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Germania

Sarah Blaßkiewitz • Regista di Precious Ivie

“Per me essere una regista in Germania significa impegnarsi nel plasmare il presente e avere un impatto”

di 

- La regista tedesca ha appena terminato il suo primo lungometraggio, in anteprima al Filmfest München di quest'anno

Sarah Blaßkiewitz  • Regista di Precious Ivie

La giovane regista Sarah Blaßkiewitz fa parte della campagna promozionale Face to Face di German Films di quest'anno. Finora ha lavorato alla serie web di grande successo Druck e attualmente ha ultimato il suo primo lungometraggio, Precious Ivie [+leggi anche:
recensione
intervista: Sarah Blaßkiewitz
scheda film
]
. Il film è candidato sia al First Steps Award, dedicato alla giovane generazione di registi tedeschi, sia al Deutscher Filmpreis, il premio cinematografico annuale tedesco. Abbiamo parlato con lei della sua esperienza personale nella storia e nella produzione del film.

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Cineuropa: Nel suo lavoro, lei affronta a più riprese il tema della famiglia. La sua famiglia è la sua principale fonte di ispirazione?
Sarah Blaßkiewitz:
Le mie fonti di ispirazione sono la mia vita, le mie amicizie e anche la mia famiglia. Ho una famiglia molto numerosa e amorevole che condivide molto con me. Quando ho scritto la sceneggiatura di Precious Ivie, la parte personale era particolarmente significativa. Così, in questo film, ho creato dei protagonisti che fossero frutto della mia esperienza personale.

Precious Ivie è il suo film d'esordio. Da dove è scaturita l'idea per la storia?
Prima stavo preparando un'altra sceneggiatura da cui poi sarebbe scaturito il mio film d'esordio. La storia non aveva nulla a che fare con me, tranne per il fatto che la protagonista era una donna di colore. Successivamente ho messo da parte quella storia, mentre si verificavano molti cambiamenti nella mia vita personale. Ho trovato l’immagine di me stessa con la stesura di quest'altra sceneggiatura. Ho rimesso in discussione chi fossi e cosa volessi. All'improvviso, dopo trent'anni, alla stessa età di Ivie, ho riscontrato delle lacune nella mia biografia. Mi sono ricordata di quando, qualche anno fa, mi è stato chiesto come mi sentissi ad essere una donna afro-tedesca e quanto questo mi abbia turbato. Ho iniziato a guardare tutto attraverso questa lente d'ingrandimento. Ero consapevole di tutto ciò che avevo dovuto sopportare per poter funzionare in questa società. Ho constatato quello che la gente vedeva in me, cosa il mondo esterno pensava di me. E, in quanto regista, ho inserito questi pensieri in un processo creativo, in una sceneggiatura, creando una storia che volevo raccontare e che desideravo che il pubblico vedesse e percepisse.

Perché ha ambientato la storia in Sassonia?
Da un lato, perché anch'io sono originaria della Sassonia. Ma soprattutto perché volevo uscire dalla mia zona di comfort a Berlino. Volevo vedere, con un interesse documentaristico, com'è veramente Lipsia, come funziona la città. Poi ho percepito la città in un modo del tutto nuovo: è una città emozionante, tra Oriente e Occidente, tra sinistra e destra, tra passato e presente. All’epoca Berlino era troppo vicina a me, mentre a Lipsia ho potuto fare qualcosa di nuovo.

Come ha trovato gli attori per il film?
Desideravo fare un film corale. Volevo unire tante voci per non rimanere da sola, motivo per cui ci sono due sorelle. C'è qualcosa di me in entrambe, ma naturalmente anche loro sono personaggi a sé stanti, e a volte non potrebbero essere più lontani dal mio modo di essere. Per il ruolo di Naomi, sapevo fin dall'inizio che sarebbe stata l'attrice Lorna Ishema. Ho scritto il ruolo su misura per lei. Per il ruolo di Ivie invece, abbiamo fatto diversi provini e abbiamo trovato Haley Louise Jones. Con lei nel ruolo di Ivie, ero consapevole del fatto che sarei stata in grado di raccontare la storia che volevo.

I dialoghi e l'interazione tra gli attori sembrano molto autentici e spontanei. Come ha lavorato con gli attori?
I dialoghi sono tutti presenti nella sceneggiatura e, a mio avviso, le prove sono state davvero fondamentali. Dovevo immergermi nella storia insieme agli attori. Avevo un'idea chiara di ciò che volevo vedere in ogni scena, e l'abbiamo messa in pratica durante le prove. C'è stata una forte interazione tra attori professionisti e amatoriali, che si sono coordinati tra loro.

Cosa significa per lei essere giovani registi in Germania?
Per me significa essere coinvolti nel plasmare il presente e nell’avere un impatto. È come mettere su tutti gli schermi dei contenuti pertinenti e rilevanti, trattando un argomento che altrimenti avresti affrontato in qualità di politico, insegnante o giornalista. Ma ho scelto il percorso creativo perché il cinema è la mia passione.

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(Tradotto dall'inglese da Rachele Manna)

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