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CPH:DOX 2021

Pernille Rose Grønkjær • Regista di Solutions

"Prima di realizzare questo documentario, non pensavo che si potessero effettivamente cambiare le basi del nostro sistema economico"

di 

- Cinema Femme ha conversato con la regista danese, che ha parlato del suo ultimo e stimolante documentario proiettato al CPH:DOX di quest'anno

Pernille Rose Grønkjær • Regista di Solutions

Abbiamo avuto una piacevole chiacchierata virtuale con la regista danese Pernille Rose Grønkjær, che ci ha parlato del suo ultimo e stimolante documentario, Solutions [+leggi anche:
intervista: Pernille Rose Grønkjær
scheda film
]
. Il film è stato presentato in anteprima mondiale al CPH:DOX di quest'anno (21 aprile-12 maggio) e segue 15 scienziati e innovatori di spicco che si incontrano in una struttura del New Mexico per trovare possibili soluzioni ai principali problemi del mondo in dieci giorni.

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Cinema Femme: Quando ha iniziato a lavorare a Solutions?
Pernille Rose Grønkjær: Tutto è iniziato nel 2014. Ho incontrato uno scienziato danese di nome Steen [Rasmussen, professore di Fisica all'Università della Danimarca meridionale e organizzatore del campo di addestramento], che mi ha parlato del suo progetto. L'idea era quella di mettere insieme un gruppo di persone molto intelligenti che avrebbero esaminato alcuni dei problemi che il mondo stava affrontando. Così ho partecipato a diversi incontri che si sono tenuti nel corso di questi anni, e durante l’ultimo è successo qualcosa. Il gruppo, il modo in cui l'abbiamo girato, tutto si è unito e ho capito: "Ok, ecco il film!".

Una delle parti più interessanti è stata quella dedicata ai social media. In particolare, mi ha colpito l'idea di applicare il numero di Dunbar per limitare il nostro numero di "amicizie virtuali" e l'idea di separare i feed delle notizie dai social media per combattere le fake news. Qual è la sua opinione in merito?
Penso che sia molto interessante che qualcuno riesca a smuovere le acque! Sappiamo tutti che forse non è così realistico avere 150 amici su Facebook, ma è qualcosa di cui dovremmo tener conto. Siamo tutti così assorbiti da questa sfera dei social media e tutti noi ne facciamo parte. Molte sono le cose che stanno avendo luogo proprio lì, anche se non credo che sia stato pensato per questo. Ad esempio, si discute di democrazia su una piattaforma che misura i tuoi dati... È una realtà complessa e fantastica da esplorare. Ovviamente ci sono altri film che trattano questi temi, ma quello che si vede qui è come questi problemi siano interconnessi tra loro. [...] È anche la trama che cerchiamo di creare all'interno del film: questo [lo stato travagliato del settore dell'informazione] non è solo un problema che riguarda i social media, ma coinvolge anche le nostre istituzioni, l'economia, l’ambiente e così via. È un circolo.

Un'altra parte particolarmente coinvolgente è la modalità di trattazione del mondo del lavoro. In sintesi, sembra che l'idea principale sia: "Tutti dovrebbero lavorare, ma tutti dovrebbero lavorare di meno". Mi ha affascinato anche il concetto inedito di “eu-capitalismo”, introdotto verso la fine del film.
Questa è una delle mie parti preferite. È un tentativo di vedere la nostra economia come qualcosa di diverso. Prima di girare questo documentario, non pensavo che si potessero effettivamente cambiare le basi del nostro sistema economico. Attualmente, ci troviamo in un paradigma che una volta funzionava, ma ora non più. Questo è già successo nel corso della storia, ma tendiamo a non pensare in questi termini. Risulta davvero importante anche solo prendere consapevolezza di questo processo. La tecnologia sta avanzando a un ritmo che nessuno aveva previsto, mettendo in discussione i modelli ormai consolidati. Per certi versi, questo processo è solo un modo naturale di progredire come specie e, come sottolineano Nick Hanauer [imprenditore americano progressista e investitore in capitale di rischio] ed Eric Beinhocker [professore di Public Policy Practice all'Università di Oxford], implica una diversa attenzione a ciò che gli esseri umani fanno e a chi sono. Il modello economico in cui viviamo oggi è molto rigido e presuppone che siamo tutti esseri razionali. Ma le persone sono emotive e hanno connessioni... Questi esperti vogliono considerare le cose da una prospettiva diversa e portare la loro esperienza scientifica per costruire un nuovo modo di guardare al capitalismo. Quindi l'economia potrebbe basarsi su qualcos'altro, ad esempio sulla morale. Come si suol dire, ogni atto economico dovrebbe essere una scelta morale. Questa scelta è buona o cattiva per l'umanità? Questo momento è uno dei più rivelatori.

Leggi qui l'intervista completa.

In collaborazione con

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(Tradotto dall'inglese da Rachele Manna)

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