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CANNES 2022 Quinzaine des Réalisateurs

Mark Jenkin • Regista di Enys Men

“La mia sensazione è che passato, presente e futuro esistano tutti allo stesso tempo”

di 

- CANNES 2022: Cineuropa ha incontrato il regista della Cornovaglia per parlare delle influenze e delle superstizioni che hanno nutrito il suo nuovo film, oltre che di giacche rosse

Mark Jenkin  • Regista di Enys Men

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di Mark Jenkin ha debuttato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes. Dopo il fenomenale successo di Bait [+leggi anche:
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, presentato in anteprima al Festival di Berlino, il film era uno dei più attesi della competizione. Jenkin ha incontrato Cineuropa per parlare delle influenze e delle superstizioni che hanno dato vita al film, e delle giacche rosse.

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Cineuropa: Può spiegare il significato delle parole "Enys Men"?
Mark Jenkin: Letteralmente, è il nome in lingua cornica di "Stone Island". Enys significa isola e Men, pronunciato "me-an", significa pietra lunga o pietra eretta, che sono molto presenti in Cornovaglia. Ci sono molti luoghi chiamati Long Stone e Standing Stone.

È un horror psicologico che gioca con la memoria e il tempo, ambientato nella natura selvaggia nel 1973. Hai scelto quell'anno come omaggio a Don't Look Now e The Wicker Man?
La scelta del 1973 è divertente: è perché sono incredibilmente superstizioso. Ho molte superstizioni legate ai numeri, e il 73 è davvero significativo per me. Da bambino, mia nonna mi diceva sempre di diffidare del numero tre, aggiungendo che dovevo essere cauto con i gruppi di tre persone, perché c'era sempre una minoranza. Il sette è il mio numero fortunato.

Quindi non ha niente a che fare con Don't Look Now?
Suppongo che sapevo del significato del 1973 in relazione a Don't Look Now, ma non ci ho proprio pensato, il che sembra assurdo perché la locandina del film a Cannes mostra in modo evidente la giacca rossa. Ma la verità è che fino all'ultimo minuto la volontaria che lavora sull'isola avrebbe dovuto indossare una giacca gialla e la cerata che trova sarebbe stata rossa. Poi ho temuto che la giacca gialla e i jeans blu ricordassero troppo il costume di Charlotte Gainsbourg in Antichrist [+leggi anche:
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, così ho deciso di scambiare le giacche, il che però ha portato a un omaggio molto più evidente.

Il film si svolge nella testa di una volontaria che vive da sola su un'isola e ci mostra i suoi traumi. Se dal punto di vista estetico sembra di essere nel 1973, dal punto di vista tematico, il film analizza l'influenza di una società patriarcale e i traumi che ne derivano, il che sembra molto moderno. Era questa la tua intenzione?
Anche in questo caso, credo che sia stata una decisione molto inconsapevole, ma c'è. Dal mio punto di vista, non si può fare a meno di rispecchiare ciò che accade nel mondo circostante. Ciò a cui siamo esposti, i cambiamenti che stiamo vivendo, sono inevitabilmente importanti. Credo che, in quanto regista uomo, non si può mettere un personaggio femminile in primo piano in un film come questo senza pensare a ciò che si sta comunicando. C'è un senso di responsabilità, e questo non significa che ci sia un messaggio, ma che bisogna essere in grado di difendere ciò che accade. Ci tenevo molto a non avere un personaggio femminile inseguito per l'isola in camicia da notte in preda alla paura alla fine del film.

La struttura del film è come un puzzle, troviamo i pezzi e dobbiamo metterli insieme senza un ordine prestabilito. È così che lo ha concepito?
Credo che la struttura sia più o meno quella: è un puzzle, sì. Non c'è un inizio o una fine per la narrazione. Penso che si rischierebbe di impazzire cercando di capire quale sia la cronologia. La mia sensazione è che il passato, il presente e il futuro esistano tutti allo stesso tempo, perché è così che funziona la nostra coscienza. Non è lineare.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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