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Italia

Giancarlo Leone • Presidente, APA-Associazione Produttori Audiovisivi

“Occorre gioco di squadra tra sala e streaming”

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- Il presidente dell’associazione spiega il suo punto di vista sul futuro della produzione dopo la crisi che sta cambiando le abitudini di consumo

Giancarlo Leone • Presidente, APA-Associazione Produttori Audiovisivi

“Il cinema italiano non andava bene già prima”: con queste parole, dette durante l’incontro virtuale “Cinema in cerca di nuove ispirazioni: quale il futuro dell’ecosistema audiovisivo in Italia dopo il Covid?” (leggi l’articolo) tenutosi lo scorso 12 gennaio, Giancarlo Leone, presidente dell’Associazione Produttori Audiovisivi (APA), ha portato il suo punto di vista fuori dal coro ottimistico della maggior parte degli interventi. A margine dell’incontro Cinema & Video International ha voluto approfondire alcune questioni da lui poste.

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Cinema & Video International: Presidente Leone, lei dunque non crede che la ripartenza delle sale possa essere affidata al prodotto italiano?
Giancarlo Leone: Per compiere una analisi completa della situazione bisogna avere il coraggio di analizzare la situazione precedente. Solo guardando indietro si può capire meglio come affrontare al meglio il futuro. Rimuovere uno stato di criticità nel rapporto tra prodotto e fruizione non giova. Sono certo che il prodotto italiano potrà trainare la ripartenza, ma occorre una maggiore capacità di intercettare la domanda del pubblico che, altrimenti, sarà difficilmente recuperabile. Dunque ripartiamo dalle nostre produzioni, ma ricordiamoci che il pubblico che tornerà nella sale, mi auguro il prima possibile, è sempre più esigente e che le abitudini di consumo in questo ultimo anno si sono ulteriormente modificate anche a causa della dolorosa chiusura delle sale cinematografiche. Non basta pertanto richiamare la necessità di credere nel cinema italiano (lo dice chi ne è stato per un decennio tra i protagonisti del rilancio) ma occorre che tutti, produttori, autori, registi, interpreti, puntino su un maggiore recupero del rapporto con gli spettatori, con produzioni in grado di stimolare il loro interesse e la voglia di tornare in sala. Non sarà scontato e occorrerà davvero una visione illuminata di tutti.

Premesso che la crisi ha cambiato il modello industriale produttivo e che la fruizione, spostandosi su tv e piattaforme, ha premiato i nuovi modelli (sviluppo dei tv movie, delle serie), lei ha individuato un futuro per il prodotto culturale d’impegno. Dove? Anche al cinema in sala?
Le produzioni rivolte all’impegno, all’inchiesta, ai temi politici e sociali riguardano tutti i generi, nessuno escluso. Non vi è dubbio che il ruolo della tv lineare e non lineare possa avere sempre più spazio su questi temi – come ha dimostrato negli ultimi tempi aggiungendosi e non sovrapponendosi al cinema. I produttori di serie tv e documentari sono particolarmente attivi in questo campo ed hanno dimostrato che in Italia vi è una grande domanda di prodotto in grado di interpretare la realtà, la storia, la politica. Temi questi che sono stati in passato splendidamente affrontati da Francesco Rosi, Elio Petri, Marco Tullio Giordana, Nanni Moretti, Gianni Amelio e tantissimi altri grandi autori cinematografici, televisivi e di documentari. C’è molto spazio per andare avanti e le piattaforme lo hanno capito, ma non devono restare sole.

Lei ha chiuso il suo intervento con il seguente interrogativo: come affronteremo questo futuro che sarà diverso? Secondo lei, come dovrebbe essere affrontato?
Quando si esce da una crisi, la prima cosa da fare è chiedersi: come è cominciato tutto questo? Rispondere che i motivi risiedono soltanto nella gravissima emergenza sanitaria che ci ha travolto sarebbe miope. Dunque non credo che sia sufficiente impegnarsi per consentire il prima possibile il ritorno alla fruizione a 360 gradi della produzione, sebbene ora l’emergenza lo richiede, ma volgere lo sguardo ai cambiamenti in atto che impattano inevitabilmente sui modelli produttivi e sui contenuti editoriali. Un film è tale solo se esce prima in sala? Il cinema e la distribuzione televisiva e on line possono essere alleate? Alla prima domanda rispondo di no, alla seconda di sì. Senza per questo saltare l’intera filiera distributiva. Come? Ripensando ai criteri delle finestre tra uscita sala e Vod ed a forme di marketing incrociate come in un vero gioco di squadra; realizzando opere la cui fruizione sia integrata e integrale, abbattendo le attuali convenzioni temporali e distributive.

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