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HOFF 2020

Mart Sander • Regista di Eerie Fairy Tales

"L'horror esprime emozioni profonde e la paura è la più profonda di tutte"

di 

- Abbiamo parlato con Mart Sander, regista di Eerie Fairy Tales, dopo la sua vittoria all'Haapsalu Horror and Fantasy Film Festival

Mart Sander  • Regista di Eerie Fairy Tales
Il regista Mart Sander nei panni di uno dei personaggi del suo film Eerie Fairy Tales

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, è stato nominato vincitore del primo concorso estone per film di genere all’Haapsalu Horror and Fantasy Film Festival (HOFF, 8-10 maggio), con una menzione speciale a Chasing Unicorns di Rain Rannu – come deciso dagli studenti della Läänemaa High School, online a causa della pandemia. “Il fatto che questi giovani adulti abbiano scelto un film piuttosto lento, con poca azione, violenza, sesso o sangue, dimostra che la nuova generazione ha buon gusto”, afferma Sander. “HOFF è l’unico festival al quale non sono mai mancato. Sono sempre stato il primo sul posto e l’ultimo ad andarsene. Nasci in questo festival e lì muori – non te ne vai mai! Mi manca davvero molto”.

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. È per questo che anche lei ha deciso di produrne uno proprio?
Mart Sander: Innanzitutto, mi sono sempre piaciuti i film horror o le serie tv come Alfred Hitchcock Presents – sin da bambino. Sono anche molto pragmatico. Ho prodotto un paio di cortometraggi, giacché sto facendo il mio dottorato di ricerca alla Baltic Film and Media School, e ho compreso che ci sono due modi per dargli visibilità: produrre di nuovo questo tipo di serie TV, che sfortunatamente sembra troppo costoso, o eventualmente trasformarla in un film. Volevo che ci fosse una certa connessione tra loro, così ho reintrodotto la tradizione di avere un “narratore” nel film, che li presentasse tutti. Ora è praticamente dimenticato e probabilmente è una delle ragioni per le quali questa giovane giuria ha deciso di premiare il mio film. Per loro, era qualcosa di nuovo!

Cosa le piace, o le piaceva, dell’horror “retro”?
Devo dire che non sono affatto cambiato rispetto a come ero durante l’infanzia. I miei gusti sono rimasti esattamente gli stessi. Mi ricordo di aver visto il mio primo film horror all’età di circa cinque anni – era The Saragossa Manuscript [del regista polacco Wojciech Hass].

Non l’ho mai considerato un film horror.
Se hai cinque anni lo è! Vivevamo vicino a questo vecchio cinema e conoscevo tutte le signore che vi lavoravano. Mi facevano sempre entrare gratuitamente. The Saragossa Manuscript è molto lungo, e verso la metà del film mia madre si è accorta che ero molto spaventato. Ha detto “dobbiamo andare via” ed io non volevo! Dopo, ha scritto una lettera di reclamo al cinema, sostenendo che non mi avrebbero dovuto far entrare. Non sono riuscito a dormire per le due notti successive, e il terzo giorno, mi sono intrufolato di nuovo e l’ho visto un’altra volta.

Poi ho scoperto i film di Roger Corman, tutte questi adattamenti di Edgar Allan Poe. Non mi piacciono molto i film slasher o splatter, sebbene io apprezzi i gialli italiani e tutte le produzioni di Mario Bava. Sono visivamente molto allettanti, ma mi fanno anche ridere – sono molto trash! Mi piace guardare un film e godere di quell’atmosfera gotica.

È un genere che certamente lascia spazio all’esagerazione e all’immaginazione. Si direbbe che lei non sia così limitato, vero?
Questi film sono considerati i poveri orfani del cinema, ma è il genere che ha contribuito maggiormente all’avanzamento tecnico dei film. L’horror è alla continua ricerca di nuovi metodi per esprimere emozioni profonde, e la paura è la più profonda di tutte. Dovremmo essere grati per ciò che ci ha dato. Ha reso il cinema mainstream quello che è oggi!

È interessante il fatto che ha menzionato Corman prima, lui ha sempre incoraggiato le persone a fare più lavori sul set. In Eerie Fairy Tales, lei era regista, scrittore e uno dei produttori, l’addetto al suono, al montaggio e anche alla produzione e all’art design!
Non mi fido di nessuno, o forse solo del mio staff tecnico – certamente non avrei potuto girare il film da solo. Avrei impiegato più tempo per spiegare ad altri come agire piuttosto che per farlo da solo. In ogni caso, avevo già tutto in mente. Credo che alla fine ogni regista brami la possibilità di afferrare i propri amici, la propria videocamera Super 8 e urlare “Hey, facciamo un film!”. Questa è la parte divertente. Ma poi cresci e inizi ad usare i soldi di altre persone, cosa che personalmente non faccio – finanzio sempre autonomamente i miei progetti. Mi dà una certa libertà. Ho tutto sotto controllo e posso beneficiarne.

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(Tradotto dall'inglese da Chiara Morettini)

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