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Bruno Dumont • Regista

"Al cuore dello spettatore"

di 

- Incontro con il provocatorio regista francese Bruno Dumont che ha portato in concorso al Festival di Cannes il suo Flandres Gran Premio della Giuria

Incontro con il provocatorio regista francese Bruno Dumont che ha portato in concorso al Festival di Cannes il suo Flandres [+leggi anche:
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Cineuropa: Perché la scelta di raccontare la storia di due ragazzi di campagna nelle Fiandre?
Bruno Dumont: Mi interessava soltanto descrivere una storia con immagini e suoni. Le Fiandre sono la mia terra natale. Viscerale, sensibile, irrazionale. Ho bisogno della terra per filmare gli esseri umani. Nell'essere filmate, le Fiandre restituiscono un aspetto dell'esistenza umana. Ho bisogno di una storia perché le storie sono il movimento naturale delle nostre vite, quello che ci mette in relazione l'un l'altro.

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La guerra irrompe nel suo film come elemento centrale che influisce sui destini e gli animi.
Nel film la guerra è l'espressione del lutto dei nostri desideri. Mi interessava soprattutto il senso stesso della guerra. Non mi interessava in particolare la guerra in Irak. Volevo mostrare quello che la tv non sa mostrare della guerra. Il compito del cineasta è quello di rigenerare il ruolo della guerra. Io non avevo la pretesa di fare un discorso compiuto. Il mio film non è finito, si ferma lì dove comincia lo spettatore. Mi piace lavorare al cuore dello spettatore, anche se le cose da mostrare sono dure. Bisogna attraversare le tenebre per vedere la luce.

Lei mostra spesso delle cose dure...
Mi accusano di fare scene di sesso troppo crude, mentre il mio sguardo è molto pudico. C'è qualcosa di tragico nell'unione di due corpi, l'impossibilità di fondersi che rivela una grande solitudine. Riguardo alla violenza in questo film, mi sembrava che la suggestione fosse sufficiente. Basta la violenza del silenzio.

Per il film ha usato due magnifici attori non professionisti.
Li ho scelti per la loro vicinanza con i personaggi della storia. Non ho dato loro da leggere la sceneggiatura ma ho lavorato sulla loro interiorità facendo in modo che esprimessero una parte di se stessi mentre recitavano. Sono al cuore del film, a seconda di quello che danno io completo la storia, facendo degli aggiustamenti.

Il budget era superiore al solito, ma comunque piuttosto basso. Era sufficiente per esprimere la sua storia?
Mi fa bene lavorare in economia. Se avessi molti soldi non saprei girare un film.

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