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VENEZIA 2020 Orizzonti

Giovanni Aloi • Regista di Allons enfants

"Questo non è un film di Parigi in cui le persone si baciano davanti alla Torre Eiffel, è Parigi in tenuta da guerra"

di 

- VENEZIA 2020: Giovanni Aloi ci parla del suo film selezionato in Orizzonti Allons enfants, che ritrae Parigi come una città frequentata da soldati armati fino ai denti, pronti a combattere

Giovanni Aloi • Regista di Allons enfants
(© La Biennale di Venezia/Foto ASAC/Giorgio Zucchiatti)

Presentato quest’anno nella competizione Orizzonti della Mostra del Cinema di Venezia, Allons enfants [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Giovanni Aloi
scheda film
]
– del regista italiano, residente a Parigi, Giovanni Aloi – presenta una prospettiva differente della sua città, frequentata da soldati armati, pronti all’azione.

Cineuropa: Cosa ti ha dato l’idea di raccontare la storia di questi soldati, in lotta contro il terrorismo tra i civili nel cuore di Parigi?
Giovanni Aloi:
Vivo a Parigi, nel 2015 andai via e tornai il giorno dopo gli attacchi al Bataclan. La città era cambiata – c’erano poche persone in strada, la metropolitana era praticamente vuota, Montparnasse sembrava una città fantasma. Per farla breve, quella città rumorosa sembrava più o meno post apocalittica. Dopo vidi queste persone in uniforme, molto giovani, pattugliare le strade con armi pesanti, aspettando che succedesse qualcosa. Cominciai a osservarle. Ci ho visto una storia in tutto ciò, iniziai a fare delle ricerche ed eccoci qua.

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Il tuo protagonista, il giovane Leo, dice alla madre che non può discutere del suo lavoro. Come hai ottenuto le informazioni che ti servivano?
Ho intervistato coloro che hanno lasciato l’esercito e potevano raccontare le loro esperienze. In seguito, insieme al mio co-scrittore Dominique Baumard abbiamo incorporato le loro esperienze nella storia. Un esempio autentico è il personaggio recitato da Leïla Bekhti – il sergente Coline – e la misoginia che ha trovato in questo ambiente pieno di testosterone. Ciò che non sapevamo a quel tempo è che Coline sarebbe stata anche incinta, perché Leïla stessa rimase incinta. Ne siamo venuti a conoscenza un mese prima dell’inizio delle riprese. Ma lo ha abbiamo aggiunto alla storia, la quale penso sia diventata più interessante.

Questi ex soldati che hai intervistato, cosa fanno adesso che hanno lasciato il servizio?
Be’, uno di loro ha lavorato con noi sul set, aiutato gli attori a muoversi e maneggiare le loro armi nel modo giusto, anche correggendoli nel linguaggio – c’è tanto slang nel modo in cui parlano, e durante le mie interviste, ho ascoltato a fondo in modo da portare autenticamente la loro parlata nel film. Questo uomo ha continuato a lavorare in altre produzioni cinematografiche da allora, penso come assistente alla produzione. Il set cinematografico si avvicina all’esercito, sai – devi essere molto preciso.

Come hai avuto l’autorizzazione per filmare nelle strade con questi personaggi in uniforme e armati?
La pre-produzione è stata molto difficile. Filmare alcune di queste situazioni nel bel mezzo della città, una città traumatizzata da quegli attacchi, non era semplicemente permesso. Ci sono stati tanti cambi e negoziazioni con le autorità responsabili lungo la strada. Non abbiamo potuto utilizzare la vera base militare ovviamente, ma abbiamo utilizzato una vecchia che adesso è un orfanotrofio. Ho faticato tanto per ottenere le immagini che volevo. Questo non è un film di Parigi dove le persone si baciano di fronte alla Torre Eiffel, è una Parigi in uniforme da guerra, tipo fantascienza ma molto reale.

Come spiegheresti il titolo? Cos'è per te la terza guerra?
A mio parere, dopo la seconda guerra mondiale, siamo ancora in guerra – una lunga guerra costante. C’è sempre una guerra in atto, e questo è un episodio di questa guerra, proprio a Parigi. Anche se il mio titolo mi piace, è sempre una domanda delicata quando la ricevo e devo pensare nuovamente.

Hai mai prestato qualche servizio militare?
No. I miei genitori mi dissero “devi studiare, altrimenti dovrai andare nell’esercito!”, ero molto spaventato da ciò. Non ero un bravo studente, ho anche dovuto ripetere un anno, ma alla fine ci sono riuscito. E oggigiorno, finalmente, i miei genitori sono fieri di me. Attualmente sono in un piccolo borgo marinaro in Liguria, vicino a Genoa, e stanno raccontando a tutti del loro figlio famoso – il regista – che adesso è Venezia. Sono andato a trovarli settimana scorsa e tutti mi hanno acclamato. Molto bello.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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