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François Ozon • Regista

Cronaca di un paradiso perduto

di 

Dopo l'austerità di Le temps qui reste [+leggi anche:
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, la storia di una scrittrice raccontata sotto forma di melodramma camp. Girato in inglese, è il primo film d'epoca di Ozon ed è anche il suo titolo più romantico. Intervista con un regista incantato dal fascino del suo personaggio e per il quale girare è un piacere: "Il mio ritmo è fare un film per volta. Non faccio molti film, o forse sono gli altri che non ne fanno mai abbastanza".

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Cineuropa: Perché adattare Angel di Elizabeth Taylor?
François Ozon: Quello che mi attirava di più di questo romanzo era Angel, questa scrittrice che ha solo certezze e che, dopo aver esaudito ogni suo desiderio, si ritrova faccia a faccia con la realtà. Mi piaceva questo aspetto "rise and fall" del personaggio. Angel mi affascina nel bene e nel male, nella sua grandezza e nelle sue falle. Malgrado le apparenze, sprigiona molta tristezza. Alla fine, si rende conto di sbagliarsi. E' qualcuno che vive ai margini della sua stessa vita.

Dopo il minimalismo di Le temps qui reste, si è lanciato in un film barocco. Le scenografie, i costumi, i colori sono eccessivi, fatti a misura delle emozioni e dell'immaginazione di Angel.
Era un film un po' complicato da fare, ma è proprio questo che mi interessava. Se ho l'impressione di ripetermi, di fare sempre lo stesso film, mi annoio. Volevo provare qualcosa di più stilizzato e stavolta l'ho potuto fare perché la protagonista non vive in un mondo reale. Le sequenze più "over the top" corrispondono all'immaginario di Angel, ai suoi romanzi. Quando vediamo il suo viaggio di nozze, tutti quei cliché come la gondola di Venezia, la Grecia, tutto ciò rappresenta la visione che Angel ha della realtà, ovvero il suo scollamento da essa.

E' il suo film più romantico e, allo stesso tempo, strizza l'occhio ai melodrammi technicolor. E' un genere che l'attira in particolare?
Ho dei gusti piuttosto eterogenei al cinema. Posso amare film molto realisti così come film molto stilizzati. Provo a fare qualcosa di diverso in ogni film. Mi sembrava che questa forma di melodramma si adattasse bene al lato più esagerato di Angel. Lei è melodrammatica. Spesso i miei film, nella forma, corrispondono al ritratto del personaggio.

I suoi ruoli più intensi sono stati interpretati da donne. Ha una predilezione per l'universo femminile?
Mi ci trovo meglio perché ha più a che fare con l'interiorità. Allo stesso tempo, il fatto che io sia un uomo mi dà più distanza, più lucidità su questi personaggi. Ho meno l'impressione di vedere un mio doppio; questo mi aiuta, penso, ad andare all'essenza.
Bisogna capire le donne e amarle per poterle mostrare in tutte le loro sfaccettature, nei loro aspetti più mostruosi così come in quelli umani, toccanti, seducenti… E, oltre a questo, amo le attrici. Penso che Angel sia un'attrice perché interpreta la propria vita.

Sembra che lei sia dalla parte di Angel ritraendola sempre con tenerezza, anche nei momenti più grotteschi.
In ogni artista c'è un potenziale dittatore. Angel è una specie di dittatore cui piacerebbe poter controllare tutto. E infatti controlla tutto a Paradise House, ma il mondo non è Paradise House.
Io l'amo, anche quando è ridicola. Anche se io non mi comporto in quel modo, mi dico "Ecco, potrei diventare così". Penso che a ogni artista possa capitare di avere un momento di accecamento, circondarsi di persone che non fanno altro che ripetergli "Sì, sei un genio!". Può succedere. Il film, per me, è una terapia. Angel è quello che non voglio diventare.

Angel ha raggiunto il successo piuttosto giovane. Anche lei, con i suoi film. Ha in comune con lei la determinazione nel fare carriera?
Mi ritrovo in alcuni aspetti del personaggio, nel suo stato di transe, nella sua forma di bulimia. Ma, al contrario di Angel, penso di aver preso presto coscienza della realtà delle cose. Non ho mai pensato di essere un genio. Ho lavorato molto. Il dramma di Angel è che non lavora. Il suo successo arriva per caso, perché in quel preciso momento la gente aveva voglia di leggere quel genere di libri. Ma 20 anni dopo, dopo la guerra, le esigenze saranno altre. Lei non si è evoluta. Per me, al contrario, ogni film è una sfida e vado in direzioni diverse.

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