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PRODUCERS ON THE MOVE 2022 Italia

Alessandro Amato • Produttore, dispàrte

“Con le piattaforme si rischia l’omologazione. Dobbiamo salvare autorialità, ricerca e sperimentazione”

di 

- Il giovane produttore italiano ci parla dei progetti che porta sulla Croisette e della difficoltà di competere in un mercato così mutato

Alessandro Amato • Produttore, dispàrte

È stata il successo dell’opera prima di Maura Delpero, Maternal [+leggi anche:
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intervista: Maura Delpero
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(Menzione speciale della Giuria a Locarno 2019) a spingere la piccola società indipendente di Alessandro Amato e Luigi Chimienti sulla strada delle coproduzioni internazionali. Ed ora dispàrte ha in cantiere una serie di progetti interessanti che a Cannes cercano partner da tutto il mondo. Abbiamo parlato con Amato, selezionato agli Producers on the Move 2022 de l’EFP.

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Cineuropa: A cominciare da Maternal, in coproduzione con l’argentina Campo Cine, e guardando ai progetti in sviluppo, è chiaro che dispàrte sta virando verso una vocazione alla coproduzione internazionale. Cosa spinge una società indipendente come la vostra ad allargare i propri spazi di manovra e cercare idee e collaborazioni (e finanziamenti) all’estero?
Alessandro Amato:
L’esperienza di Maternal è stata un punto di svolta per la nostra crescita professionale e per dispàrte. Assieme al mio socio Luigi Chimienti, abbiamo mosso i primi passi nei mercati e nei workshop internazionali, che ci hanno spalancato una finestra sulle coproduzioni, allargando il nostro network e ampliando le nostre vedute. Abbiamo capito e deciso che avremmo voluto continuare a lavorare con partner internazionali su progetti di ampio respiro, preferibilmente coproduzioni naturali, in stretta collaborazione tra soggetti e culture diverse, sia in termini creativi che finanziari.

Ci puoi raccontare di più dell’avventura di Maternal, come e in che misura ne siete stati coinvolti?
Abbiamo letto una prima sceneggiatura di Maternal e conosciuto Maura Delpero grazie a Gregorio Paonessa e Marta Donzelli della Vivo Film, inizialmente approcciati dalla regista e dal coproduttore argentino Nicolas Avruj di Campo Cine in cerca di un partner italiano. Il progetto, già selezionato a Berlinale Talent Script Station, aveva un forte potenziale e Maura già le idee molto chiare. Ne siamo diventati i produttori maggioritari, continuando il percorso insieme a entrambe le società. Anche grazie alla loro esperienza è cresciuto il progetto e siamo cresciuti noi, affrontando non poche difficoltà, tra cui, citandone solo alcune, il cambio dell’intero impianto legislativo italiano, soprattutto riguardo al tax credit, la fluttuazione dell’economia argentina e del pesos e, arrivata la pandemia, preferendo aspettare la distribuzione in sala, piuttosto che anticipare l’uscita in piattaforma.

Ai Producers on the Move porti dei progetti che sono in fasi differenti di sviluppo, vuoi accennarci qualcosa?
I nostri progetti in sviluppo sono la conseguenza naturale di questo percorso: molto diversi fra loro, ma legati dal comune denominatore di una spiccata internazionalità.

A Song That Slays sarà l’opera prima di finzione della pluripremiata regista italoamericana di documentari Mo Scarpelli, che ha già partecipato al workshop Less Is More e alla Berlinale Talent Script Station; è un coming of age drammatico ambientato in Kenya, in coproduzione con gli USA e in cerca di partner europei.

Il Cileno è l’adattamento di un libro che racconta la storia vera di Aldo Marin, giovane rivoluzionario cileno che, nel contesto eccezionale degli anni ’70 tra Santiago del Cile e Torino, cerca il suo posto nel mondo; il progetto, in coproduzione con la società cilena EQUECO di Pablo Calisto, è scritto dalla sceneggiatrice italiana Simona Nobile e dall’affermato regista cileno Sergio Castro San Martin che lo dirigerà; avendo già assicurato i fondi di sviluppo, stiamo iniziando il finanziamento della produzione e cerchiamo partner europei.

Il terzo progetto è Paradiso, opera prima di Giulio Mastromauro, autore di cortometraggi di successo, tra cui Inverno, vincitore del David di Donatello 2020, con il quale stiamo sviluppando un progetto ambizioso e molto personale, tra il dramma e il realismo magico, per il quale siamo in cerca di un partner di un altro paese europeo dove ambientare parte del film.

Inoltre, abbiamo da poco completato Margini [+leggi anche:
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intervista: Niccolò Falsetti
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, l’opera prima di Niccolò Falsetti, prodotta assieme alla Manetti Bros. Film e con Rai Cinema, le cui vendite internazionali sono curate da Fandango Sales e, prossimamente, ne annunceremo la premiere.

È importante per te questa occasione di scambio e confronto a Cannes?
Ho già conosciuto gli altri partecipanti online e l’impatto è stato fortemente stimolante. La possibilità di confrontarsi con colleghi ad un livello simile di esperienza, con percorsi personali unici e allo stesso tempo dai molti punti di connessione con il mio, rende questa esperienza non solo un’importante occasione di promozione del proprio lavoro, ma soprattutto un momento di network importante per prossimi progetti e per un fondamentale confronto sulle sfide e le opportunità future.

Da produttore cosa pensi della rapida evoluzione della distribuzione a favore delle piattaforme, lo spostamento di risorse creative e produttive sulle serie?
Le piattaforme stanno cambiando radicalmente il mercato e il prodotto, accentrando risorse essenziali. La cultura dei singoli paesi europei -e non solo- rischia di omologarsi. Il dialogo con le piattaforme sembra essere concentrato con pochi grandi produttori, che così si consolidano ulteriormente. I piccoli produttori indipendenti faticano a competere in un mercato così mutato. È necessario salvaguardare l’autorialità, la ricerca e la sperimentazione proprie del cinema indipendente ed essenziali per un mercato sano e differenziato, attraverso interventi normativi decisi e, soprattutto, un’educazione al prodotto audiovisivo diffusa che inizi il più presto possibile.

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