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Vincent Maraval • Rivenditore internazionale

Cannes secondo Wild Bunch

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Ad una settimane dal 60mo Festival di Cannes, Vincent Maraval della dinamica società francese di vendite internazionali Wild Bunch, che presenterà anche stavolta un nutrito listino sulla Croisette, dà a Cineuropa il suo parere, tranchant come sempre, sull'impatto del più celebre festival al mondo. Da notare che a Cannes Wild Bunch potrà contare in particolar modo su 4 Months, 3 Weeks And 2 Days [+leggi anche:
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di Valeria Bruni-Tedeschi e Calle Santa Fe della colombiana Carmen Castillo al Certain Regard, oltre a El orfanato [+leggi anche:
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dello spagnolo Juan Antonio Bayona in proiezione molto speciale alla Settimana della Critica.

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Cineuropa: Cosa rappresenta il Festival di Cannes e il suo mercato per una società come Wild Bunch?
Vincent Maraval: E' l'appuntamento più importante dell'anno perché vi si ritrovano quasi tutti gli addetti al business del cinema. Noi vi realizziamo tra un terzo e la metà del nostro giro d'affari annuale. L’American Film Market è puramente un mercato, Venezia puramente un festival, Cannes è l'unica manifestazione che unisce le due cose.

La vetrina della selezione è un'occasione da non perdere?
Decidere di mettere un film in selezione, e ancor più in competizione ufficiale, può rivelarsi un'arma a doppio taglio. La percentuale di pericolo è maggiore dei vantaggi. Bisogna presentare film che si ritengono capolavori assoluti, capaci di vincere tutto (come La stanza del figlio [+leggi anche:
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e Farenheit 9/11) o film assolutamente inaspettati. Perché deludere un pubblico che ha enormi aspettative fa da cassa di risonanza e non ci sono mezze misure, come per Southland Tales o Quello che gli uomini non dicono [+leggi anche:
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l’anno scorso. Non si dice: il film di Nicole Garcia è molto bello, ben costruito, ben recitato ma un po' noioso; si dice direttamente: ma perché hanno preso questa schifezza al Festival? Ed è stato un errore nostro, c'erano alcuni difetti che non avevamo visto per eccesso di entusiasmo, tipico dei rivenditori. In compenso, film radicali come Brown Bunny o Irréversible con proiezioni un po' rock'n'roll, vivaci come partite di calcio con tutti i pro e i contro, lasciano un buon ricordo. I cattivi ricordi li lasciano i film da cui ci si aspetta ovazioni o fischi, e invece sembra che il pubblico dorma.

I film francesi sono avvantaggiati a Cannes?
Per niente. A passarsela peggio è proprio la selezione francese. Il cinema francese è circoscritto a 2-300 persone. E in un colpo solo esponiamo la nostra debolezza al mondo intero, ci viene sbattuta in faccia. Si dice: Berri è grande, Téchiné è grande, Miller è grande, ma quando li si confronta con il cinema coreano, giapponese o latino, spesso prendiamo gli schiaffi, perché hanno una vitalità che il cinema europeo non ha. Ci si accorge ad esempio che il cinema americano osa molto di più nei documentari, soprattutto politici.

Quanto influisce la critica, considerata esigente a Cannes, sulle vendite? La critica ha pochissimo peso. In un certo senso, una debolezza di Cannes è quella di organizzare in modo del tutto impermeabile le proiezioni per la stampa e quelle per il pubblico. La critica francese è dogmatica, può essere molto cattiva, mentre la stampa straniera è formidabile, come ad esempio per Buenos Aires 1977 l’anno scorso. Più in generale, la stampa influisce meno oggi perché non è più la prima a vedere i film. Con internet e tutti i nuovi mezzi di comunicazione, la critica arriva sempre tardi. I giornali oggi coprono le riprese: questo prima non si faceva. Il ruolo della stampa e dei festival era quello di portare in superficie film che altrimenti sarebbero rimasti nell'ombra. Questo ruolo esiste ancora per le cinematografie lontane che hanno pochi mezzi, ma i festival non rivelano più niente delle cinematografie dominanti perché si sa già tutto. E' un problema serio per loro che devono reinventarsi. Allo stesso tempo, a noi servono di meno e non ci preoccupiamo più tanto di mettere i film in selezione.

Come vede il futuro?
Haneke, Almodóvar o Jarmush sono esplosi al loro quarto, quinto o sesto film. Oggi questo non sarebbe più possibile, emergerebbero al primo o al secondo. Un distributore indonesiano può segnalare un film formidabile con una semplice telefonata oppure possiamo reperire su internet un film fatto con 2000 dollari, recuperare il DVD in 48 ore e proporlo al volo ai selezionatori dei festival. Così tutto s'ingarbuglia, perché come noi molti altri l'avranno già visto. E' questa la differenza: tutto va molto più veloce.

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