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VENICE 2009 Giornate degli Autori / Italia

Anche il documentario di Jalongo critica il sistema dei media in Italia

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Cosa è successo al cinema italiano è il tema del film Di me cosa ne sai [+leggi anche:
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, di Valerio Jalongo, presentato alle Giornate degli Autori con una proiezione ufficiale seguita da un affollatissimo incontro con il pubblico.

Jalongo analizza il percorso fatto dall’industria cinematografica italiana dalla fine della Seconda Guerra Mondiale fino a oggi, intervistando anche registi come Liliana Cavani, Vittorio De Seta, Daniele Lucchetti, Wim Wenders e Ken Loach.

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Il film è particolarmente interessante quando mette in luce alcuni fatti storici. Secondo il regista, grandi responsabilità vanno fatte risalire al Piano Marshall che dalla fine degli anni ’40 contribuì a far affluire un numero crescente di pellicole americane sugli schermi italiani. Subito dopo, Giulio Andreotti fece approvare una legge che consentiva le coproduzioni. L’industria fiorì e i film italiani cominciarono ad essere esportati in tutto il mondo. Nel corso dei decenni successivi si rivelarono competitivi anche nei confronti di quelli prodotti ad Hollywood. Poi, negli anni ’70, tutto questo finì.

“La sola cosa che riesco ad immaginare è che gli americani pagarono qualcuno per impedire le grandi produzioni italiane” afferma il noto produttore Dino De Laurentiis. Il film suggerisce che quel qualcuno potrebbe essere stato un politico di nome Corona, che nel 1970 fece approvare un’altra legge secondo la quale tutti gli elementi di una produzione nazionale dovevano essere italiani. In altre parole: fine delle coproduzioni. “Questo ha significato la morte del cinema italiano” si lamenta De Laurentiis. “Allora me ne sono andato perché non intendevo fare piccoli film destinati a nascere e a morire in Italia”.

Che è esattamente quello che sembra succedere oggi. Pochi film nazionali hanno quelle qualità artistiche che consentono di raggiungere un pubblico internazionale, e l’industria del cinema è ulteriormente schiacciata dal potere senza precedenti raggiunto oggi dalla televisione, dovuta in larga parte all’impero mediatico del presidente Silvio Berlusconi.

E, ovviamente, gli Stati Uniti detengono ai nostri giorni un monopolio in campo cinematografico ancora più potente. Dice Ken Loach: “Siamo stati cacciati dalle nostre sale dai film americani. Pensate a cosa succederebbe se nei musei e nelle gallerie si vedesse solo arte americana!”

Tuttavia le ragioni della crisi non possono essere solo tutte esterne, o dovute esclusivamente ad un sostegno pubblico sempre più ridotto. Il regista de Il Divo [+leggi anche:
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, Paolo Sorrentino, mette in luce una questione fondamentale quando afferma: “La colpa è anche di noi sceneggiatori e registi. Troppo spesso facciamo film con poco coraggio, affrontando temi obsoleti. Inoltre tutti dicono che la qualità è scaduta a causa della richiesta del pubblico. E se il pubblico chiedesse di vedere incesti o pedofilia? Glieli dovremmo dare? No, certo che no”.

Le risposte non sono necessariamente da cercare in un maggiore potenziale commerciale o in un mercato più vasto. Infatti Wenders mette in guardia sull’importanza dei grossi budget. “Più soldi hai” avverte “meno puoi raccontare. In fondo se hai 100 milioni di euro puoi fare molto ma non puoi dire niente”.

Di me cosa ne sai è stato realizzato con un budget di circa 400.000 euro e verrà distribuito in Italia ad ottobre da Cinecittà Luce.

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(Tradotto dall'inglese)

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