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Fien Troch • Regista

Someone Else's Happiness

di 

- La libertà di creare

Someone Else's Happiness [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
è il primo film di una ragazza fiamminga che ha stupito molti festival, tra i quali Salonicco, dove ha vinto due dei premi principali (leggi la news). Il film era in concorso con altre otto opere prime al festival Premiers Plans di Angers, luogo in cui abbiamo incontrato Fien Troch prima della sua partenza per Rotterdam dove sarà ospite dell'EFP nel quadro dell'evento "Passioni & promesse".

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Cineuropa : Ha studiato cinema a Bruxelles alla Sint Lukas Film University. Cosa l'ha portata verso questi studi?
Fien Troch: Mio padre fa il montatore (Ludo Troch) e frequento il mondo del cinema da quando sono piccola. Ho avuto il tempo di capire se era quello che volevo. Ma desideravo fare l'attrice. Le ragazzine sognano di diventare cantanti, attrici o principesse (ride). A diciotto anni ho fatto l'esame per entrare alla scuola d'arte drammatica. E non l'ho superato. I miei mi hanno consigliato di fare una scuola di cinema per scoprire cosa avevo voglia di fare. Mi sono resa conto che amavo la regia al secondo anno.

La regia va di pari passo con la scrittura?
Per il momento, sì. Si tratta delle mie idee e quando scrivo, mi immagino già gli attori e le scenografie. Una sceneggiatura per me è come il film, la prima parte del lavoro. Ma un giorno forse non saprò più che scrivere! Il mio primo cortometraggio professionale (Cool Sam and Sweet Suzie - 2001) è andato subito bene ai festival, ho vinto dei premi. I miei primi tre corti li ho fatti per la scuola (Verbrande Aarde - 1998, Wooww - 1999, Maria - 2000). Ciò che gli altri anno fatto durante gli studi, l'avevo già fatto. E' successo tutto molto rapidamente. Non mi lascio forse il tempo di riflettere?

Il suo film affronta tematiche tipiche del cinema nordico come la solitudine e l'assenza di comunicazione fra personaggi. Viene chiaramente da pensare a Bergman...
Non posso dire che Bergman mi abbia influenzata direttamente. Mi è stato già detto, come di Atom Egoyan. Credo di riprendere delle cose un po' dappertutto e di trattenerle dentro di me senza saperlo. Poi arriva la scrittura, e tutto quello che si è visto e letto o ascoltato viene fuori. Tutto questo deve arrivare da qualcosa (ride)! In ogni caso volevo raccontare delle storie di solitudine e di non comunicazione con un film corale. Volevo anche filmare quello che io chiamo "non momenti", che raccontano più degli eventi veri e propri quello che succede.

E' stato difficile produrre il film?
Antonio Lombardo aveva prodotto il mio ultimo cortometraggio e quindi gli ho proposto il copione. Mi ha subito dato retta. La scrittura mi ha preso molto tempo. Idem trovare gli attori, perché già è difficile trovarne tre o quattro adatti ai personaggi, ma quando bisogna trovarne dieci, ci vuole del tempo. Poi, ho trovato gli scenari giusti dopo due anni, perché non ci sono molte case come quella nelle Fiandre.

Ha dei nuovi progetti?
Sto scrivendo la storia di una coppia che ha una figlia in fuga e che torna senza ragione tre o quattro anni dopo. Sento che il film sarà pervaso dalla stessa melanconia e tristezza dell'altro, ma più direttamente perché si capisce bene perché la coppia è sconvolta. Someone else's happiness è più astratto. Questo sarà più semplice.

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