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Fabio Ferzetti • Venice Days

"Cinema europeo, realtà molto ricca"

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Al secondo mandato da delegato generale dei Giornate degli Autori - Venice Days, il critico cinematografico Fabio Ferzetti è alle prese con gli ultimi dettagli. A poche ore dall’apertura dell’edizione 2007, l’obiettivo è accoppiare i titoli selezionati con alcuni personaggi del cinema italiano più o meno recente. Un dialogo che da sempre caratterizza la sezione, promossa dalle associazioni degli autori ANAC e API nell’ambito della 64. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

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Cineuropa: A che punto siamo, con queste "adozioni"?
Fabio Ferzetti: Ho mostrato uno dei film selezionati, Non pensarci [+leggi anche:
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di Gianni Zanasi, a Mario Monicelli: è entusiasta. Dice che “è straordinario, un film di immagini dove i dialoghi sono secondari”. Stiamo cercando di coinvolgere altri registi italiani, come da tradizione qui alle Giornate degli Autori.

Perché tanti autori europei, in una Mostra che al vecchio continente sembra guardare poco?
L’Europa continua a essere il nostro continente privilegiato, nonostante non sia più il solo territorio di ricerca come in passato. La varietà culturale che offre, e il suo patrimonio di lingue e di storie… tutto concorre a fare di questo cinema una realtà molto più ricca di quanto non sembri.

Si può dire lo stesso del cinema italiano, ampiamente rappresentato da Non pensarci, Le ragioni dell’aragosta e Valzer [+leggi anche:
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?

L’offerta era ancora più ampia, ma credo di presentare un arco piuttosto significativo di tendenze: la commedia pura, ma amarissima, di Gianni Zanasi; il film totalmente atipico di Sabina Guzzanti; e l’apologo drammatico di Salvatore Maira, che azzarda anche una scommessa stilistica, e non ha ancora una distribuzione. Lo interpreta una star emergente come Valeria Solarino, dimostrando che i nostri attori di nome sono disposti a investire in progetti rischiosi.

Rispetto alla scorsa edizione, la selezione di quest’anno è più aperta a prodotti anche mainstream, meno puramente cinefili?
L’ambizione è cogliere ciò che di nuovo, scomodo e spiazzante c’è in giro per il Mondo, e nei più diversi tipi di cinema. Il mondo della produzione è in fermento, altrove più che in Italia: e credo che quest’anno non ci siano battaglie estetiche disgiunte dalle battaglie produttive. La zona [+leggi anche:
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, per esempio, coproduzione ispano-messicana, dimostra che i film in lingua spagnola sposando i codici del prodotto mainstream, travasano in questo cinema qualcosa di insolito, crudo, forte, impensabile nel cinema di consumo americano.

A proposito di codici, quest’anno non mancano neppure i film di genere…
La moda del cinema di genere di oggi mi lascia francamente indifferente se non infastidito, non mi piace che tolga spazio e attenzione a chi lo merita. Però anche molti autori hanno flirtato, e flirtano, con il cinema di genere.

Per esempio Alexey Balabanov e Andreas Kleinert?
Alexey Balabanov è un autore importantissimo, lo seguiamo da anni: se non anagraficamente, almeno per curriculum è il regista più “anziano” mai invitato alle Giornate degli Autori. Il suo Gruz 200 è esplosivo, e in patria questa rilettura in chiave quasi horror del passato recente, sepolto e rimosso, ha scatenato un discussioni accesissime. Freischwimmer [+leggi anche:
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di Andreas Kleinert è un film spiazzante, che cambia continuamente le regole del gioco, stilisticamente molto brillante, ma con un fondo di disagio e di autentica angoscia: non somiglia affatto al nuovo “nuovo cinema tedesco”, che racconta il passato con molta semplicità, ma senza grande originalità: il film di Kleinert è diverso da tutto, e lo firma un professionista, che ha fatto anche molta tv. Nonostante il nome della sezione, credo che oltre ai grandi autori, ci siano da scoprire anche professionisti interessanti.

O da riscoprire, come Giulio Questi…
Proprio così: se oggi gli rendiamo omaggio è perché è sempre stato un autore anche facendo cinema di genere, e oggi ci rendiamo conto di quanto il suo cinema fosse personale e irriducibile alle logiche di consumo.

Per concludere, quali sono i film su cui scommette, quelli che più rappresentano lo spirito dei Venice Days 2007?
Andalucia [+leggi anche:
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di Alain Gomis è un film manifesto: sull’Europa di questi anni, sul métissage e la necessità di imparare a convivere secondo regole ancora tutte da scrivere. Un’opera d’autore, impensabile senza il suo attore protagonista. E poi spero che Non pensarci [+leggi anche:
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permetta a Gianni Zanasi di uscire dalla cerchia degli appassionati. Perché i festival devono essere un punto di partenza, non d’arrivo.

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