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CANNES 2021 Concorso

Joachim Trier • Regista di La persona peggiore del mondo

“Alla fine, tutti e tre si sentono la persona peggiore del mondo; questa è la mia conclusione"

di 

- CANNES 2021: Il regista norvegese ci parla della sua commedia drammatica apparentemente carina e romantica

Joachim Trier  • Regista di La persona peggiore del mondo
(© Kasper Tuxen)

L’ottima connessione tra la Croisette e la Norvegia si rinnova per una terza volta, giacché Joachim Trier ravviva il Festival di Cannes con La persona peggiore del mondo [+leggi anche:
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, una commedia drammatica apparentemente carina e romantica – con qualche punta di dramma decisamente oscuro.

Cineuropa: Ci sono tre personaggi principali. Quale le è venuto in mente per primo, e chi tra loro è davvero la persona peggiore del mondo?
Joachim Trier: Bella domanda! Il primo in realtà erano due: Julie e Aksel, e la loro relazione. Per me ed Eskil Vogt è stato facile creare Aksel – anche noi, come lui, siamo due uomini sulla quarantina, e attraverso questo personaggio potevamo fare autocritica, ma anche far riferimento a questioni più serie quali la perdita di tempo e l’identità. Lentamente ci siamo resi conto che Julie era il personaggio principale. Le sue esperienze ed emozioni hanno fatto emergere vari problemi che potremmo identificare con: bambini o non bambini, sentirsi adulti o meno, questioni esistenziali che sono diventate il tema centrale. Poi si presenta Eivind e incasina tutto. Alla fine, tutti e tre si sentono la persona peggiore del mondo, questa è la mia conclusione.

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Il film sarebbe stato diverso se fosse stato creato da due ragazzi?
Questo dovrebbero dirlo gli altri. Ci sono situazioni nel film che indubbiamente hanno a che fare con l’essere donna al giorno d’oggi. Tuttavia, creo sempre personaggi senza l’obbligo di identificarmici, fortunatamente.

È una storia specificamente norvegese o potrebbe essere ambientata da qualche altra parte?
Oslo, la città, è molto concreta – la vera bellezza di una notte e St. Hanshaugen Park. So per certo che è altamente e notevolmente concreta, se ha senso.

Sia i suoi film che quelli di Eskil Vogt hanno spesso un senso di design norvegese, se si può dire. La luce, le immagini, il suono… è così?
Questo fa molto riflettere. Credo che da qualche parte, in qualche modo, le circostanze entrino nel nostro DNA, indipendentemente da quanto si cerchi di controllare le cose. Ho recentemente co-diretto un documentario su Edvard Munch, The Other Munch, insieme a Karl Ove Knausgaard, lo sceneggiatore. Una cosa strana è che Karl Ove ha iniziato a comparare i dipinti di Munch al mio cinema e ha trovato delle somiglianze. Ciò che è ancora più strano, è che ho capito ciò che intendeva.

La persona peggiore del mondo è la terza parte di una trilogia che inizia con Reprise [+leggi anche:
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e segue con Oslo, August 31st [+leggi anche:
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?
Mmh… Ho voglia di farne una quarta, ed un’altra ancora e ancora, tra una decina di anni. Vedremo. È abbastanza possibile.

Quest’anno a Cannes, Eskil Vogt partecipa anche con il suo film, The Innocents [+leggi anche:
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. Oltre ad aver partecipato alla scrittura di tutti i suoi film, è anche un amico d’infanzia, giusto?
Ci conosciamo sin da quando eravamo adolescenti. Il nostro primo film insieme, abbastanza ironicamente, parla di due amici con aspirazioni letterarie. Generalmente, all’inizio si covano alcune fantasie ingenue sul successo, come presentare un film a Cannes. Era esattamente questa la nostra fantasia, circa 25 anni fa. Ed ora… Beh conoscete tutti il finale.

Già nel 1960, suo nonno Erik Løchen aveva partecipato al Festival con il film The Chasers. Le ne ha mai parlato?
Avevo nove anni quando è morto, quindi non me lo ha raccontato, ma mia madre si ricorda di lui quando è andato in Francia ed è ritornato grato perché non era molto “considerato” a casa. Il film era un titolo Nouvelle Vogue realizzato in Norvegia quando le politiche cinematografiche norvegesi non potevano supportare un grande talento cinematografico, quindi ne ha risentito. D’altra parte, io sono figlio di un sistema di finanziamento per il quale mio nonno si è battuto negli anni – secondo cui il cinema artistico è il punto forte dei paesi nordici. Sì, possiamo produrre film d’azione o film storici, ma è con Sjöström, Dreyer e Bergman che abbiamo vinto alla lotteria, arrivando fino agli Stati Uniti e al Giappone.

In altre parole, suo nonno le ha aperto la strada per farla arrivare dove è adesso, vero?
Assolutamente sì. Ed è per questo che ho dedicato a lui la mia prima proiezione a luglio.

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(Tradotto dall'inglese da Chiara Morettini)

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