mette a nudo lo stato d’animo di Stefan: per esempio, quando fallisce nel tentativo di negoziare o di essere duro come Nick. Volevo che il pubblico capisse che Stefan sta cercando di evolversi nella versione migliore di se stesso.

È un processo difficile.
Prima di tutto, egli reagisce in maniera molto tranquilla, discreta. Questo è il modo in cui i rumeni gestiscono le emozioni: teniamo dentro i nostri sentimenti e non li esprimiamo in modo eclatante. In Occidente, le persone cercano di trattenere i sentimenti per poi esprimerli, mentre noi siamo un po’ diversi; anche se, devo dirlo, dipende dalle circostanze. Ho girato con un team rumeno per una produzione americana, e i membri della mia troupe non hanno fatto altro che urlarsi contro per tutto il tempo. Gli americani ci hanno chiesto perché fossimo così arrabbiati gli uni con gli altri, ma in realtà non lo eravamo – è semplicemente il modo in cui parliamo; tuttavia, non volevo mostrare questo lato di noi. Anche Stefan sta cercando di comportarsi in modo appropriato e corretto: per esempio, fa la raccolta differenziata, anche se, come vediamo, tutta la spazzatura finisce comunque nello stesso contenitore.

Deve essere difficile per un regista presentare un personaggio che affronta in modo discreto una situazione estremamente difficile.
Io ricorro al black humor, che funziona molto bene in Romania. Inoltre, mantengo Stefan in conflitto perenne con gli altri, e riesco a creare una certa tensione mantenendo il pubblico in costante contatto con lui. Ci sono alcune scene ripetitive o lente: ne è un esempio la scena nella quale il protagonista aspetta il caffè, la quale permette anche al pubblico di riflettere sulla propria vita.

Che progetti ha, ora che Zavera è stato presentato in anteprima?
Sto ultimando il mio quarto film, Beyond Dust. Prevedo di ultimare il montaggio a dicembre e di avere il film pronto a gennaio. È ambientato in una Romania rurale, e i protagonisti principali sono due uomini sugli ottant’anni.

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(Tradotto dall'inglese da Gaia De Antoni)

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