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FESTIVAL Italia

Sa raison d’être, una miniserie francese vince il Mix di Milano

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In un curioso dialogo con l’altro grande festival italiano a tematica glbt (Da Sodoma a Hollywood, a Torino), anche il Mix di Milano ha avuto tra i pezzi forti del proprio programma una fiction tv francese. Se all’ombra della Mole si vide infatti, fuori competizione, Nés en 68 [+leggi anche:
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, il Teatro Strehler (luogo simbolico della cultura contemporanea meneghina) ha ospitato – in concorso – la proiezione altrettanto fluviale di Sa raison d’être, miniserie in due puntate diretta da Renaud Bertrand.

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Il tema è impegnativo: la tragedia dell’Aids nella comunità omosessuale, e non solo, d’Oltralpe. Vista con gli occhi di due “testimoni” (per usare il titolo del film che André Téchiné ha dedicato allo stesso argomento): Nicolas e Bruno. Il primo (Michaël Cohen), gay, è innamorato del secondo (Nicolas Gob), etero, compagno della sorella di Nicolas. Quando lei muore, vittima accidentale di un attentato, cresceranno insieme suo figlio, mentre intorno a loro – il film attraversa tutti gli anni ’80, prima di giungere ai giorni nostri – l’Hiv falcidia amici, conoscenti, estranei: «È stata una strage, ha decimato un’intera generazione», dice disperato Nicolas dopo aver partecipato a troppi funerali.

Con Nés en 68, oltre al tema della malattia – qui centrale, lì più defilato – Sa raison d’être condivide la cavalcata lungo la storia pubblica della Francia, tra scandali (quello delle trasfusioni infette a lungo taciute dal sistema sanitario), elezioni, e mondiali di calcio. E se non tutto è a fuoco (soprattutto nei troppi finali, tanto programmatici da sfiorare la pubblicità progresso), è comunque interessante il tentativo di raccontare col passo svelto (e il taglio nazional-popolare) di una fiction adulta, il privato di una famiglia allargata, affrontando temi che altrove – in Italia, per esempio – difficilmente troverebbero diritto di cittadinanza.

L’hanno fatto notare anche i giurati del festival, che al film hanno assegnato la vittoria, accusando che «una miniserie così, in Italia, non potrebbe mai andare in onda» per il disinteresse della tv pubblica italiana nei confronti di queste tematiche. C’è poco da lamentarsi (e da stupirsi), se lo stesso disinteresse pare abbia contagiato anche il pubblico – prevalentemente gay – del Mix: che ha fatto a pugni per vedere il Jude Law en-travesti di Rage (e, peggio, i colli taurini dei protagonisti di Mulligans), ma ha disertato Sa raison d’être. Poche decine di spettatori durante la proiezione, ma una cascata di applausi ipocriti alla lettura del verdetto della giuria.

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