email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

GÖTEBORG 2023

Mia Engberg • Regista di Hypermoon

"Il pubblico merita di liberarsi di me ora"

di 

- Abbiamo chiesto alla regista svedese quanto volesse essere personale nella terza parte della sua celebre trilogia di Belleville

Mia Engberg • Regista di Hypermoon
(© TriArt Film)

Quando la svedese Mia Engberg presenta la terza parte della sua celebre trilogia di Belleville al Concorso documentari nordici del Göteborg Film Festival del 2023, vengono subito in mente diverse domande. Ad esempio: quanto ha voluto essere personale questa volta? Oppure: che tipo di animale è un Hypermoon [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Mia Engberg
scheda film
]
?

Cineuropa: L'ultima volta che abbiamo parlato della tua trilogia di Belleville, abbiamo avuto la conferma che Belleville Baby [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
prende il nome dal gatto Baby e che Lucky One [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Mia Engberg
scheda film
]
prende il nome dal criceto Lucky. Ci hai promesso un terzo animale domestico per il film finale. Che tipo di animale si nasconde dietro Hypermoon?
Mia Engberg: l'intero processo è stato molto lungo... Per la maggior parte del tempo, il film si è chiamato Blackbird. All'inizio ho persino inserito un uccello che affila il becco contro una montagna. Poi è passato altro tempo e l'anno scorso è nata una serie televisiva intitolata Blackbird. Per quanto riguarda Hypermoon, sono io. È una persona che non dorme la notte. Naturalmente potete considerarmi una specie di animale, mi spiace non essere riuscita a a fare di meglio questa volta.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Questo significa che Hypermoon è un film più personale dei due precedenti?
Non proprio. Per me tutti e tre i film sono un'opera unica. D'altra parte, sono invecchiata, quindi il discorso è diventato più calmo e intimo. Ora è meno incalzante che in Belleville Baby, e probabilmente è più vicino al mio vero io. Sono anche più presente sullo schermo, ovviamente. E mi ritrovo a fare un viaggio molto vicino alla morte, la cui natura esatta non rivelerò in questa sede: lo scopriranno coloro che vedranno il film. Ma c'è stato un momento e una condizione in cui non ero del tutto sicura che sarei sopravvissuta. E se così fosse stato, avevo immaginato un film interamente a schermo nero, perché almeno ci sarebbe stato il tempo per farlo: un mio requiem, contenente solo voci. Ma poi, ecco, mi è stato concesso più tempo. E con questa buona notizia, mi è tornato l'amore per il mezzo cinematografico e la gioia di riempire lo schermo di immagini e formati diversi, scavando a fondo nei miei archivi di vita filmata.

Finalmente vediamo anche il tuo protagonista di sempre, Vincent, in carne e ossa. Questo, di per sé, è un momento di grande emozione...
Lo è, vero? E questo è il motivo: Nel corso degli anni ho raccolto un certo numero di spettatori fedeli. Loro, e la loro pazienza, meritano qualche scatto di lui, dopo tutte quelle immagini sfocate, non trovi? Dopo Lucky One, dove è difficile vedere qualcosa, ho voluto aprirmi, cercare una radura nella foresta. Per quanto riguarda Vincent stesso, ci sono alcune cose che gli sono successe, ancora una volta cose che non verranno rivelate qui, che lo hanno reso più incline a lasciarsi mostrare dalla macchina da presa.

Hai parlato del suo archivio personale di filmati. Fino a che punto questa collezione va indietro nel tempo?
Santo cielo... Il filmato di me e lui insieme, entrambi così giovani, risale al 1994. Avevo appena iniziato la mia formazione cinematografica all'Istituto d'Arte Drammatica di Stoccolma dove mi era concesso prendere in prestito una cinepresa e portarla a casa per fare pratica. Quindi questo lavoro che vediamo potrebbe essere una delle prime riprese che ho fatto in vita mia. Ed eccoci qui, 29 anni dopo... E c'è molto altro; probabilmente potrei fare altri dieci film sulla mia vita turbolenta, se mi decidessi a farlo.

Una trilogia in quattro parti? Se si può infrangere la regola dei nomi degli animali, perché non allungarla ancora un po'?
No. Il pubblico merita di liberarsi di me, almeno del "me" di questi film. Tuttavia, dopo aver terminato ogni film di questa trilogia, mi sono seduta e ho scritto un libro, riflettendo sul film in questione e sugli eventi che ne hanno determinato l'origine. In questo momento sto lavorando alla terza parte, che si intitola Darkness as Material. Tutti e tre i libri usciranno in inglese a settembre. La confezione sarà bella, ispirata a una bellissima edizione del 1976 di The Aesthetics of Resistance di Peter Weiss. Poi farò qualcos'altro. Amo i cambiamenti. Amo guardare avanti. E amo il mio lavoro.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese da Alessandro Luchetti)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Leggi anche

Privacy Policy