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CANNES 2009 Quinzaine des réalisateurs

La terre de la folie: un folle documentario sulla follia

di 

Il pubblico che ha assistito questa mattina alla proiezione di La terre de la folie [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
del regista e critico Luc Moullet, alla sua terza presenza alla Quinzaine des réalisateurs cannense, non si aspettava certo di divertirsi così tanto. Questo documentario, annunciato come uno studio sui problemi mentali nella regione delle Alpi del Sud di cui l'autore è originario, sfugge completamente alla serietà che la sinossi suggerirebbe, grazie alla narrazione di questo regista burlone che riesce a suscitare ilarità intorno a soggetti del tutto sordidi.

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Moullet comincia a presentare se stesso come un uomo eccentrico, solitario e "cinevoro", con un padre paranoico (e adoratore successivamente di Stalin, Hitler, Mitterrand e Mao). La tesi dell'autore è che la sua regione, più in particolare ciò che lui chiama "il pentagramma della follia" (una zona delimitata da cinque paesini con epicentro Digne), sia particolarmente propizia all'alienazione mentale causata, ci dice, da diversi mali (consanguineità, malattie della tiroide, effetti di Chernobyl, isolamento, nevrastenia rurale) e per avvalorare questa tesi cita orribili fatti di cronaca (immolazioni con il fuoco, omicidi in famiglia seguiti da suicidi...) raccontati da indigeni sorprendentemente divertiti e, di fatto, divertenti.

Così, commentando la storia di un macellaio schizofrenico colpevole di aver fatto a pezzi la figlia e di essersi sbarazzato dei resti in più riprese prendendo l'autobus, la tabaccaia all'angolo assicura: "Non mi piace affatto quello che ha fatto". Un'altra donna del posto, di una prolissità che ne ha fatto il personaggio ricorrente preferito dagli spettatori, si stupisce con un candore disarmante dinanzi all'inventiva dei suicidi ("non male, non ci avrei mai pensato!").

Davanti al numero di tragedie evocate, si accetta volentieri la teoria di Moullet - egli non manca tuttavia di ingarbugliare ulteriormente le cose precisando che ciò che accomuna questi crimini è la loro assenza di movente (a tal proposito, un'anziana signora commenta che non importano le ragioni per cui ti hanno ucciso, ormai sei morto!) - ma nel momento stesso in cui l'autore sembra convincerti, ecco una farsesca scena finale che suggerisce di rileggere tutto il film alla luce della sua stessa follia. Ora lo sai: nella terra dei folli, non ti puoi fidare di nessuno.

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(Tradotto dal francese)

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