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Ariadna Gil • Attrice

Fra sogno e cinema

di 

Riservata ma caparbia, l’attrice barcellonese Ariadna Gil, 37 anni, preferisce i film impegnati. E punta il dito contro l'assenza di film europei nelle sale del Vecchio Continente.

È tutto un andirivieni all’hotel dove aspetto Ariadna Gil. Telecamere, addetti stampa al telefonino, giornalisti in cerca di interviste. È appena iniziato il Festival del Cinema di Sitges, ed alle undici passate il mio brunch con l'attrice catalana non è ancora stato confermato. Sembra che nulla sia al posto giusto, ma tutto si ferma d'incanto quando Ariadna Gil fa il suo ingresso dalla porta di una stanza. La sua apparizione tranquillizza immediatamente gli astanti. Me la presentano subito, così possiamo fuggire da questa confusione. Saliamo in ascensore e in un batter d’occhio ci ritroviamo sulla terrazza del bar dell’hotel. Da lontano, riusciamo ancora ad udire il frangersi delle onde di Sitges, una località balneare a 35 kilometri da Barcellona, famosa per il turismo gay ma che ogni ottobre ospita il migliore cinema della stagione.

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Immagino che Ariadna sia reduce da un’ora di interviste con i giornalisti, ma mi guarda con un sorriso così ammaliante da intimorirmi un po’. Sono di fronte ad un’attrice che ha all’attivo una serie di ruoli di primo piano in tre delle produzioni cinematografiche spagnole più importanti degli ultimi tempi, come I soldati di Salamina di David Trueba (2003), o Alatriste [+leggi anche:
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di Augustín Díaz Yanes (2006). Ma per prima cosa parliamo de Il labirinto del fauno [+leggi anche:
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, l’ultimo film dell’attrice, diretto da Guillermo del Toro, che viene presentato proprio qui a Sitges. In questo film, che ha per protagonista una bambina che cerca di fuggire dal terrore della Guerra Civile spagnola (iniziata nel 1936 ndr) attraverso la propria fantasia, ad Ariadna Gil tocca un ruolo veramente difficile. «Interpreto una madre allo sbando, che pretende che la propria figlia perda l’innocenza e si renda conto che la vita è più complicata di quanto crede». Un tema che, in quanto madre di una bambina piccola, l’interessa da vicino. «Mi è costato davvero tanto immedesimarmi in questo personaggio, ed il fatto di avere figli mi rende più consapevole. Dire ad un bambino che deve smettere di sognare deve essere una delle cose più dolorose che si possa fare».

Il potere della fantasia

Ma per fortuna ad Ariadna nessuno è ancora riuscito a rubare l’immaginazione. Lei, 37enne, fa parte del mondo del cinema dall'età di 16 anni. Un mondo che, per quanto se ne possa dire, continua ad essere fatto di sogni, almeno per chi sfonda. Gil, che ha debuttato col grande Bigas Luna (che ha scoperto anche Penélope Cruz), ha avuto una carriera folgorante senza perdere il fascino di un paio di decenni fa. «Ho passato tutta la mia vita a sognare. Adesso sono qui, con te, ma potrei benissimo volare via con la mente e pensare ad altro. Non credo che la fantasia sia qualcosa di negativo. Abbiamo tutti una mente che ci aiuta a fuggire dai nostri problemi. Sono proprio sicura che senza la capacità di sognare molte esistenze sarebbero davvero insopportabili». La frase non è neanche terminata e il suo sguardo si perde per un istante. L’attrice ne approfitta per bere un sorso del tè che ci hanno appena servito. «A cosa starà pensando Ariadna? Si accorgerà che sono ancora qui?», penso tra me e me.

Ma lasciamo da parte i sogni e passiamo un tema delicato, più vicino agli incubi: la guerra. Qualsiasi cinefilo che spulci la filmografia di Ariadna noterà che è piena di opere a sfondo bellico. Basti ricordare film come Libertarias (1995), in cui Ariadna interpreta una anarchica in lotta durante la Guerra Civile, oppure I soldati di Salamina (2003), in cui è una scrittrice in crisi che indaga su un particolare episodio del conflitto, o ancora Hormigas en la boca (2005), in cui interpreta una donna idealista che prende parte alla Rivoluzione cubana. Tutti ruoli di donne forti, ruoli che richiedono un certo impegno politico personale. Ma l’attrice catalana stenta ad ammetterlo. «Non sono più impegnata di tanti altri attori della mia generazione. Scelgo semplicemente i copioni che mi interessano fra quelli che mi vengono proposti. E poi la Guerra Civile è un tema ricorrente del cinema spagnolo, ed è normale che sia così perché è un evento terribile che appartiene alla nostra storia più recente».

«Troppo pochi i film europei proiettati in Spagna. Per questo ci conosciamo appena». Ma fra poco dovremo terminare la nostra chiacchierata. La conferenza stampa inizierà tra cinque minuti e non abbiamo ancora parlato del cinema europeo. Tiro in ballo l’argomento, apparentemente di suo interesse. Sgrana i suoi occhioni scuri e suggerisce: «Qui non è come negli Stati Uniti. Loro hanno un’egemonia sul mercato cinematografico, e grazie ai loro film sappiamo praticamente tutto di loro. Ma al contrario non conosciamo quasi nulla delle produzioni cinematografiche dei nostri vicini europei». Ho il vago sospetto che non si sbagli per nulla… Quanti film olandesi debuttano e vengono proiettati in Spagna? E quanti ungheresi? O tedeschi? Pochi, troppo pochi. E nel resto d’Europa la situazione non cambia molto. «È difficile che ci sia uno scambio di idee fra i Paesi dell’Unione. Ci conosciamo appena, e ci costa farci carico dei rischi altrui. È una situazione che ci indebolisce».

Ma si potrà mai risolvere questo annoso problema? Per Ariadna, la soluzione è semplice e materiale: il denaro. «So di non fare una bella figura a dirlo, ma avere a propria disposizione un consistente budget aiuta a far bene le cose e ad esportare con più successo i film negli altri…». Ma prima che possa finire la frase, compare il suo manager che gesticolando mi fa capire che il nostro tempo è scaduto. Ariadna, con grande professionalità, finisce di rispondermi ricordando un caso particolare: il grande successo di una produzione come Alariste. Poi si congeda. Rimango seduta a guardarla. Veste con grande semplicità: pantaloni di lino neri, tacchi e una splendida camicia bianca. Prima che possa farmi un’idea della sua altezza, attraversa la soglia della terrazza e scompare.

Un’ora dopo la incrocio nuovamente. Si è cambiata completamente d’abito e sta parlando con l’attore Sergi López ed il regista Guillermo del Toro. Mi sembra molto più informale, ma mantiene il suo contegno. Di lei, tutti dicono che è di una bellezza fredda e distaccata, ma a me sembra solo una donna semplice ed elegante. Un'attrice timida ed affascinante. Che ha ancora molto da dire.

Author: Carles Maramoros
Translated from Catalan to English by: Jonathan Mellor
This article was originally published by cafebabel.com, 11 Nov. 2006.
(c) Babel International

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