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MALAGA 2022

Ibon Cormenzana • Regista di La cima

"È nei momenti difficili che si vede come sei veramente"

di 

- Il regista basco presenta un film che unisce avventura, dramma e valori, con protagonisti Javier Rey e Patricia López Arnáiz

Ibon Cormenzana • Regista di La cima
(© Álex Zea/Festival de Málaga)

La coproduzione franco-spagnola La cima [+leggi anche:
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è stata presentata nel concorso ufficiale del 25° Festival di Malaga, pochi giorni prima dell'uscita nelle sale spagnole prevista per venerdì 25 marzo. Il suo regista, Ibon Cormenzana, ha parlato con Cineuropa nella città andalusa di questo film d'azione, girato in mezzo alla natura, che non trascura i conflitti intimi dei suoi personaggi centrali, interpretati da Javier Rey e Patricia López Arnáiz.

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Cineuropa: Non si produce molto cinema d'avventura per adulti in Spagna, vero?
Ibon Cormenzana:
Sì, non ci sono quasi film d'avventura, di finzione e di montagna; ci sono alcuni grandi documentari di montagna, ma non credo sia stata realizzata alcuna fiction. Già solo per questo varrebbe la pena di andare a vedere La cima, perché è qualcosa di speciale. Quando ho iniziato a scrivere la sceneggiatura, avevo l'ossessione che piacesse a mia madre: dovevo fare un film che, pur essendo un'avventura sull'Annapurna, piacesse a lei, che non conosce le montagne e non ne è interessata, ma fa parte di un pubblico che ha l’abitudine di andare a vedere film d’autore. Volevo che il pubblico che non è appassionato di montagna potesse appassionarsi a questa storia, non tanto per la parte avventurosa, ma per la parte più emotiva e mistica dei personaggi.

Lei è basco, e di solito per gli abitanti della sua terra la montagna è un elemento importante...
Esatto; inoltre, vivo a Barcellona da molti anni e anche i catalani sono molto amanti della montagna: la combinazione di entrambi i fattori è confluita in La cima. Sono un amatore, perché sono entrato in questo mondo a causa di una crisi personale che ho attraversato anni fa e qualcuno mi ha parlato della corsa in montagna, che mi ha portato ad appassionarmi, imparando una serie di valori che mi sono serviti personalmente nella vita, quindi ho voluto presentarli in un lungometraggio e portarli alla luce, in modo che il pubblico li conoscesse. Sono i valori che hanno gli alpinisti, cose molto basilari che diamo per scontate ma che in realtà non applichiamo quotidianamente: se li applicassimo, la gente vivrebbe meglio.

Come l'empatia, la solidarietà e l'aiuto agli altri. Tutto questo emerge soprattutto nelle situazioni difficili, come quelle vissute dai personaggi di La cima.
Sì, in quei momenti di conflitto mostri come sei veramente. Ricordo il film Forza maggiore [+leggi anche:
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, in cui una famiglia cade a pezzi dopo aver visto come il padre reagisce al pericolo: è come se ti succedesse qualcosa e il tuo amico più caro non ti sostenesse. Ma gli alpinisti pensano più ai loro compagni che a se stessi. Inoltre, lo sforzo genera autostima e ci responsabilizza, ci fa evolvere. E poi vivono con semplicità e danno valore a qualcosa di semplice come un tramonto.

Ma ci sono momenti in La cima in cui i personaggi agiscono in modo così inconsapevole da sembrare dei bambini.
Il ruolo di Mateo (Javier Rey) ha quel punto di incoscienza: sa che sta affrontando un grande rischio, che potrebbe morire nel realizzarlo, ma in realtà gli dà vita, perché in questo modo supera il suo trauma e la sua perdita; ha impostato nella sua testa il modo per risolverlo: una grande sfida per una grande perdita.

Anche nel suo film l'essere umano è visto come molto piccolo rispetto alla magnificenza della natura.
Sì, l'Himalaya e l'immensità di questi paesaggi ci rendono proprio questo: una formica nell'universo. Non siamo nulla, ma allo stesso tempo ho vissuto esperienze straordinarie raggiungendo una vetta da solo ed è questo che volevo inserire in questa storia: la connessione con il tutto. La ricerca di Mateo va, in modo inconsapevole, in questa direzione.

Infine, come ha preparato l'intera squadra, sia fisicamente che mentalmente, a riprese così difficili?
Io sono arrivato preparato, ma gli attori non lo erano altrettanto, così un alpinista professionista ha insegnato loro come arrampicarsi su pietre e ghiaccio, come fare un'iniezione a settemila metri o come respirare al di sopra di una certa altitudine. Abbiamo anche letto dei libri per capire l'apparente follia di questi ragazzi, molti dei quali cercavano un legame con la vita, come se lassù potessero trovare il senso della vita.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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