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PRODUZIONE Italia

Toni Servillo, da Andreotti a Mazzini in Noi credevamo

di 

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Giulio, indossa quelli del padre dell'Italia unita in Noi credevamo il nuovo film di Mario Martone che, sulla falsariga del romanzo di Anna Banti del 1967 e con la sceneggiatura di Giancarlo De Cataldo (Romanzo Criminale [+leggi anche:
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), offre una visione personale del Risorgimento.

"Quella di Martone - dichiara l'attore - è una riflessione sicuramente scomoda sui gloriosi preannunci d'unità nazionale. Il mio Mazzini e il Paese ritratto nel film non sono quelli dei manuali scolastici, non hanno nulla da spartire con l'oleografia del Risorgimento. Mazzini non è un santino, né un Superman dell'ideologia o dell'amor patrio: è semplicemente un rivoluzionario che prepara i giovani carbonari, i cospiratori dell'epoca, a ribellarsi con la violenza. E che si ritrova alla fine sconfitto, azzerato dalla normalizzazione della storia.

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Un personaggio cruciale in un'Italia in corsa per cambiare, "ma che storicamente rimane uno dei primi, più inascoltati uomini politici". Un monito sul presente che ci viene dal passato: "perché il Risorgimento, insurrezione morale e civile al cuore dell'Ottocento, è in Noi credevamo un filtro per capire l'Italia di oggi, missione forse fallita dell'unità di un'Italia futura.

Tra gli altri interpreti del film, prodotto da Carlo Degli Esposti, Conchita Airoldi e Giorgio Magliulo, in collaborazione con Rai Cinema, Rai Fiction e Les Films d'Ici e il sostegno della Film Comission Torino Piemonte, figurano Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Francesca Inaudi e Luca Barbareschi.

Dopo Noi credevamo, Servillo si è trasferito sul set napoletano di Gorbaciof, il cassiere col vizio del gioco di Stefano Incerti, prodotto da Teatri Uniti, Devon cinematografica, The Bottom Line, e che sarà distribuito da Lucky Red. In Francia, l'attore ha partecipato al film di Nicole Garcia Un balcon sur la mère, ambientato nel mondo delle grandi società immobiliari della Costa Azzurra.

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