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VENEZIA 2022 Orizzonti

Roberto De Paolis • Regista di Princess

“Il mio film è uno sguardo su una realtà presente ovunque in Europa”

di 

- VENEZIA 2022: Con il regista romano abbiamo parlato della straordinaria protagonista Glory Kevin e di come ha concepito il film assieme a lei

Roberto De Paolis • Regista di Princess
Roberto De Paolis (a destra) con l'attrice Glory Kevin (© La Biennale di Venezia/Foto ASAC Giorgio Zucchiatti)

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è il secondo lungometraggio del regista romano Roberto De Paolis, che ha aperto il concorso della sezione Orizzonti della 79ma Mostra di Venezia. Princess affronta il tema dello sfruttamento illegale della prostituzione delle donne nigeriane. Con lui abbiamo parlato della straordinaria protagonista Glory Kevin e di come ha concepito il film assieme a lei.

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Cineuropa: Cosa distingue Princess dagli altri film che trattano il tema dell’immigrazione?
Roberto De Paolis
: Mi sono detto che all’Italia mancava un film che raccontasse il Paese attraverso gli occhi di un clandestino/clandestina, ribaltando il punto di vista. Ho iniziato a frequentare degli immigrati, ed è emerso il tema della prostituzione, che è la sintesi di tutti i problemi: la povertà la clandestinità, la marginalità. Ho scoperto un bosco vicino Roma, che è un luogo di prostituzione in cui lavorano delle ragazze nigeriane che mi sembrava metaforicamente perfetto per raccontare la marginalità. Come noi occidentali ci muoviamo e ci incontriamo nelle piazze, nei centri delle città, nei palazzi, nei ristoranti, queste ragazze invece stanno ai margini, addirittura nei boschi, dove fanno capanne dove dormire d’estate per non dover fare lunghi tragitti per tornare a casa, come una realtà primordiale, un ritorno alla natura, che mi è sembrato interessante.

Nel film si vede l’auto di un’associazione che aiuta queste donne, un attimo prima che arrivino i poliziotti a cavallo e le ragazze corrano a nascondersi.
E’ una di quelle associazioni che mi hanno aiutato per il film, anche se avevano delle riserve perché pensavano che sarebbe stato un trauma per le ragazze. Le quali erano invece felicissime di partecipare, essere pagate per un lavoro che non comportasse rapporti sessuali. Mi è sembrato giusto che in quella scena irrompesse la polizia, per raccontare come in realtà quelle ragazze non vengono aiutate né dalle associazioni né dallo Stato.

Raccontaci chi è Glory Kevin.
E’ una ragazza venuta dalla Nigeria perché voleva trovare una vita migliore. Come lei mi ha più volte ripetuto, la vita che ha fatto sulla strada è sempre migliore di quella in Africa. Ha vissuto le prigioni in Libia, dove è stata trattata con crudeltà, ha fatto l’esperienza terribile dell’attraversamento con la barca e qui ha pagato il debito contratto con una cosiddetta madam in Nigeria, lavorando sulla strada. Come molte altre non ha mai potuto trovare un’alternativa alla prostituzione perché non avendo i documenti e non sapendo a chi rivolgersi, non parlando l’italiano è rimasta sulla strada Ha subìto un’aggressione e ha smesso di lavorare poco prima che ci incontrassimo e iniziasse a costruire questo film assieme a me. Lei mi ha fornito tante informazioni, cose che non sapevo, e spunti sui quali ho costruito una storia, ho cercato un sentimento di base, i personaggi, un luogo. Ma il cuore l’ha messo lei. E anche l’imprevedibilità. La cosa che mi piace di più di lei e del film. Glory è libera, spesso improvvisa, ha mille intuizioni e passa attraverso mille emozioni diverse. Sono contento di averla lasciata fare. Gli attori professionisti si sono adeguati, privilegiando l’improvvisazione, l’ascolto.

Secondo te il film potrebbe essere apprezzato in altri Paesi?
Non è un film che possa coinvolgere un grande pubblico, ma l’ambizione è di distribuirlo in più paesi possibile e fare più uscite in modo da raggiungere un certo numero di spettatori, perché è uno sguardo su una realtà che è presente dovunque. Il dramma della prostituzione delle nigeriane è enorme in Europa, e le loro storie vengono raccontate molto poco. Ancora meno dal loro punto di vista.

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