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SUNDANCE 2023 Concorso World Cinema Documentary

Axel Danielson, Maximilien Van Aertryck • Registi di And the King Said, What a Fantastic Machine

"Viviamo in una società dell'immagine in cui la fotocamera funge da estensione dei nostri occhi"

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- Il duo di registi svedesi parla del loro primo lungometraggio documentario, un'esplorazione dell'ossessione della società per le fotocamere e le immagini

Axel Danielson, Maximilien Van Aertryck • Registi di And the King Said, What a Fantastic Machine
(© Thomas Dyrholm)

Dopo aver riscosso un enorme successo nel circuito dei cortometraggi con i loro documentari giocosi, come Ten Meter Tower del 2016 e Jobs For All del 2021, i registi svedesi Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck debuttano nel lungometraggio con And the King Said, What a Fantastic Machine [+leggi anche:
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Altrettanto giocoso come i loro cortometraggi, il film è un'esplorazione dell'ossessione della società per le macchine fotografiche, videocamere e le immagini, che parte dall'invenzione della prima macchina fotografica e arriva fino al mondo saturo di immagini in cui viviamo oggi. Cineuropa ha parlato con loro mentre - dopo la proiezione di Ten Meter Tower a Park City nel 2016 - il duo si preparava a tornare al Sundance Film Festival con il loro lungometraggio, che ora è stato presentato come parte del Concorso World Cinema Documentary

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Cineuropa: Che cosa volevate esplorare in ...Fantastic Machine per quanto riguarda la fotografia, le immagini e i video?
Axel Danielson e Maximilien Van Aertryck: L'"alfabetizzazione dell'immagine" è stato il nostro unico, grande obiettivo degli ultimi dieci anni. Per dieci anni abbiamo raccolto immagini che hanno sollevato domande sul "perché" della fascinazione dell'umanità per l'immagine. Viviamo in una società dell'immagine in cui la macchina fotografica agisce come un'estensione dei nostri occhi. Questo, combinato con gli algoritmi di oggi, crea un cocktail esplosivo.

Siamo impegnati in quella che l'UNESCO chiama "MIL" [media and information literacy], e questo è il nostro contributo come registi. A scuola impariamo a leggere e scrivere testi per molti anni, a essere critici nei confronti di ciò che leggiamo e a identificare chi ci sta rivolgendo. È ora che l'immagine venga insegnata a scuola nello stesso modo. Sapersi orientare nel panorama dei media è diventata una questione democratica.

Potete dirci, a livello pratico, come avete raccolto il materiale d'archivio?
Per molti anni abbiamo raccolto materiale affascinante, divertente o addirittura spaventoso che mostrava qualcosa di interessante nel rapporto tra gli esseri umani e la telecamera. Alla Plattform [la casa di produzione svedese fondata da Ruben Östlund nel 2002], utilizziamo costantemente clip di YouTube come riferimento, perché la telecamera cattura così bene il comportamento umano.

Cinque anni fa, guardando la vasta collezione che avevamo, abbiamo pensato di poter fare un film su questo fenomeno. Durante la produzione si è verificata anche la pandemia COVID-19 e questo ci ha spinto a scavare ancora più a fondo negli archivi online. Trovare i filmati d'archivio giusti è come quando ci rendiamo conto di aver girato qualcosa di bello. È come andare a caccia di qualcosa, sapere di aver trovato l'oro. E alla fine, tutte le nostre "pepite d'oro" si trovano nel montaggio finale.

Quando avete iniziato a lavorare al progetto, avevate già un'idea su quale linea filosofica dovevate perseguire e su come trovare gli elementi che la supportano? Oppure la visione del materiale d'archivio vi ha fatto cambiare il modo di affrontare il film?
Durante il montaggio abbiamo trascorso molto tempo a parlare dei filmati, a capire come classificarli, a decidere che cosa le immagini stessero effettivamente dicendo. Abbiamo parlato di come contestualizzare il tutto. Per noi era importante che le immagini non illustrassero un pensiero, ma lasciassero che il pubblico pensasse da solo. Abbiamo poi sperimentato l'uso di una voce fuori campo, poiché abbiamo capito che il film avrebbe avuto bisogno di un narratore soggettivo.

Abbiamo usato una sceneggiatura per costruire la struttura del film, ma il film è emerso davvero durante il montaggio. Quando il nostro collega Mikel Cee Karlsson (regista egli stesso e montatore di Triangle of Sadness [+leggi anche:
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) è entrato in scena come montatore, il film ha iniziato a funzionare. Sono emerse due strutture: una storica, dal 1828 a oggi, e un'altra più associativa che ha permesso di mantenere una forte dinamica nella composizione.

Quali sono le cose che vi hanno sorpreso di più?
Dopo aver trascorso settimane su YouTube, nulla ci sorprende più! Abbiamo notato subito che fin dall'inizio della storia della telecamera si sono cristallizzati due modi di usarla: uno scientifico e l'altro per fare soldi. Fin dall'inizio si è aperto il dibattito sulle capacità di manipolare il pubblico attraverso l'immagine. C'erano già articoli che definivano certe immagini "fake news". Lo troviamo molto divertente e affascinante.

Un'altra osservazione interessante è che negli anni '80 le persone che occupavano una posizione di potere non avevano problemi a spiegare esattamente quale fosse il loro modello di business, davanti alla telecamera! Questa onestà è qualcosa che manca oggi, in un'epoca in cui tutti sono così " istruiti sui media".

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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