email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

Finlandia

Hannaleena Hauru • Regista di Fucking with Nobody

"Sono abituata a navigare in mondi diversi"

di 

- Abbiamo parlato con la regista dietro il titolo targato Biennale College di Venezia, ora proiettato nella nativa Finlandia

Hannaleena Hauru • Regista di Fucking with Nobody
(© Lasse Poser)

Nel suo titolo targato Biennale College di Venezia 2020 Fucking with Nobody [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Hannaleena Hauru
scheda film
]
, l'aspirante cineasta Hanna (interpretata dalla regista Hannaleena Hauru) crea una finta storia d'amore su Instagram dopo aver perso un lavoro, solo per ritrovarsi elevata allo status di "influencer". Il suo amico Lasse (il co-sceneggiatore del film, Lasse Poser) non sembra troppo entusiasta, però, abbastanza presto, la finzione comincia ad avvicinarsi alla realtà. Hauru ci ha parlato del suo film.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Cineuropa: Con Fucking with Nobody, ha avuto modo di vivere due aspetti della nostra nuova realtà: ha mostrato il film durante un festival quasi normale, e ora ha a che fare con la capacità molto limitata dei cinema locali.
Hannaleena Hauru:
La maggior parte dei cinema di Helsinki ora sono chiusi, anche se ho sentito che alcune persone hanno affittato un piccolo cinema solo per vedere il film. Non abbiamo ancora fissato una nuova data per la prima nazionale [il film avrebbe dovuto uscire a gennaio], ma poiché abbiamo avuto le proiezioni a Venezia, così come le anteprime in Finlandia, non sono più così ansiosa.

Come hanno reagito i suoi primi spettatori alla struttura del film? Prima di Venezia, avevamo parlato di lei che non è particolarmente interessata alle narrazioni classiche.
Ero pronta a ricevere questo tipo di feedback: "Sì, è davvero interessante, ma così complicato". Invece no, il pubblico l'ha capito. Con il team abbiamo parlato di come avremmo dovuto presentare questo film, se dovevamo dire subito che poteva essere un po' complesso e cercare di guidare un po' il pubblico. Abbiamo scoperto che non ne aveva davvero bisogno. Questo mi fa sperare che il pubblico di questi tempi sia pronto per qualcosa di diverso dalla tipica narrativa aristotelica.

Come mostrato nei suoi cortometraggi o nel suo primo lungometraggio, Thick Lashes of Lauri Mäntyvaara, lei è una regista con uno specifico senso dell'umorismo. Come ha voluto applicarlo qui?
Viene dalla mia filosofia di vita: "Affronta argomenti delicati e dolorosi attraverso l'umorismo". Sono cresciuta in questo modo, lo vedo come un modo per affrontare il dolore. Quando scrivevamo insieme a Lasse, quella era la chiave: l'umorismo era il luogo in cui potevamo incontrarci come sceneggiatori. È uno strumento di comunicazione.

Questo dolore di cui parla è visibile nel film quando si tratta di problemi personali, ma anche professionali. Soprattutto al momento di valutare cosa vuoi nella tua vita professionale e cosa pensi sia possibile.
Riconosco questa gelosia, non solo nell'industria cinematografica finlandese, ma in quella europea in generale. Questo è anche il motivo per cui volevo affrontarla attraverso l'umorismo: a volte la provo quando vedo un collega che ha successo. Durante gli studi di cinema, l’obiettivo era non mostrarla. Ma per come la vedo io, questi sentimenti dovrebbero essere affrontati e discussi. Con i miei amici cineasti, ce lo diciamo quando siamo gelosi del film di qualcuno che viene mostrato a questo festival o del fatto che ottenga quella sovvenzione. A volte è più facile con quelli che non vengono dalla Finlandia – almeno non competiamo per le stesse cose!

Sui social media, tutti cercano di migliorare la propria immagine, a costo di creare una relazione falsa.
Molti spettatori sono venuti da me dopo la proiezione per parlarmi della loro ansia da social media. E’ una buona cosa che sta facendo questo film: sta cercando di far scoppiare questa bolla. È una situazione strana perché sono stati scritti articoli su di me nei media finlandesi, e per promuovere il film ho postato più cose in rete. Quindi ho notato che la mia immagine è migliorata! Ci sono tutte queste mie belle foto professionali, che mi mostrano in questa luce "wow, lei è una regista". Ho appena fatto un film che tratta questo argomento, su come i social media ti aiutano a creare un'illusione su te stesso e, stranamente, è quello che sta succedendo a me in questo momento.

Non posso fare a meno di notare che non è esattamente "sexy" di questi tempi che un personaggio femminile ammetta che avere un partner è vantaggioso.
E’ proprio ciò che volevamo rappresentare: una mentalità quasi anni '50. Questa è la lotta di Hanna e Lasse, imparare come affrontare il 2020 e tutti questi nuovi valori. Sono come viaggiatori nel tempo che vivono in circoli di attivisti. Io stessa ho delle fantasie sull'essere una moglie degli anni '50, ma ovviamente non puoi dirlo ad alta voce! Sono un'attivista e una donna emancipata, ma è lì da qualche parte. Quando sono tornata nella mia città a Natale, ricordo di aver vissuto questa dualità quando ero giovane: avevo tutti questi amici attivisti e vegetariani negli anni '90, e andavo a scuola con i bambini più abbienti. Immagino di essere solo abituata a navigare in mondi diversi.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy