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IFFR 2023 Limelight

Henrik M. Dahlsbakken • Regista di Munch

"Non conosciamo l'uomo dietro l'artista, anche se, non solo per la Norvegia, è una parte importante del nostro patrimonio culturale"

di 

- Abbiamo parlato con il regista del grande divario che esiste tra ciò che si conosce dell'arte di Edvard Munch e ciò che si sa della sua vita

Henrik M. Dahlsbakken • Regista di Munch
(© Eirik Evjen)

L'intrigante film biografico sul pittore Edvard Munch del regista norvegese Henrik M. Bahlsbakken è stato scelto come film di apertura dell’IFFR del 2023. Munch [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Henrik M. Dahlsbakken
scheda film
]
è un'opera complessa che offre il ritratto di un personaggio molto affascinante. Abbiamo parlato con il regista del suo rapporto con il protagonista e della sua concezione artistica del film.

Cineuropa: Perché hai voluto realizzare questo film biografico su Edvard Munch?
Henrik M. Bahlsbakken:
La maggior parte delle persone in Norvegia ha un rapporto con la sua arte e i suoi dipinti, ma non sa molto della sua vita. Io stesso sono venuto a conoscenza di recente dell'affascinante vita che ha avuto e delle scelte difficili che ha fatto. Non conosciamo l'uomo dietro l'arte, anche se, e non solo per la Norvegia, è una parte importante del nostro patrimonio culturale.

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Nel film ci sono quattro diversi periodi temporali. Come hai sviluppato il concetto per ognuno di essi?
H.M.B.:
Ero in vacanza in Spagna, sdraiato sulla spiaggia, pensavo al film e ho iniziato a leggere di Munch. Poi, l'idea di scegliere questi quattro periodi temporali mi ha colpito come un fulmine. Il concetto era che quattro attori diversi avrebbero dovuto interpretare Munch e volevo anche trovare quattro scrittori diversi per scrivere ciascuna delle parti. Quindi, in realtà, un unico film, ma con parti diverse che si intrecciano, un film con quattro tipi di voci diverse. Tutti diretti da me. Mi è sembrato molto giusto, perché se si cerca di capire Munch, bisogna vedere tutta la sua vita. Le sue diverse scelte di vita hanno influenzato lui e la sua esistenza. Le diverse immagini per i diversi periodi temporali dovrebbero enfatizzare i suoi stati d'animo.

Perché hai scelto di raccontare la storia in modo non cronologico?
H.M.B.:
Volevo usare i diversi periodi temporali come contrasto e come specchio. Ho usato il vecchio Munch come involucro, come cornice, iniziando e finendo con lui. Ho cercato di creare una struttura con le altre parti, che seguisse le emozioni di Munch e collegasse le parti tra loro. Per me è simile a una visita in una galleria d'arte in cui si vedono diversi quadri e si capisce passo dopo passo la logica del concetto di esposizione. Penso che il film si formi verso il finale e che abbia un impatto maggiore sul pubblico quando non viene raccontato in modo diretto. È come un puzzle.

Quali sono le fonti che hai utilizzato?
H.M.B.:
La maggior parte delle sue lettere, del suo diario e di altri documenti scritti sono stati digitalizzati e sono disponibili online. Il suo stesso lavoro è stato molto importante per la mia ricerca. Ci sono anche molte biografie su di lui. È stato importante anche usare i nostri sensi. Credo che Munch sia ancora molto attuale, le sue emozioni, le sue scelte di vita e i suoi dipinti dicono qualcosa su tutti noi. Trasmette gioia, amore, ansia. Abbiamo cercato di capirlo attraverso i suoi dipinti. Ne abbiamo discusso molto, sia con gli sceneggiatori che con gli attori. Ci siamo resi conto di poterci immedesimare in lui. E poiché volevo fare un film per un pubblico moderno, era importante tenerlo a mente e usare noi stessi per renderlo attuale. Il film deve risuonare con noi.

La tua visione di Munch è cambiata durante la realizzazione del film?
H.M.B.:
Naturalmente, durante la lavorazione abbiamo dovuto saltare alcune parti interessanti della sua vita. Non era possibile raccontare tutta la sua storia. Ciò che ha avuto un grande impatto su di me sono state le scelte che ha fatto quando era in clinica. Doveva scegliere tra morire di alcolismo o mentire. E scegliere di mentire significava dedicare tutto il suo tempo a fare arte. Doveva dedicarsi. Non poteva andare dietro alle donne, per esempio, o distrarsi con altro. Dipingeva tutto il tempo, era concentrato. Viveva molto isolato. Ammiro questo tipo di persone che riescono a essere così concentrate. È una cosa molto rara e dice molto di lui. È un po' triste, ma anche bello.

Cosa vorresti che il pubblico percepisse in particolare del film?
H.M.B.:
Non è solo la storia di Munch: il film descrive la mente di un artista. Munch ci mostra anche quanto fosse coraggioso, esprimendo le sue emozioni e affrontando la sua malattia mentale, riflessa nei suoi dipinti. È molto particolare, soprattutto per l'epoca in cui è vissuto. Spero che sia possibile arrivare a una maggiore comprensione della sua arte, capendo di più sulla sua vita.

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(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

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