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KARLOVY VARY 2022 Proxima

Andreas Horvath • Regista di Zoo Lock Down

“Mi piace esplorare il mondo oltre le parole”

di 

- Nel suo nuovo film, il regista austriaco mostra la pandemia da una prospettiva a quattro zampe

Andreas Horvath • Regista di Zoo Lock Down

Presentato nella nuova sezione Proxima di Karlovy Vary, l'ultimo lavoro di Andreas Horvath, Zoo Lock Down [+leggi anche:
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- regia, produzione, riprese, montaggio e colonna sonora del regista austriaco - è incentrato sugli animali, e solo sugli animali, che sopravvivono al blocco dello zoo di Salisburgo. Mentre le loro vite continuano come sempre, c'è una piccola differenza: per una volta, nessuno li sta guardando. Tranne un uomo con una telecamera.

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Cineuropa: In un certo senso, girando questo film, sei diventato ciò di cui questi animali erano stati improvvisamente privati: uno spettatore.
Andreas Horvath: Credo di essere stato meno invadente. Ho potuto osservarli in modo diverso e ottenere prospettive diverse da quelle che si avrebbero in uno zoo pieno, dove ci sono un paio di migliaia di visitatori in una giornata di sole in estate. Senza tutto ciò, si ha questo momento di alienazione brechtiana. C'è qualcosa che non va: gli animali ci sono, ma non c'è nessuno che li guarda.

Si è parlato tanto della natura durante la pandemia, di come il mondo abbia improvvisamente avuto questo momento di breve sollievo. Che, ovviamente, ora è praticamente finito.
Volevo cullare gli spettatori in questa atmosfera meditativa, grazie, ad esempio, al linguaggio sonoro. Quando i visitatori tornano, è quasi scioccante. All'inizio potrebbe sfuggirvi questo aspetto del film - i dialoghi, le parole - ma la mia speranza è che entriate nel ritmo del film. E poi, sì, si torna alla normalità. Guarda noi adesso, quello che stiamo facendo: siamo a questo festival, le sale sono piene e nessuno indossa una maschera.

Di solito questi animali sono come attori su un palcoscenico. Ma non stanno recitando, questo è il punto: sono semplicemente se stessi. Quando questo altro lato viene improvvisamente a mancare, quando non ci siamo noi a guardare, succede qualcosa di nuovo. Ci è voluto molto tempo per montare questo film, e una delle ragioni è che non succede nulla. Quando non succede nulla, devi creare qualcosa: è qui che entra in gioco l'audio. Ti permette di entrare in queste piccole storie che si svolgono nello zoo. Si ritorna agli stessi animali, ancora e ancora. Ho osservato questo caimano, che è rimasto lì in una posizione per ore. È un vero e proprio microcosmo. Ci si chiede se gli manchino tutte quelle persone o se siano sollevati. Non conosco la risposta. L'ho chiesto ai guardiani dello zoo, e anche loro non hanno potuto fare altro che tirare a indovinare.

Pensando al tuo lavoro precedente, Lillian [+leggi anche:
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[su un'emigrata a New York che decide di tornare in Russia da sola], sembri interessato a osservare e abbracciare il silenzio. Perché ti piace così tanto?
Nei miei film mi piace esplorare il mondo al di là delle parole. Non mi fido delle parole. Ogni volta che ho fatto film con molti dialoghi, come nel cortometraggio Views of a Retired Night Porter, lui parla tutto il tempo. Ma io metto in discussione quello che dice giustapponendolo ad altre immagini. C'è molta ambivalenza che si può ottenere dalle immagini, dai suoni e dalla musica.

Quest'anno a Cannes, Jerzy Skolimowski ha conquistato i cuori del pubblico ringraziando tutti gli asini che hanno recitato nel suo film Eo, citando tutti i loro nomi. Hai fatto lo stesso nel tuo lavoro, nei titoli di coda.
È sulla mia lista di film da vedere! Adoro i suoi film. A un certo punto è diventato così chiaro che erano loro i protagonisti. Si tratta di loro e hanno dei nomi. Molti di loro sono già morti; li ho segnati con delle croci. Ti fa pensare, sai? Erano molto curati, ma la loro vita è diversa dalla nostra. Molti di loro, invecchiando, probabilmente verrebbero abbandonati dal loro branco o mangiati da altri animali. Altri sono minacciati dall'uomo. Nello zoo sono protetti: è tutto molto ambivalente. Per alcuni animali, lo zoo è come un rifugio sicuro o una casa per anziani. Ma sono comunque imprigionati, e questo non si può negare.

Ogni volta che la gente parla del lockdown, si parla di quanto sia stato spaventoso, quanto sia innaturale. Si potrebbe pensare che questo li renda più comprensivi nei confronti di questi animali. Dopo tutto, sono sempre in isolamento.
Forse è così, se vedono il film. Sono stato lì il primo giorno di riapertura, faceva freddo e pioveva. Ma c'era comunque una folla di persone pronte a entrare. Tutte quelle coppie di anziani che hanno l'abbonamento annuale e vanno allo zoo ogni giorno. Durante il lockdown chiamavano lo zoo chiedendo dei loro animali preferiti. Gli mancavano.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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