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Gabriella Hámori • Attrice

Shooting Star 2006 – Ungheria

di 

Diplomata all’Accademia del teatro e del cinema di Budapest nel 2001, Gabriella Hamori si è conquistata il favore del pubblico ungherese nel 2004 grazie al successo commerciale del film Stop Mom Theresa. Prima, aveva recitato in diversi altri lungometraggi diretti da giovani registi - Ferenc Török, Agnes Incze – e da maestri riconosciuti del cinema ungherese come Péter Gothar. Membro della troupe permanente del Teatro Örkény di Budapest, recita prevalentemente a teatro.

Cineuropa: In una precedente intervista avete detto che è “pericoloso e coraggioso muoversi tra i film d’autore e quelli commerciali" ?
Gabriella Hamori: In Ungheria, il fatto di aver avuto successo grazie a un film commerciale spesso esclude la possibilità di lavorare in un film d’autore. Qui, questi due generi di cinema sono tenuti ben separati. Non sono certa che si tratti di una caratteristica europea. Naturalmente ci sono delle eccezioni. Non sono che all’inizio della mia carriera, praticamente non ho ancora cominciato, e sono molto curiosa di quel che mi riserverà il futuro! Mi piacerebbe essere un’attrice in grado di trovare il suo spazio anche in generi molto differenti.

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Il pubblico ungherese ti conosce grazie al ruolo da protagonista che hai interpretato nel film di Péter Bergendy, Stop Mom Theresa!, una commedia "sulla generazione dei single” che ha avuto un grande successo qui in Ungheria. Ciononostante, all’epoca, ti sei definita come ‘aristocratica’".
E’ soltanto perché avevo rifiutato un certo numero di parti. Anche se generalmente gli attori cercano la qualità, talvolta succede che questi ruoli capitino facilmente. E’ necessario conoscere le proprie aspettative e fare attenzione. Tutti gli attori devono confrontarsi con questo problema. Per quanto mi riguarda, ho lavorato in molti altri progetti da quando ho fatto questo film e non sono rimasta imbrigliata in questo ruolo, anche se, evidentemente, molti spettatori continuano ad identificarmi nella protagonista di questo film.

C’è un elemento in comune tra i diversi personaggi che hai interpretato al cinema, un ruolo-tipo che reciti più volentieri di altri?
E’ abbastanza ambiguo. A teatro ho recitato delle parti estremamente differenti. Non so spiegarmene la ragione, però nel cinema ungherese di oggi praticamente non ci sono ruoli femminili veramente complessi, anche quando si tratta di parti da protagonista. All’inizio, per me la sfida era imparare a recitare per il cinema, imparare a ‘girare’. Ma ancora non mi sono capitati ruoli come quelli con cui posso confrontarmi sul palcoscenico, personaggi che mi spingono a superare i miei limiti. Non posso veramente parlare di una filmografia coerente perché tutte le parti che ho avuto sono state più che altro frutto del caso. Ancora non mi è capitato nel cinema ciò che mi è già successo a teatro, per cui io possa definirmi veramente come un’attrice del grande schermo. Per ora procedo a tentoni, ho ancora molto da imparare.

Il teatro dunque è essenziale per te?
In Ungheria, tutti gli attori sono in primis attori di teatro (in cui il sistema dominante è ancora quello delle troupes permanenti NDLR). Ogni anno qui si preparano centinaia di messe in scena, un numero neanche lontanamente paragonabile alla quantità di film realizzati. Gli attori non rinunciano alla loro posizione in teatro, se non per un ruolo cinematografico veramente importante o che in qualche modo rappresenti una sfida. E poi, mi sento così bene nel mio teatro!

Cosa ti aspetti da questo viaggio a Berlino?
Ritengo molto interessante partire per Berlino in questo preciso momento della mia carriera. Mi sono divertita, mi sono avvicinata alla settima arte, ma non sono ancora diventata un’attrice di cinema. Sono soltanto agli inizi! Il mio soggiorno a Berlino sarà molto breve perchè sono impegnata a teatro. Non voglio esagerare la portata di quanto mi è successo, lo prendo come un avvenimento prestigioso in cui mi sentirò certamente molto bene, e sarò aperta a tutto ciò che questo potrà portarmi. Ma non voglio considerarlo come un’opportunità gigantesca. Non voglio stare a pensarci troppo.

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