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Jaume Balagueró, Paco Plaza • Registi

"Vivere la paura in una forma più reale e diretta"

di 

- Dopo OT, la película, REC è il secondo lavoro del duo Paco Plaza - Jaume Balagueró

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recensione
trailer
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Jaume Balagueró: Paco Plaza ed io abbiamo discusso molto del genere del film, sui meccanismi della paura, quello che funziona e quello che non funziona, quello che piace e quello che non piace. Improvvisamente ci è venuto in mente di adattare il genere horror alla narrativa televisiva: una storia di orrore raccontata in diretta ed in tempo reale, partendo da una prospettiva di una sola telecamera immersa nell’azione, come se si trattasse di un falso reportage. Questa tecnica permetterà allo spettatore di vivere la paura in una forma più diretta, come se facesse parte del film.

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Il tema di uno dei trailer del film dice sperimenta la paura. Voi con che cosa provate paura?
J.B.: A me fanno paura cose molto quotidiane e reali. Una delle cose che più mi atterrisce è la violenza.
Paco Plaza: Anche a me fa molta paura la violenza fuori contesto. Un litigio in un bar la mattina, qualcuno che protesta perchè il caffé è freddo e fa salire il tono. La violenza smisurata.

Vi piacciono i castelli del terrore nei parchi di attrazione e il treno delle streghe nelle giostre ambulanti? Vedere REC è una esperienza simile a questi “viaggi”...
J.B.: I parchi di attrazione mi affascinavano quando ero piccolo. Sono anni però che non li frequento. Comunque rappresentano una grande fonte di ispirazione per il film. Volevamo che il film andasse più in là di quello che si può vedere al cinema, un film che lo spettatore potesse vivere come una vera esperienza.
P.P.: Si, questa era l’idea. Che il film non fosse solo per uno spettatore passivo, ma che vi partecipasse come se fosse un personaggio.

Avendo lavorato a quattro mani, come vi siete ripartiti i ruoli?
P.P.: In nessun modo. Abbiamo lavorato di comune accordo.
Balagueró: Non ci siamo suddivisi le funzioni, abbiamo fatto tutto insieme. Questo metodo di lavoro sarebbe stato impossibile in un film convenzionale; REC è stata un’esperienza totalmente diversa. In questo film si trattava di realizzare il falso reportage che la giornalista ed il suo assistente dovevano fare, disegnare la falsa realtà nella quale i protagonisti sarebbero stati immersi. La cosa certa è che ci siamo divertiti moltissimo a lavorare insieme.

L’idea di filmare con la telecamera in spalla non è molto frequente nel cinema. Non eravate preoccupati della reazione di fronte a questa maniera di raccontare tanto diretta, da parte di spettatori abituati al cinema di oggi con un’estetica brillante da videogioco,?
J.B.: Una delle maggiori difficoltà del progetto è stato conservare l’apparenza realista e diretta, ma senza rinunciare alla narrativa ed all’aspetto visivo del film. Non volevamo che le immagini del film disturbassero lo spettatore. P.P.: Beh, è il linguaggio della televisione, del reportage, era quello che richiedeva la storia che stavamo raccontando, il modo in cui la volevamo raccontare. È certo che ci sono momenti con molta tensione, il che si riflette anche nel linguaggio della telecamera.

REC può essere considerato una critica alla TV spazzatura ed ai reality-shows?
J.B.: Più che una critica, credo che si tratti di un film di riflessione sul mezzo televisivo, su come la TV fagocita e reinventa la realtà, sui suoi limiti etici e morali. E tutto questo inserito in una esperienza del terrore totale, fatta per intrattenere. P.P.: Si, è una riflessione, una presentazione brutale della realtà. Credo che un programma di televisione potrebbe benissimo riprendere le scene di violenza e morte che racconta il film e le reazioni della redazione sarebbero molto simili o identiche a quelle che mostra la pellicola.

Alcuni elementi di humor sorprendono. Avete introdotto queste scene per fare cadere la tensione e la paura?
J.B.: Il tipo di humor che abbiamo inserito nel film serve in effetti per rilassare lo spettatore in determinati momenti; si tratta di scene di humor realistico che mettono in scena una comunità di vicini perfettamente riconoscibili. Non crediamo che queste scene creino una rottura con il tono horror del film, piuttosto lo arricchiscono ed offrono un contrappunto umano alla narrazione.

P.P.: È un po’ come il cotone prima della puntura, no? In ogni modo l’humor nasce dalla realtà...

Dopo il sucesso mediatico attraverso Internet di REC, vi piace che si compari il film a The Blair Witch Project?
J.B.: Adoro quel film ed il modo in cui è stata promosso attraverso Internet. Credo tuttavia che REC assomigli ad altri film o a molti programmi di televisione, non cercherei altri confronti. La promozione del film su Internet è stata molto più convenzionale. Non abbiamo mai pensato, per esempio, di far credere che le cose narrate nel film fossero reali. D’altra parte non credo che nessuno ci avrebbe creduto.

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