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BERLINALE 2020 Concorso

Stéphanie Chuat e Véronique Reymond • Registe di My Little Sister

"Tagliamo sempre l'erbaccia nel nostro giardino dell'amicizia"

di 

- BERLINALE 2020: Abbiamo parlato con Stéphanie Chuat e Véronique Reymond, il duo registico dietro il titolo in concorso My Little Sister

Stéphanie Chuat e Véronique Reymond  • Registe di My Little Sister

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, in cui i due protagonisti, i gemelli Lisa e Sven (interpretati da Nina Hoss e Lars Eidinger) sono costretti a fare i conti con una grave patologia, Stéphanie Chuat e Véronique Reymond forniscono ottime ragioni per cui bisognerebbe trovare la propria anima gemella, impresa in cui le due tra l’altro, come Cineuropa ha scoperto, sono già riuscite. Il film è stato presentato in anteprima nell’ambito del concorso del 70° Festival di Berlino.

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Cineuropa: Come lavorate insieme? Ogni volta che abbiamo posto questa domanda a una coppia di co-registi i nostri interlocutori ci hanno fornito risposte differenti. Tra l’altro siete anche cresciute insieme!
Véronique Reymond:
Fin dall’inizio, quando eravamo solo bambine, condividevamo la stessa passione per il teatro. Eravamo solite mettere in scena dei piccoli spettacoli, anche in strada, e il tutto si è poi trasformato in una professione. Avevamo iniziato a lavorare come attrici, ma ci divertiva creare insieme, senza neanche mai decidere chi avrebbe fatto cosa, perché per noi era tutto molto dinamico – questo è il modo migliore per far sì che una relazione rimanga sempre molto viva. Ognuna ha la sua vita, ma il nostro legame è molto forte. Quando si è capaci di condividere la propria esistenza con qualcuno che si può definire un’anima gemella, beh, credo che tutto sia più allegro. Mi piace viaggiare in autobus vicino a lei, guardare chi mi sta intorno e inventare delle storie sulle loro vite. Potremmo passare un pomeriggio intero a farlo.

Stéphanie Chuat: Qualche volta possiamo anche discutere animatamente. Uno dei vantaggi delle cooperazione a lungo termine è il fatto che ognuna impara a servirsi dei punti di forza dell’altra. Siamo molto diverse; eccelliamo in settori diversi e in un mondo del genere, che ogni tanto può essere molto egoista, questo è un vero regalo. Credo che abbiamo mostrato l’importanza di avere un legame simile a quello che vi è tra me e Sven in ogni nostra pellicola. Ci conosciamo da più di trent’anni, ma tagliamo costantemente l’erbaccia nel nostro “giardino dell’amicizia”. È fondamentale mantenerlo sempre immacolato.

È divertente che Lisa abbia iniziato a lavorare a uno spettacolo teatrale su Hansel e Gretel ed eccoli qui, con gli oscuri boschi della favola rimpiazzati da una Svizzera mozzafiato.
S.C.:
In Svizzera ci sono tanti convitti come quello nel film [gestito dal marito di Lisa]. Si tratta di luoghi che danno la sensazione di essere quasi “sterili” ed eravamo interessate a parlarne perché viviamo in questa nazione, vediamo questo genere di persone e, ciò nonostante, non entriamo mai in contatto con nessuna di loro. Quindi adesso abbiamo potuto almeno andare un po’ più a fondo della questione. Ci piaceva il contrasto tra questo aspetto e il conflitto interiore di Lisa, e desideravamo che la nostra cinepresa potesse riflettere la sua inquietudine.

V.R.: Ci si può anche perdere in questa bellezza. Puoi essere molto più felice in un appartamento disordinato, simile a quello della madre di Lisa. È una storia d’amore, ma i due amanti sono un fratello e una sorella, quindi non possono separarsi o divorziare. Solo una malattia o la morte possono frapporsi tra loro. Tuttavia, per separarsi sul serio bisogna crescere. Questo è un elemento interessante per i nostri personaggi.

Entrambe venite dal mondo del teatro, tuttavia, quando qualcuno vuole esprimere una passione del genere in una pellicola, generalmente il risultato è piuttosto piatto. Questa è stata una sfida per voi?
S.C.:
Sì, lo è stata, perché in molti, indipendentemente che si trattasse di produttori o finanziatori, ne hanno avuto paura. Tuttavia, noi veniamo dall’interno seguendo Sven, un attore che si sente più vivo sul palco che in qualsiasi altro momento della sua vita. Michel Bouquet, protagonista del nostro primo film, The Little Room, aveva 83 anni allora e ci disse: “Voglio continuare a recitare finché avrò vita; voglio morire sul palco”. Questo non è un “film sul teatro”, ma solo qualcosa che si trova nel cuore di Sven, che poi si trasforma in una storia su questa famiglia.

Cosa mi dite invece dell’autorealizzazione? Virginia Wolf diceva che ogni donna ha bisogno di uno spazio tutto per sé, ma Lisa ha solo un muro tappezzato di post-it.
V.R.:
Suo fratello è riuscito a realizzare il suo sogno prima di ammalarsi. Tuttavia, lei rinuncia al suo non solo a causa della sua famiglia, ma anche per diventare la “prima donna” del convitto, rendendosi conto improvvisamente di essere nel posto sbagliato. Questo è il suo viaggio per tornare ad essere se stessa, sebbene sia più rischioso, anche da un punto di vista finanziario. Noi donne conosciamo questa sensazione. Improvvisamente ci si sposa e arrivano dei figli e tutto diventa una questione di chi abbia più successo e di chi stia facendo di più. Tutto ruota intorno al denaro. Ci si aspetta che le donne facciano un passo indietro, ed ecco che quelle carriere che avevano sempre desiderato non si concretizzano mai. Abbiamo amiche che si trovano in una situazione simile e sono molto frustrate.

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(Tradotto dall'inglese da Emanuele Tranchetti)

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